𝟐𝟏

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Naphatos sogghignò poi chinò la testa, il respiro di Cassandra contro le sue labbra. La maschera, tuttavia, era un ostacolo ma era davvero pronto a mostrarle il suo volto? Avrebbe avuto paura? Sarebbe scappata?

Cassandra fremette, le braccia di Naphatos sulla sua vita. Era un uccellino in gabbia, non poteva scappare. Non poteva sottrarsi al sentimento che il suo cuore cercava di reprimere, non ci sarebbe mai riuscita. Gli accarezzò la mascella con delicatezza e con gli occhi chiusi gli strappò via la maschera, la allontanò dal suo petto, il peso di quel segreto tra le mani umide.

Allungò il braccio verso destra, le dita aggrappate al lato della porcellana. Cassandra trattenne il respiro. I colibrì svolazzarono liberi nel suo stomaco. Naphatos intrecciò le dita destre a quelle di lei, l'elettricità percorse entrambi come se fossero cavi. La sua mano sinistra percorse il fianco di Cassandra, il suo corpo era in fiamme. Lei mantenne gli occhi chiusi.

Naphatos osservò quel pezzo di ceramica tra le dita di Cassandra. Adesso lui era vulnerabile ma non aveva paura di essere spezzato, non da lei. Era soltanto porcellana nelle sue mani. Gli occhi grigi illuminati dal desiderio. I polpastrelli liberi accarezzarono il collo di Cassandra, la pelle avorio scoperta. Le gambe della donna tremarono.

«Prendila» dichiarò lei, riferendosi alla maschera. Un tremolio nel suo tono di voce. Mentiva, non era ancora pronta a restituirla. Naphatos azzerrò la distanza, solo labbra contro labbra. Un bacio casto ma nessun altro contatto. Il tempo intorno a loro si bloccò. Solo quel toccò li aveva spediti in un limbo senza uscita. Cassandra tamburellò il piede sul marmo una sola volta, poi allontanò Naphatos ma continuò a non aprire gli occhi.

«Cosa diavolo sta facendo?» sbottò lei ma stava mentendo ancora una volta. Le labbra fremevano per un altro contatto. Il suo cuore battè come un tamburo durante una parata.

«L'ho zittita.» ribattè, gli angoli della sua bocca si incurvarono in un ghigno nonostante lei non lo vedesse.

«Non ce n'era bisogno» un'altra bugia, ne voleva ancora. Voleva continuare ad essere zittita, avrebbe preferito perdere qualsiasi libertà di parola pur di sentire, di nuovo, le labbra di Naphatos sulle sue.

Gettò la maschera sul pavimento, la porcellana si ruppe. Frammenti bianchi decorarono il tappeto rosso. Naphatos non se ne preoccupò, non gli importava.

Cassandra abbandonò ogni sua razionalità. Voleva conoscere il sapore di quell'uomo. Lo baciò, una mano tra i suoi capelli rossi e un'altra sulla schiena. La barba le pizzicò il mento.

Approfondì il bacio e mordicchiò il labbro di Naphatos. Lui le cinse la schiena con veemenza. Voleva esserci lui al comando. Picchiettò i denti di Cassandra con la lingua, lei aprì la bocca e ricambiò. Quel bacio era inebriante, le sue gambe si reggevano a malapena. La stretta di Naphatos era possente e il suo corpo stava andando a fuoco. La mano di Cassandra abbandonò i capelli di Naphatos e si infilò sotto la camicia, sfiorò la v degli addominali mentre le sue labbra continuavano a danzare su quelle di Naphatos con una melodia perfetta da sempre.

Cassandra sfiorò la pelle ruvida, una linea retta sul fianco. Una cicatrice. Naphatos le morse le labbra come un vampiro affamato per distrarla. Lei infilò anche l'altra mano sotto la camicia, un'altra cicatrice sul fianco destro.

Naphatos fece schioccare le loro labbra poi assaporò con bramosia ogni angolo del suo collo. Quelle labbra calde fecero ansimare Cassandra, un respiro roco, nessuna innocenza. Solo lussuria.

Il demivampiro passò la lingua lungo la linea della mascella, poi si soffermò sul suo pomo d'adamo, creò dei cerchi con la saliva e dalla bocca di Cassandra fuoriuscì un suono gutturale, colmo di emozioni.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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𝐈𝐋 𝐑𝐈𝐅𝐋𝐄𝐒𝐒𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐈𝐂𝐀𝐓𝐑𝐈𝐂𝐈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora