Parte 20

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Mi girava la testa, era come se per un lungo periodo di tempo avessi dormito e basta.

Mi svegliai ma effettivamente nel posto dove mi trovavo, non c'era proprio nulla.

Ricordo soltanto delle enormi, mattonelle bianche, e poi non c'erano pareti, non c'era nulla. Era un'enorme stanza bianca che non sembrava neanche avere confini, non sapevo dov'ero.

"Ci vorrà del tempo, non è stato stabilito quanto.. in situazioni simili, l'unica cosa da fare è aspettare."

"Aspettare? ma come possiamo aspettare? Mia figlia si chiede perché sua mamma non torna a casa da giorni, io me lo chiedo!"

-Ashton?- Mi domandai.

Sollevai gli occhi al cielo nel sentire quelle voci, non capivo da dove provenissero.

Rimbombavano in tutta la stanza quasi come se loro erano nella stessa, ma io non vedevo nessuno.

"Non può nemmeno tornare a casa? non so fare una terapia o qualcosa?"

"Mr. Green, come potremmo mai dimetterla, se sua moglie è in coma Farmacologico?!"

-Coma farmacologico? Sua moglie? Ma allora io..-

Per un secondo fu come un lampo di genio.. avevo finalmente capito.

Tutto quello che stavo vivendo, tutto quello che vedevo non era reale, era solo un'illusione.

Adesso avevo capito, adesso ricordavo tutto. L'incidente, l'auto, Alexis, tutto.

-Allora è successo davvero.- pensai.

Era seriamente successo quello che pensavo non fosse successo. All'inizio pensavo di essere solo confusa, o magari stavo sognando.

Per qualche secondo ho pensato addirittura di essere morta, anche se non sapevo come.

Quando iniziai a realizzare che ero ancora viva, ma in uno stato di totale spegnimento entrai nel panico.

Iniziai ad arrivare al confine di quella che sembrava essere una delle quattro pareti in cui ero rinchiusa, iniziai a sbatterci contro, sperando che qualcuno mi sentisse.

"Il battito cardiaco sembra star aumentando! Chiami immediatamente un infermiera per favore!!"

-Cosa? Battito Cardiaco? Ma che..-

Ero particolarmente confusa.

Più mi agitavo, più sembrava che stessi male nel "mondo reale".

Gridavo di continuo il nome di Ashton, ma lui ovviamente non poteva sentirmi. Molte volte sentivo la sua voce, e quella dei medici o di mio padre.. altre volte sembrava esserci un eterno silenzio.

Un giorno poi, iniziai a sentire una melodia..

Non si capiva bene cosa fosse, suoni di pianoforte e una voce dolce e sottile accompagnava il tutto.

Stavo seduta sul pavimento, mi alzai per sentirla meglio.

Era Dancing, una delle canzoni a mio parere più belle sulla faccia della terra, la cantavo di continuo da giovane.

Iniziai a canticchiarla, e sentivo Ashton che mi diceva che il battito cardiaco stava leggermente aumentando, ma non in maniera grave.

Lui continuava a provare in tutti i modi con me, ma io ormai mi ero arresa, non avevo modo di fargli capire che c'ero, che sentivo.

I miei muscoli non rispondevano, niente del mio corpo lo faceva. Ogni volta che mi ribellavo anche solo per poter stringere un dito della mano di Ashton, finiva male. Finiva sempre in rianimazione, o chissà dove, convinti che ancora una volta non ce l'avrei fatta, e invece poi tornavo sempre li.

E' andata avanti così per molto, forse troppo tempo.

Dopo l'incidente, rimasi per bene sette mesi in quello stato, sette.

Potevo sentire il tono della voce di Ash, diminuire ogni volta che veniva. Forse per l'angoscia o la disperazione.. o solo dio sa cosa. Avrei voluto stargli vicino, dirgli "sono qui, anche se non mi senti", ma non ho mai potuto.

