Parte 06

556 70 9
                                    

Faceva davvero freddo quel giorno, c'era una di quelle temperature che si vedeva due volte l'anno quando erano tante.

Mio padre mi aveva chiesto se potevo andare a comprare del latte, non stava molto bene e l'unica cosa che poteva farlo sentire meglio era quello.

Erano passate due settimane da quando il ragazzo dalla pelle scura aveva bussato alla mia finestra con dei semi di melograno, e non si era più fatto sentire tanto.

Stavo camminando per la strada, tenevo le braccia serrate al petto e respiravo dentro la sciarpa che mi avvolgeva il collo. Il vento quasi mi rigava il viso di quanto era freddo, le dita dei piedi non sapevo più dove le avevo lasciate, era la condanna di camminare a piedi in pieno inverno.

-------

uscii dal supermercato con due bottiglie di latte. Non ne avevo prese tante, faceva troppo freddo e io non vedevo l'ora di tornare a casa.

Mentre camminavo, avevo la strana impressione di essere seguita. Sentivo dei passi dietro i miei ma quando mi voltavo non c'era mai nessuno.

La cosa andò avanti per qualche isolato, poi mi fermai

-Jason se sei tu falla finita.- risposi seria a quei passi che sembravano perseguitare le mie impronte.

Una risatina rimbombò nell'aria, era una voce così sottile, e veniva dall'auto a pochi metri dietro di me.

-Jason?- risposi insicura restando immobile. Non avrei di certo reagito come nei film Horror, che tutti si avvicinano al rumore sinistro.

Mi girava leggermente la testa dal forte freddo, così rimasi li ferma ad osservare ancora per qualche secondo ma poi mi sentii mancare.

Le due bottiglie di latte che tenevo dentro la busta caddero a terra e si ruppero. In America la maggior parte delle confezioni sono in vetro, per una questione di igiene.

Il mio respiro si fece più profondo, solo per qualche secondo, giusto il tempo che bastava per sentire rimbombare anche nella mia testa il battito cardiaco. Una sagoma alta e muscolosa si sollevò da dietro la macchina, ma io quasi non c'ero più, vedevo, ma non capivo.

-Grace.- sentii dire da lui come in tono di conferma.

I miei occhi si chiusero, ma ero riuscita a capire chi fosse. "Ashton" pensai. Ma quando nella mia testa risuonò quella parola non voleva davvero chiamare il suo nome, ma invocare aiuto.

-Grace!- ripeté preoccupato avvicinandosi al mio corpo.

--------

Strizzai un'ultima volta gli occhi prima di aprirli leggermente, guardai il soffitto e per un secondo non mi resi conto della sua tonalità. 

Era completamente bianco. Non ero in camera mia.

Mi sollevai di scatto e guardando le pareti trovai solo poster. Non c'era colore, solo carta. Nirvana, Metallica, AC-DC, Avenged Sevenfold, Bon Jovi e tanti altri gruppi e cantanti Rock-Metal. Mi spaventai per qualche secondo, poi notai un poster al quanto particolare.

-Marines, anno 1919?- mi domandai leggendo dal letto su cui ero sdraiata.

Mi sollevai e mi avvicinai al poster appeso alla parete di fronte il letto, lo guardai con più attenzione. Raffigurava una brigata di Marines in viaggio per il dopo guerra della prima guerra mondiale, ma stonava molto su tutti gli altri poster.

Questo era bianco e le divise dei Marines sopra stampati azzurro cielo. Tutti gli altri poster erano neri rossi e gialli, invece.

-Sei sveglia allora.-

ReturnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora