La mattina il sapore del caffè-latte non aveva più sapore, ormai quasi niente nella mia vita lo aveva.
Troppi traferimenti, troppi autogrill al posto di ristoranti, una vita passata in auto.
Posso ancora sentire il dolore che provai quel giorno, nell'aula numero otto della Private Special School-alzati.- gridava l'insegnante di educazione fisica contro il mio corpo, sfinito.
I lunghi capelli neri mi ricadevano in avanti quando buttai tutto il peso sulle ginocchia, stremata dalla corsa.
-ti ho detto alzati, e inizia a fare le flessioni. Non siamo qui per giocare. - ripeté a tono più basso mentre si allontanava dal mio corpo piegato in due, sul pavimento scivoloso della palestra, metá costituito da parquet, e metá da tappetini anti scivolo.
Non aveva tutti i torti, quella era una scuola privata e io dovevo rispettare le regole.
Cercai di riprendere fiato, potevo sentire i miei polmoni riempirsi e svuotarsi mentre guardavo i pantaloncini neri da basket che indossavo.
Avevo poggiato le mani sulle cosce, e cercando di fare peso mi alzai.
Respirai profondamente e poi guardai il cielo, così azzurro.Quel giorno non c'era neanche una nuvola, il cielo sembrava un enorme tavola colorata, e basta.
Iniziai a fare qualche flessione, non ci volle molto a sentire le braccia formicolare, a sentire il sudore che pian piano scivolava sul mio viso, facendo diventare umidi quei ciuffetti di capelli che mi ricadevano dalla lunga coda.-vai a cambiarti.- sentenziò l'insegnante
-per questa volta passi signorina Patter, ma se alla prossima lezione non avrà dei risultati, potrá anche evitare di cambiarsi. Intesi?--ma certo.- risposi col fiatone andando verso lo spogliatoio.
Gli spogliatoi erano collegati, quelli maschili a destra quelli femminili a sinistra. L'unica cosa che li divideva era un sottile strato di muro, molto probabilmente di cartongesso.. non avrebbero mai speso troppi soldi per dei bagni.
Mentre entravo nel fitto corridoio che portava poi alle due porte, sentivo dei ragazzi discutere, dall'altra parte del sottile strato di cartongesso.
-facci vedere che sai fare mezzasega.- dicevano in modo spacciato ridendo tra loro
Mi avvicinai alla loro porta cercando di capire cosa stesse succedendo, poi si sentí un forte boato.
Calò un silenzio tombale dopo quel forte botto, io stavo per urlare ma mi trattenni
Non potevo sapere chi c'era li dentro.
I ragazzi uscirono dallo spogliatoio mentre io tenevo un asciugamano appoggiata sul petto da dentro quello femminile.Li sentivo ancora parlare ma capii che si stavano allontanando quando le loro voci si fecero più sottili.
-merda.- si sentì dallo spogliatoio opposto
-merda merda merda!- ancora si sentì.
L'ultimo fu più forte, quasi esasperato.. mentre il rumore di un pugno accompagnò l'ultima parola della frase.
-tutto bene?- chiesi tremante con una mano poggiata alla parete che collega i due spogliatoi
-posso aiutarti? - chiesi ancora sentendo il fiato affannato del ragazzo che stava dall'altra parte del muro.
-se riesci a trapassare il muro- disse con un pizzico di sfacciataggine, quasi come se la sua rabbia la volesse trasmettere anche a me.
-le porte non ti fanno simpatia?-
-quella porta resta chiusa finché non esco- disse freddo.
Si poteva tranquillamente sentire il flusso d'acqua che usciva dal rubinetto, lo teneva aperto da tanto, magari per evitare che gli altri lo sentissero.
-cosa ti hanno fatto?- domandai dopo qualche secondo di silenzio
-nulla.- lui rispose.
Come potevo crederci?
-e allora il botto di prima?- domandai poggiando anche l'altra mano al muro
-non sono cazzi tuoi mi sembra.-
Rispose in modo acido.Schiusi le labbra senza dire una parola dopo la sua dura affermazione. Forse gli stava dando fastidio il mio modo di aiutarlo.
Lasciai perdere, magari voleva solo essere lasciato in pace...
Mi lavai i capelli e li avvolsi nella tovaglia di prima, quando iniziai a scotolarli piccole goccioline di acqua arrivarono contro lo specchio dello spogliatoio, bagnandosi appena. Fu in quel momento che sentii la porta dello spogliatoio maschile aprirsi dopo secoli di silenzio. Mi fiondai sulla porta e aprendo con la mano destra la porta uscii quasi scivolando
-per la cronaca volevo solo- vidi un'alta sagoma, muscolosa -aiutarti- aggiunsi dopo con tono grave, mentre lui lentamente si voltò verso di me
Mi scrutò per bene prima di rispondermi, si vedeva che aveva un'aria da duro.
-l'unico modo in cui potresti aiutarmi, Visto io tuo, ehm, fisico.. sarebbe sparendo, grazie- disse sfoggiando uno di quei falsi sorrisi che servono solo a farti capire che è ora di tagliare la corda.
-sono molto più forte di quel che sembra- gli dissi contro mentre lui si allontanava -cazzone- aggiunsi.
I suoi passi furono fermati, ovviamente dalle mie parole, e in uno scatto fulmineo si avvicinò a me, e mi mise una sola mano sul braccio sinistro sbattendomi al muro.
-vedi di portare rispetto ragazzina, non hai idea di cosa ho fatto con queste mani, e di cosa potrei farci con te.- mi disse freddo, nei suoi occhi, un misto tra il castano e il verde scuro, la rabbia.
Si potevano benissimo notare i muscoli contratti mentre stringeva la parte superiore del mio braccio tra le dita
-mi stai facendo male.- dissi fredda con un filo di paura tra le labbra.
-potrei farti anche più male- esclamò stringendo più la presa
Gemetti leggermente alla sua forte presa, il mio sguardo si sollevò verso l'alto anche se i miei occhi erano strizzati e serrati.
-falla finita Green.- sentii sussurrare in lontananza, probabilmente qualche amico del ragazzo che mi teneva stretta in pugno.
-questo genere di comportamento puoi usarlo solo fuori da qui, e solo quando sei in servizio.- esclamò. Aveva un'aria molto seria, le braccia erano serrate al petto, e il suo sguardo puntato sul ragazzo.
Mi ringhiò contro guardandomi negli occhi, poi mollò la presa uscendo dallo stretto corridoio, come se avesse perso un'importante battaglia.
L'altro ragazzo lo guardò allontanarsi per poi posare lo sguardo su di me.
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Romance"I suoi scarponi erano ancora sporchi di fango, il suo volto era distrutto dalla stanchezza. Non sapevo se odiarlo o amarlo ancora di più per quello che faceva ogni giorno, nel dubbio la nostra relazione dondolava sulla sottilissima soglia di entram...