Stavo seduta sotto un albero a leggere uno dei libri di scuola. Parlava di cose strane, non si capiva bene cosa volesse dire.. ma io amavo leggere così continuai anche se non ne capivo fino in fondo il concetto.
Ero posizionata di fronte il campetto della scuola ma non vi ero dentro.
Ormai era pomeriggio, la scuola aveva chiuso già tre ore prima, ma rimasi perplessa quando ci vidi un ragazzo dentro, prendere a pugni uno dei sacchi da Box.
Mi sollevai poggiando una mano sull'erba umida su cui ero seduta, volevo capire chi fosse ma da seduta la vista non era eccellente.
-Lui qui che ci fa?- pensai tra me e me bisbigliando a voce bassissima i miei pensieri.
Era più rivolta a me quella domanda che a lui forse, lui non poteva neanche sentirmi essendo abbastanza distante dall'ingresso.
Poggiai il libro sull'erba, proprio nella parte dove fuoriuscivano le radici dell'albero e misi le mani attorno alla bocca.
-Fletch!- gridai più forte che potevo.
il suo viso si girò verso il mio, era completamente sudato e portava delle fasce bianche alle mani. Come sempre, i suoi capelli erano spostati indietro da una delle sue fasce, questa volta verde. Mi osservò per qualche secondo, poi sollevò il braccio come per salutarmi.
Io sorrisi ma lui non se ne accorse, e subito dopo mi chiesi anche perchè stavo sorridendo.
Andai verso la porta che accedeva al campo e vi entrai
-che ci fai qui?- domandai ancora camminando
-dovrei fartela io questa domanda- risposte lui affannato
-no, perchè io stavo fuori dalla scuola tu no invece-
-mi stavo solo allenando- rispose sorridendo.
-------
-così tu hai sempre vissuti qui, giusto?- domandai mentre entrambi stavamo seduti sotto l'albero
-si, sono nato in Germania ma ho sempre vissuto qui. Tu invece?-
-Io sono nata a Liverpool, Inghilterra. E non ho mai avuto una casa fissa. A causa del lavoro di mio padre, quasi ogni anno cambiamo città se non addirittura stato. Il posto dove sono stata più a lungo è stato proprio Liverpool, ci ho vissuto sette anni e poi sono iniziati i trasferimenti..- abbassai lo sguardo nel descrivere un pezzo della mia vita.
-e adesso da quanto tempo sei qui?-
-mi sono trasferita in estate, a luglio.. il 3 per essere precisa, e adesso non si sa per quanto debba restare, spero per sempre visto che odio spostarmi.-
-la vita a West Point non è delle migliori però, anche se facciamo parte dello stato di New York questa cittadina è molto rigida. Penso te ne sei resa conto.-
-l'unica cosa di cui mi sono resa conto è del tuo magnifico autocontrollo, Ashton.- dissi in tono ironico sottolineando il nome del ragazzo che avevo davanti
-hahaha, aspetta che?- scosse la testa.
Il suo tono si tramutò subito. Non appena sentì uscire dalle mie labbra il mio vero nome si irrigidì come una foglia.
-Jason mi ha spiegato il fatto dei nomi, ma non mi ha detto perchè vi fate chiamare con nomi diversi. Ha sottolineato soltanto che non potete, perchè?- domandai.
Ero intenta a scoprire cosa mi nascondessero quei due, e speravo di riuscirci, questa volta.
-non posso dirtelo.-
-oh andiamo!-
-non posso Grace, se non posso ci sarà un motivo no?-
-appunto, questo vorrei sapere. Tu avevi detto che volevi trovare un modo per scusarti, bene, dimmi perchè mi nascondete qualcosa.- dissi in tono autoritario, volevo a tutti i costi scoprire la verità.
-non posso davvero Grace, non ci è permesso parlarne. Le uniche persone a cui possiamo dirlo devono essere estremamente fidate o che siano già al secondo anno.- mi rispose serio.
Lo guardai negli occhi mentre mi rispondeva, sembrava essere una cosa seria quella di non poter dire niente, così lasciai perdere.
------
Attaccai le cuffiette al cellulare, tornai a casa tranquilla ma non appena entrai nella mia stanza fui assalita dall'angoscia.
Mi capitavano spesso ormai, le crisi di nervi intendo. Tra i mille trasferimenti, la mancanza di mia madre, il doversi fare sempre amici nuovi perchè quelli vecchi o spariscono o si rivelano falsi.. non era facile.
Non era facile per niente.
"Ti accorgi di essere triste quando invece di cantare una canzone la ascolti e basta."
Scrissi questa frase sul tetto di casa mia, avevo il viso rigato dalle lacrime mentre la scrivevo, quest'ultime venivano giù con più facilità mentre ero impegnata a restare in equilibrio sul letto, perchè essendo messa a testa in su, si accumulavano a tal punto da scendere, indisturbate, sulle mie guance.
Quanto era vera quella frase, io adoravo cantare ma quel giorno preferivo ascoltare e basta.
Ascoltare la mia musica, cliccare play e lasciare che almeno per una volta il mondo scorra a mio piacere.
Mi addormentai con le cuffiette alle orecchie e una Playlist che sembrava non finire mai
La sera poi, sentii un leggero rumore alla finestra della mia stanza. Non avevo idea di cosa fosse ma lasciai stare, ero così tanto assonnata, e anche se la Playlist era finita volevo dormire lo stesso.
Il rumore si fece più forte, così aprii gli occhi ma non troppo, il necessario per poter guardare alla finestra. La guardai qualche secondo aspettando che il rumore si ripresentasse, e quando vidi qualcosa sbattergli contro mi sollevai levandomi una cuffietta.
Levai anche l'altra e le adagiai sul cuscino. Presi la felpa che stava messa sulla sedia della scrivania e uscii.
Il ragazzo dai capelli color pece era sotto casa mia, come faceva a sapere dove abitavo?
-e tu che ci fai qui?- bisbigliai
-e perchè stai tirando semi di melograno contro la mia finestra?- domandai non capendo
-non trovavo le pietre. Questo fottuto giardino sembra il Giardino di cappuccetto rosso- sbuffò Jason
-da quando cappuccetto rosso ha un giardino?- ridacchiai prima di rispondergli sempre a bassa voce
-ma che ne so, è stata la prima favola che mi è venuta in mente.-
iniziai a ridere piano, Jaz stava dicendo cose senza senso e la cosa mi divertiva.
-che ne pensi? scendi o aspetto qui tutta la notte?-
Io non dissi niente, lo guardai e indietreggiai nella mia stanza, poi mi lanciai dalla finestra arrivando davanti al ragazzo.
-dimmi-
Lui sollevò una gamba ed entrambe le braccia al petto, poi con quest'ultime iniziò a fare su e giu indicando prima la finestra e poi il giardino
-ti ti ti sei lanciata. Okay okay ho amici normali sisi- parlò più con se stesso sconvolto della cosa
-vabè comunque, ho parlato con Ashton mi ha detto che avete chiarito.-
-si suppongo di si-
-supponi?-
sorrisi.
STAI LEGGENDO
Return
Romance"I suoi scarponi erano ancora sporchi di fango, il suo volto era distrutto dalla stanchezza. Non sapevo se odiarlo o amarlo ancora di più per quello che faceva ogni giorno, nel dubbio la nostra relazione dondolava sulla sottilissima soglia di entram...