𝟏𝟒

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Nikolai sghignazzò e approvò. Scrollò le spalle incriccate e si sedette sul divano.
Raphael tornò con un calice di cristallo tra le dita. Il fluido carminio roteò e inumidì le pareti in vetro. Lo cedette a Nikolai, lui afferrò lo stelo con il pollice e indice nella parte inferiore poi distese il dito medio sotto la base. Le sue labbra si socchiusero e assaporò la bevanda. Riconobbe il succo dei lamponi rossi e del ribes, un sapore dolciastro ma con una nota asprigna. Ad occhi esterni sembrò sangue.

Remiel mantenne gli occhi su Nikolai, una smorfia di ribrezzo.
Raphael si accomodò, le mani rinchiuse dalle cosce. Si grattò le dita e attese l'inizio di un discorso; Nikolai non aveva terminato il suo drink.

Remiel schioccò le dita e i quattro occhi vennero puntati su di lui. Si pettinò i ricci biondi con una mano.

«Perché Naphatos indossa una maschera?» quella domanda gli tormentava la mente da quando lo aveva incontrato. Era un quesito sciocco, ne era consapevole. Ma la curiosità ebbe la meglio.
Il volto del sovrano non era mai stato svelato.

Nikolai si sfregò la fronte e posò il calice sul tavolino da caffè, sul suo volto una consapevolezza. Rimembrò il suo bambino interiore, il periodo privo di responsabilità ma soprattutto scevro dalle cicatrici. Anhe lui pochi anni prima era curioso. Era stato costretto a maturare prima del previsto.
Remiel interruppe il suo flusso di pensieri e continuò.

«Lui non si fida di noi eppure vuole renderci cavalieri.» si stiracchiò allungando le braccia dietro la testa e socchiuse gli occhi.

Raphael versò l'acqua sui suoi capelli. I ricci si ammosciarono e Remiel strillò. Si grattò gli occhi umidi e controllò la sua maglia strattonandola. Gocce ovunque. Schizzò i residui sul tappeto, i peli si drizzarono.

L'angelo osservò Raphael poi si pettinò i capelli zuppi. L'alieno trattenne una risata e Remiel lo imitò infastidito.

«Perché lo hai fatto?»

«Non abbiamo bisogno di conoscere il suo volto» si intromise Nikolai con tono irritato.

«Lo scoprirò da solo allora.» incrociò le braccia al petto.

Nikolai sbuffò, collaborare con lui sarebbe stato più ostico del previsto. Riprese il calice e sorseggiò il suo succo e mostrò i canini finti. Remiel girò la testa di lato, ebbe il desiderio di vomitare. La gola bruciò, sulla punta della lingua un sapore amarognolo. Si coprì la bocca e ricacciò il liquido acido nello stomaco. Nikolai sogghignò.

«Puoi smettere di bere il sangue davanti a me?»

«Non ti piace? Che peccato.» appoggiò il bicchiere sul tavolino.

Il battente picchiò la porta due volte. Raphael si alzò e aprì. Kairos era lì, le mani infilate nelle tasche posteriori dei pantaloni in maglia e una spiga di grano tra gli incisivi. Raphael lo invitò ad entrare e lui varcò la soglia.

«Avete indetto una riunione senza invitarmi?» ironizzò, una mano sul torace e una finta sorpresa sul viso. «Di cosa stavate parlando?» continuò, ritornò ad avere la solita espressione disinteressata.

Raphael spiegò ciò che era stato detto, Kairos ascoltò con gli occhi schiusi e la guancia sul palmo della mano. Si accostò al bracciolo destro del divano e accarezzò il velluto blu. Remiel lo guardò di sottecchi e ridacchiò, la sua risata compiaciuta riempì l'intera stanza e contagiò, solo per un attimo, l'umore di Nikolai.

Kairos si grattò il cuoio capelluto e sollevò le sopracciglia, perché ridevano?
Il discorso di Raphael terminò e anche lui si unì all'ilarità della situazione.

«Vuoi essere ucciso?» esordì Kairos, rivolgendosi a Remiel riguardo la voglia di scoprire il volto di Naphatos. La domanda non era ironica.

«Certo che no» lui continuò a ridacchiare, la sua pancia si contrasse, era l'unico - però - a ridere ancora.

𝐈𝐋 𝐑𝐈𝐅𝐋𝐄𝐒𝐒𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐈𝐂𝐀𝐓𝐑𝐈𝐂𝐈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora