fame

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"Se fossi più magro saresti più carino" questo mi dicevano da bambino, io non gli davo molto peso, almeno, le prime dieci mila volte, però insomma è risaputo che nel momento in cui una cosa viene detta così spesso forse è ora di ascoltarla.
Avevo otto anni, non avevo molto che non andava, ma per loro sì, così iniziai a dargli retta: togli il pane, mangia meno cioccolata, dimezza la pasta. Ma non ho resistito molto, avevo fame: "Infondo devo crescere " e quindi ho abbandonato l'assurdo piano.
"Ora che hai perso peso sei più carino" questo mi dicevano, ma io mi rifiutavo di ascoltarli, non volevo morire di fame, dovevo crescere.
nel frattempo, piangevo in doccia chiedendo a mia zia se fossi realmente "troppo", lei rispondeva di no, ma io non capivo.
Col passare del tempo questo pensiero non è mai andato via, fisso come un chiodo nella mia testa, impossibile da togliere, e più passavano gli anni e più la mia alimentazione diventava strana, non mi piacevo, ma non ero disposto a fare nulla per cambiare ciò, adoravo il cibo e non volevo lasciarlo andare.
All'età di dodici anni stavo male, non avevo amici, solo ologrammi di gente inventata da me, è il periodo in cui l'argento divenne rosso e il rosso una liberazione, ricordo che mangiavo senza criterio, alle sei di mattina mi sfondavo di panini perché mi sentivo constantemente vuoto dentro e speravo che si riempisse almeno un po' quel buco, ma non funzionava.
Un giorno del 2021 mi trovavo a scuola, ormai eravamo agli sgoccioli, le tesine di terza media quasi pronte, la paura cresceva ogni giorno sempre di più, "chissà se verrò promosso, se potrò fare il classico", in quella classe parlavo con tre persone: J, S e P, quel giorno ero insieme a quest'ultima, cercavo di aiutarla a ripetere; Indossavo una camicia bianca che tutt'ora si trova nel mio armadio.
non so perché, Lei fece un commento sul mio fisico, ed improvvisamente mi sentì come quel bambino di otto anni, nella mia testa scattò una levetta, il chiodo iniziò ad andare ancora più in profondità, non si muoveva da molto; "Se fossi più magro saresti più carino, forse lei ti guarderebbe" in ogni caso venni promosso e la mia vita andava avanti comunque, ma non passo molto tempo che il cornetto che mangiai uscito dall'esame di terza media divenne l'ultimo, che inconsapevolmente avrei mangiato l'ultima crepes dell'anno, non passo molto che il chiodo divenne un tormento, continuava a non darmi pace, "non mangiare questo" "non puoi permetterti questo" "ma sai quante calorie contiene?" "se lo fai dopo ti punisco" "tu non puoi, non sei come gli altri, tu.non.puoi", non sapevo come mi ero cacciato in quel guaio, inizialmente mi piaceva anche, ma poi iniziò a diventare troppo stretto; Le notti le passavo piangendo pensando al prima, avevo fame, ero ancora quel bambino che adorava il cibo, ma che non poteva toccarlo, e soffrivo. Uscire di casa divenne quasi impossibile, infondo come puoi se il tuo corpo è troppo debole per fare anche il più semplice dei movimenti, e tutti iniziarono a notarlo: "e sei troppo magro non ti stanno più i vestiti" "Giulio ti si vedono le ossa" "Giulio dovresti mangiare" ma a me non bastava, io non riuscivo mai a vedere quel troppo magro, la mia immagine era deformata, non c'era più un punto di ritorno o un punto di arrivo, solo il nulla totale. E così è passata la mia estate, ma giunto settembre iniziavo a sentire troppo il peso del chiodo, non mi permetteva di concentrarmi, i miei voti erano i peggiori, mi sentivo un fallimento, ma fino a che punto può sprofondare un chiodo nella tua testa prima di ucciderti? non lo so, ma ad ottobre non avevo più controllo, ero arrivato al mio peso più basso, a poco dal così tanto aspettato "40" sapevo che non potevo scendere molto più in basso, ma lo volevo, volevo scomparire, volevo solo che la bilancia non sentisse il mio peso, che il mondo non lo sentisse, così da potermi sentire uguale a chiunque, da poter tornare ad uscire con gli altri senza scappare da pranzi o cene, dal caldo e dal freddo, dallo sguardo confuso degli altri, dai commenti inopportuni e dalla voglia di essere meno rotto, ma in realtà era tutto tranne vivere.
Tuttavia, il fatidico 40 non è mai arrivato perché ho iniziato a svuotare qualunque cassetto in casa mia, ho ripreso tutto il peso perso immediatamente, il mio corpo non sopportava più la fame, ma la mia testa non mi dava tregua, e quindi le mie giornate si alternavano tra il mangiare e il digiunare, un orologio con le lancette rotte che non segna mai la pace, era un inferno.
Ma, dopo un po' il chiodo iniziò a risalire lentamente, io ero stanco di quella situazione, volevo solo tornare a vivere, è così piano piano, boccone dopo boccone, briciola dopo briciola ho riacquisito un minimo di coscienza; Non è mai passato realmente, il chiodo non è mai andato via del tutto, e ogni tanto torna a bussare, a volte lo fa in modo leggero e posso fingere di non sentirlo, altre sfonda la porta, due giorni fa l'ha fatto, e non ho idea se voglia andarsene, so di non aver imparato ad avere pienamente controllo su di esso, ma lui sì su di me, quindi ho paura del chiodo, io non sono più quel bambino che si rifiuta di ascoltarlo, non devo più crescere, non amo più il cibo così tanto, anzi mi terrorizza. "se fossi più magro saresti più carino" nessuno me lo ripete più, ma la mia testa lo fa tutti i giorni, e il mio corpo non è più disposto a morire di fame, ma lei sì. Non so chi uscirà vincente in questa guerra, se arriverà mai il momento della lancetta pacifica, se un giorno, inspiegabilmente, il chiodo decidesse di staccarsi e di darmi la possibilità di vivere sereneamente fino alla fine dei miei giorni.

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