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"Ciao Grace..

ci vediamo di nuovo eh? L'ultima volta che ci siamo visti è stato esattamente... 10 ore e mezzo fa, troppo tempo vero? No okay non scherziamo..

Grace, non so se puoi sentirmi adesso ma.. sono passati più di sette mesi dall'ultima volta che ho sentito la tua voce, dall'ultima volta che ho visto il tuo sorriso perciò te lo chiedo per favore.. Ritorna.

Devi ritornare perché senza di te la casa è un disastro, io sono un disastro.

Non so cosa fare con Alexis, quando portarla a scuola o dal nonno o se leggergli una favola prima di addormentarsi.. non so che fare amore perché siamo nella stessa situazione.

Tu non ci sei, per motivi di salute. Io non ci sono, per motivi di lavoro.

Tutti, abbiamo bisogno che torni qui Grace, e quando dico tutti intendo proprio tutti.

Alexis, tuo padre, persino la signora del panificio vicino casa nostra ha bisogno che torni.

Ci manchi davvero tanto piccola, davvero tanto. Non so se lo sai ma, due settimane fa è stato il giorno del tuo compleanno..

Ti abbiamo portato una torta e abbiamo anche attaccato tanti palloncini colorati dentro la stanza per fare festa, anche se in realtà non c'è niente da festeggiare.

Siamo qui e siamo forti per te mamma, quindi non mollare okay?

Io quando avevi bisogno, sono sempre tornato a casa.. beh adesso sono io ad avere bisogno di un tuo ritorno. Perciò volevo dirti solo questo Grace, ritorna."

Era la voce di Ashton, stava provando come ogni giorno a parlarmi.

In quel momento sentivo come la necessità di tornare indietro, ma non riuscivo. Volevo rispondergli ma non potevo, ero in trappola.

-Se solo ci fosse un modo per dirti quanto desidero tornare Ash, per dirti ancora una volta ti amo.- pensai, ma invano.

Mi addormentai in lacrime, pensando a quanto in maniera effettiva, lui fosse lontano da me.Due settimane dopo l'ultima volta che Ash provò a parlarmi, a farsi capire senza arrendersi, iniziai a vedere le cose da una prospettiva diversa.

"Solo tu puoi scegliere se continuare così, finirla qui, o andare avanti bambina. Dipende tutto da te" aveva detto la Mamma di Ash una delle poche volte che era venuta a farmi visita.

Aveva ragione.

Dipendeva tutto da me, e da nessun'altro.

Stava a me scegliere se tornare da loro, se andarmene o se restare in quello stato pietoso.

E ormai non sapevo più cosa fare, da un lato pensavo che andandomene, le cose sarebbero migliorate.. specialmente tra Ash e Lexi. Anzi forse era l'unica certezza che avevo, quella di morire.

Quando ti trovi a dover scegliere tu, tra tutte quelle voci che non sanno più nemmeno cosa sussurrarti.. preferisci sparire, andartene.. io mi sentivo così.

In quello stato gli unici sogni che potevo fare erano tutti ricordi, e oltre quel giorno non ce ne sono mai stati di nuovi o di migliori, solo buio.

Ricordare tutti gli insulti, i periodi bui, ricordare il dolore ogni volta che Ash partiva.. faceva venire ancora più voglia di andarsene.. ed effettivamente c'era anche una motivazione ben precisa, sul perché non tornare.

Non vedevo mia madre da quando ero piccola, forse questa sarebbe stata una buona occasione per farle visita, o meglio per tornare a stare con lei, per sempre.

Ero così tanto indecisa e confusa, avrei voluto un consiglio ma nessuno poté darmelo.

Giorno dopo giorno, pensiero dopo pensiero alla fine feci la mia scelta, aprendo gli occhi dopo un lungo periodo di chiusura, tornando a vivere e a vedere tutti i colori che per sette mesi, la vita mi aveva privato.

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