Le acque sembrano essersi calmate e Cami può tornare alla sua vita di tutti i giorni con più serenità.
Il processo è graduale, forse lei se ne rende conto nel complesso solo guardandosi indietro, ricordandosi di quanto è stato tremendo il primo periodo.
Non l'ha mai apprezzata così intensamente, la calma.
Per la prima volta in vita sua Camila ha addirittura voglia di andare allo stadio, una specie di festeggiamento per quella ritrovata normalità, ma visto che il karma è uno stronzo e l'universo cospira contro di lei, la sua responsabile ha deciso di metterla di turno domenica pomeriggio perché a quanto pare metà del personale sanitario ha l'influenza.
"Tranquilla piccola, c'è più di metà campionato ad attenderti" l'ha presa in giro Pablo quella mattina, lasciandole un lungo bacio sulla tempia prima di uscire di casa per raggiungere la Ciutat Esportiva.
Camila non è una tipa particolarmente scaramantica ma ha una strana sensazione quel giorno.
"Stai attento" gli dice, come al solito, perché sa che Gavi sul campo da calcio è un pericolo pubblico, una mina vagante e sconsiderata.
"Come sempre bebé"
Dunque, mentre il Barcellona gioca in casa contro il Villareal, Cami è impegnata a fare radiografie in ortopedia.
Pablo, al contrario della sua ragazza, crede che sarà una grande giornata.
Nonostante sia novembre a Barcellona c'è un sole devastante, una perfetta domenica di campionato al Camp Nou.
La partita si mette subito bene per i ragazzi, Ansu porta in vantaggio il Barça dopo una manciata di minuti e a metà del primo tempo Lamine raddoppia il punteggio.
Marisol, Sira ed Anna, insieme al resto delle ragazze, esultano e sorridono dalla tribuna.
La prossima volta ci sarà anche Cami tra loro e il pensiero riempie il cuore di Pablo di gioia, se pensa a tutto ciò che hanno dovuto superare per arrivare a questo punto.
Insomma, è una grande giornata.
Pablo recupera un pallone in maniera brillante sulla trequarti e scatta in avanti pronto a trascinare l'azione offensiva del Barça.
Riesce a smistare con precisione verso Robert prima di sentire quel maledetto dolore.
Si blocca immediatamente, rischiando quasi di cadere, mentre gli attaccanti blaugrana spingono per segnare.
La fitta al ginocchio gli toglie il respiro, non sa se per la paura cieca che prova o per il dolore in sé e per sé.
Registra a stento il grido di gioia del Camp Nou per il gol segnato da Lewandowski.
Non può essere.
Non un'altra volta.
L'ansia inizia a stringergli la gola, allora Gavi fa di tutto per misurare i propri respiri mentre il cuore gli rimbomba forte nel petto.
Mentre tutti festeggiano, Pedri si avvicina a Pablo con passi rapidi, accovacciandosi di fronte a lui.
"Oh che succede? Dove ti fa male?"
Pedro sa che quando un giocatore si fa male da solo, senza che ci sia stato un contrasto con un avversario, non è mai un buon segno.
Pablo non riesce a respirare.
Sente lo spettro inesorabile di un attacco di panico impossessarsi di lui, gli viene da piangere e sente un fischio terrificante nelle orecchie.
"Pablo hey parlami" – Pedri lo scuote per le spalle e finalmente lo staff medico si alza dalla panchina per entrare in campo.
Raphinha e gli altri guardano la scena confusi, senza capire quando e come Pablo possa essersi fatto male.
"È il ginocchio, Pepi, cazzo" riesce a dire, con la voce spezzata e il respiro affannato.
A Pablo sembra di vivere un incubo.
Non crede che la situazione sia grave come quella di quattro anni fa ma al momento la sua mente è così annebbiata dalla paura che non riesce nemmeno a commisurare il dolore o a pensare lucidamente.
"Sono qua, va tutto bene, capito? Lo risolviamo insieme"
Pedri fa tutto ciò che è in suo potere per rassicurarlo mentre i medici accerchiano Pablo e iniziano ad interrogarlo sulle sue condizioni.
Gavi ha le lacrime agli occhi ma non saprebbe dire se per il dolore o per la tensione.
Alla fine esce dal campo sulle sue gambe ma sorretto da entrambi i lati da due fisioterapisti.
Pedro lo scorta fino alla panchina, fissandolo con preoccupazione.
"Hey, respira, non sappiamo ancora di che si tratta, di cosa hai bisogno?"
Pablo cerca di prendere un profondo respiro per rallentare il battito cardiaco.
"Chiama Cami" – sembra che il ragazzo lo stia supplicando, le lacrime agli occhi e la voce spezzata piena di terrore. È come un bambino spaventato e a Pedro fa male il cuore nel vedere il suo migliore amico così un'altra volta.
Suo malgrado annuisce, pur consapevole che dal campo non può fare granché.
"Parla con Ferrán, facciamo in modo di farla arrivare qui, okay?"
Con un cenno del capo indica l'attaccante seduto in panchina, di cui per fortuna riesce ad incrociare immediatamente lo sguardo.
Pedro sa che deve tornare in campo a fare il suo dovere, l'arbitro tra poco fischierà e Flick gli lancia un'occhiata penetrante.
"Pedri ho paura"
La voce di Pablo sta tremando, come il resto del suo corpo, mentre i fisioterapisti cercano di indirizzarlo verso gli spogliatoi per svolgere ulteriori esami sul suo ginocchio.
Pedri cerca di mostrarsi rassicurante.
"Andrà tutto bene, te lo prometto, stavolta è diverso"
Deve esserlo, pensa. Vuole autoconvincersi che sia diverso.
Dopo aver lanciato un ultimo sguardo carico di preoccupazione a Pablo, Pedro prende un respiro e rientra in campo, pronto a continuare a giocare. La squadra ha bisogno di lui, ora più che mai.
La fascia di capitano non gli è mai pesata così tanto come in questo momento.
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Mi mundo | Gavi
Fiksi Penggemar❝No te robaré los besos que no puedes dar ❞ È l'inizio della stagione calcistica 2026-27 e Camila e Gavi si incontrano per caso. Lei sta completando il suo ultimo anno di infermieristica all'ospedale Quirónsalud quando in un tranquillo giovedì sera...