𝟏𝟔

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«Non me lo hai mai detto» dichiarò Cassandra riferendosi alla seconda volta in cui suo padre aveva picchiato Nikolai. Non era stato, allora, solo un momento di superiorità e rabbia. Abbassò le mani sulle ginocchia e le accarezzò. Non aveva idea di come metabolizzare quel momento.

Non era stata soltanto sua madre a dirle di proteggere Nikolai, anche Jaky lo aveva fatto. Le sue erano soltanto menzogne? O il suo spirito paterno aveva ripreso il controllo?

Nikolai le sfiorò le mani, il suo calore la rassicurò. Alzò lo sguardo, pronta ad incontrare quegli occhi azzurri che conosceva bene ma trovò soltanto un blu tinto di grigio come un cielo quasi nuvoloso. Era malinconia quella che vedeva?

«Sto bene» la rassicurò lui, rispondendo alle domande che lei aveva posto solo nella sua mente.

Cassandra abbozzò un sorriso insicuro. Riguardò il diario della madre sul tavolino in mezzo a loro; le pagine sbiadite dal tempo macchie gialle sulla copertina di pelle nera, l'oro mischiato al carbone. Nikolai lo raccolse, la luce della finestra ne illuminò il dorso raschiato, ogni graffio era più evidente: solchi di misure diverse.

Nikolai si alzò e camminò fino ad una cassettiera, le rifiniture in legno ricoperte da minuscoli granelli di polvere. Aprì uno degli sportelli e l'allergene vorticò nell'aria come coriandoli appena sparsi. Infilò il diario sotto una pila di altri libri, l'odore vanigliato delle pagine lo investì. Richiuse l'anta e incontrò lo sguardo di Cassandra.

«Domattina la carrozza reale verrà qui. Sarà il nostro primo giorno di addestramento per due di noi» confessò lui.

«Stiamo attenti ai nostri poteri, se ne utilizzeremo uno diverso da quello dei vampiri saremo spacciati.» lo avvertì Cassandra. Un solo sbaglio equivaleva alla morte.

«Useremo solo le spade, non devi preoccuparti» la rassicurò lui ancora una volta. La voce intrisa di menefreghismo travestito da sicurezza.

«Non conosci il sovrano, potrebbe farci allenare anche a mani nude.» lo rimproverò, si accorse solo dopo di quello che aveva appena detto. Nessuno sapeva dei suoi incontri con Naphatos e quella farsa doveva continuare.

«Perché tu lo conosci?» domandò sicuro, sua sorella non le avrebbe mai mentito. Inclinò la testa, gli occhi brillarono di curiosità. Con una mano la esortò a rispondere.

«No» balbettò, sperando di essere credibile. Tuttavia il suo collo cominciò ad arrossarsi. Doveva sviare il discorso. «Mi baso soltanto su ciò che ho sentito su di lui» continuò poi si morse il labbro.

Nikolai annuì anche se quell'affermazione non lo convinse del tutto. Si allontanò dalla cassettiera, le suole dei suoi stivali strisciarono sulla ceramica, pezzi di fango induriti sporcarono le mattonelle.

Cassandra seguì con lo sguardo la sporcizia e si tappò le narici. Si allungò all'indietro verso il divano e sospirò. Non si era ancora allenata ma il suo corpo la precedette in stanchezza. Ogni osso  sembrò pesare come dieci macigni; chiuse gli occhi per bearsi di quei minuti di silenzio ma un battito di mani la risvegliò dal suo stato. Era fin troppo vicino alle orecchie.

La sua bocca disegnò una smorfia di fastidio poi sbuffò. Aprì gli occhi e il viso di Nikolai era vicino al suo, gli occhi sbarrati. Si passò una mano sulla faccia e allontanò suo fratello spingendolo indietro. Nikolai cadde e scoppiò a ridere, la sua risata folle riempì la stanza come il gracchiare dei corvi.

Cassandra scosse la testa e si alzò dal divano. Si avvicinò alla porta e appoggiò una mano sullo stipite. Un'espressione seria aleggiava sul suo viso.

«A domani. Non sbagliare e stai attento, ti prego» disse, riferendosi al controllo dei suoi poteri.

Nikolai annuì, perché Cassandra aveva così poca fiducia in lui? Era sicuro di poterli nascondere. Non sarebbero morti per colpa sua.

𝐈𝐋 𝐑𝐈𝐅𝐋𝐄𝐒𝐒𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐈𝐂𝐀𝐓𝐑𝐈𝐂𝐈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora