𝟕

41 7 4
                                    

I respiri affannosi riverberarono nella palestra dell'accademia. Il sudore accumulato scivolò sulle fronti di Remiel e Kairos. L'angelo si era ristabilito nella Vamphyr Core da diversi giorni ormai e Kairos lo aveva seguito come un cane con il proprio padrone; condividevano la camera, un ritorno al passato da studenti.

Remiel eseguì un uno-due e la potenza con cui sferrò il secondo diretto fece indietreggiare Kairos. Lui alzò la mano e Remiel si stiracchiò: ogni suo muscolo in tensione.

«Non è ancora finita» strinse i denti. I ricci gli si appiccicarono alla fronte.

«Sono preoccupato per te» esclamò Kairos.

«Non devi, voglio solo scaricare la rabbia» sciolse le fasciature dalle mani e le appallottolò.

«Nei confronti di un vampiro?» insinuò. «Non ha ucciso nessuno te lo ripeto.»

«Non mi fido di lui e non dovresti farlo neanche tu» sospirò.

«Nikolai ti rende paranoico» si sedette a gambe incrociate sul pavimento.

«Lo sono sempre stato. Di cosa hai bisogno per capire che Nikolai non è innocente?»

«Di una prova concreta che lo incrimini» ribattè Kairos.

Qualcuno bussò alla porta e i due fecero entrare uno dei loro vecchi compagni. Un rotolo di giornale nella mano. Remiel e Kairos lo indicarono.

«Leggete la notizia in prima pagina» gli porse il quotidiano e ne lessero il titolo: "Soldati di Naphatos ritrovati nella galleria d'arte di Sleekmire"

Remiel si girò verso il suo migliore amico con un accenno di sorriso sul viso. La prova era lì sotto i loro occhi. Kairos abbassò lo sguardo e si grattò le sopracciglia: Nikolai gli aveva mentito.
Il loro compagno uscì dalla stanza e chiuse la porta.

«Hai bisogno di un altro chiarimento?» disse Remiel. Il sorriso stampato ancora sulla faccia.

«Chi ha diffuso la notiza?»

«Faith Knox, era lì quando è successo» staccò la pagina e gettò il resto del giornale.

«Vuoi parlarle, non è così?» domandò nonostante conoscesse già la risposta.

«Credi in Nikolai anche dopo questa notizia» affermò. «Rientra nell'ottica di un ragazzo che ha perso il fratello» gridò.

Kairos lo colpì con un calcio e Remiel cadde con un ginocchio sul marmo, il labbro inferiore tra i denti e un occhio chiuso. Il lupo sbattè la porta dello spogliatoio e Remiel rimase da solo.
La morte di Kanan, fratello maggiore di Kairos, era una ferita ancora aperta e Remiel ne era a conoscenza.

Si alzò e si pulì le mani poi bussò alla porta dello stanzino ma non ricevette nessuna risposta. Provò ancora e Kairos lo fece entrare. Remiel esaminò la sua espressione, le pupille erano di un giallo tenue. Si sfregò le tempie.

«Mi dispiace» gli sussurrò Remiel. La sua voce ricca di rimorso.

«La situazione di Nikolai ti rende instabile oltre che paranoico» ribattè Kairos, le sue pupille tornarono blu e potè rilassare il viso.

Kairos aveva ragione, Nikolai affollava i suoi pensieri da settimane, nessuna voglia di spostarsi. Era sparito dalla circolazione. Lo aveva cercato nel parco, nella taverna, perfino in biblioteca ma del suo odioso viso non c'era traccia.

Doveva ammetterlo, gli mancava osservarlo e le sue zanne non lo avevano spaventato abbastanza.
Aveva superato cinque giorni di duro allenamento solo per affrontarlo ancora e ancora, doveva morire.

𝐈𝐋 𝐑𝐈𝐅𝐋𝐄𝐒𝐒𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐈𝐂𝐀𝐓𝐑𝐈𝐂𝐈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora