26 - Un Anno Dopo

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È passato un anno da quando il giudice sportivo ha emesso il suo verdetto riguardo alla situazione calcistica di Dušan. Da quel momento, il suo nome è stato associato a un'accusa grave: quella di aver fatto uso di sostanze stupefacenti. Ma io so che non è vero, anzi, è una notizia completamente falsa, inventata ad arte per minare la sua carriera e la sua reputazione. Tuttavia, la realtà è che, da quel giorno, Dušan si è allontanato sempre di più da me. Non mi ha più cercata, non mi ha detto nemmeno una parola in più su di noi, sul nostro rapporto. Non sapevo nemmeno se fossimo ancora insieme. Avrei potuto provare a contattare Andrea, un suo amico nonché il mio fratellastro che avrebbe potuto darmi qualche informazione, ma non mi è sembrato giusto, non in quel momento.

Dušan non mi ha più risposto da quel maledetto giorno, come se ogni parola che gli avessi detto lo avesse profondamente ferito, come se l'avessi offeso in modo irreparabile. Le mie chiamate, incessanti, non facevano altro che squillare nel suo telefono, ma lui sembrava completamente indifferente. Nessuna reazione, nessuna risposta. Sembrava che fosse ormai impassibile a questa situazione che, nel profondo, so essere difficile per entrambi.

Non che la sua situazione sia semplice: da solo, senza il supporto di chi gli sta vicino, è facile che si senta perso, confuso. Ma io credo che, se fossimo riusciti a parlare, se fossimo riusciti a confrontarci, forse avremmo potuto risolvere tutto insieme. Avrei potuto aiutarlo, sono certa che avrei potuto, ma ai suoi occhi, ormai, sono diventata un'estranea. Nonostante tutto, continuo a sperare che lui possa ancora vedere in me la persona che era prima, quella che avvertiva come un punto di riferimento, un sostegno solido. Ma oggi non sembra neppure volermi ascoltare.

La solitudine di questi mesi si riflette nella mia stanza. La camera, che un tempo mi accoglieva con il suo calore, sembra ora un posto vuoto, freddo, come se mi stesse avvolgendo in un vortice di sensazioni opprimenti. È come se il calore che un tempo la pervadeva fosse stato risucchiato da un ciclone invisibile, lasciandomi in un silenzio surreale, in un'atmosfera d'attesa e di angoscia. Ma non c'è nulla da fare. Non ci sono risposte, non ci sono parole.

In quel momento, mia madre entra nella mia stanza. Mi guarda e, vedendo il mio viso segnato da un anno di sofferenza, sospira anche lei, come se portasse dentro di sé il peso del dolore che mi accompagna. Si avvicina lentamente, camminando senza fretta, e si siede ai piedi del mio letto. La sua presenza è un piccolo conforto, ma anche il suo volto riflette preoccupazione.

– Mia, vuoi una camomilla? – mi chiede con una voce gentile, ma che tradisce una certa fragilità.

– No, mamma, grazie – rispondo, cercando di sorridere, anche se so che il mio sorriso è più un gesto automatico che un segno di vera serenità.

Un silenzio pesante cala sulla stanza. È un silenzio imbarazzante, che sembra fare eco alle parole non dette, ai sentimenti nascosti. Il calore che prima avvolgeva la stanza sembra svanito, sostituito da un vento freddo che si insinua tra le pareti e mi fa sentire ancora più distante da tutto. Come se il mondo intero fosse un altro posto, lontano anni luce da me.

– Dušan non ti ha risposto? – chiede, interrompendo finalmente il silenzio, con una domanda che so le pesa tanto quanto a me.

– No, mamma. Mi sa che non lo farà più – ammetto, mentre le mie dita cominciano a giocherellare nervosamente tra loro, quasi per trovare un qualche rifugio nelle piccole azioni quotidiane.

– Non ti preoccupare, Mia. Lo farà prima o poi – mi risponde cercando di darmi conforto, anche se il suo sorriso non riesce a nascondere la preoccupazione che ha per me. – Vado a preparare la cena, va bene?

– Va bene, mamma. Grazie per tutto – le dico, cercando di sorridere con un gesto che sa di gratitudine, ma anche di una leggera colpa. A volte sento di non apprezzare abbastanza quello che mia madre fa per me, di darla per scontata. Ma oggi, più che mai, mi rendo conto di quanto sia importante la sua vicinanza.

E mentre mia madre esce dalla stanza, lasciandomi di nuovo sola con i miei pensieri, l'unica cosa che sento, più che mai, è il peso di questo vuoto che sembra aver preso il posto di tutto ciò che avevo sperato.

Occhi Magnetici - Dušan Vlahović.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora