All'inizio tutto fu una gioia.
Ashton non riusciva più a trattenersi dalla felicità, papà e Lexi nemmeno.
Tutti furono felici al mio risveglio, tutti, tranne una persona.
Superato il primo giorno dal mio risveglio, dopo l'orario delle visite il dottore venne nella mia stanza, camminando lentamente..
Non è un buon segno quando calano la testa e iniziano a camminare piano, stava per arrivare per me il treno delle cattive notizie.
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-Signorina Grace io, sono uno dei quattro dottori che l'ha seguita per tutto il suo lungo tempo di gestazione, il Dottor Handrews.-
-Molto piacere dottore, lei mi conosce già ma io non l'ho mai vista hahaha, ho solo potuto udire di rado la sua voce.-
-La mia voce?-
-Si. mentre ero in coma alcune volte sentivo cosa veniva detto, sentivo le voci di tutti, ma solo a volte.-
-Questo è un segno positivo, o almeno lo sarebbe stato..-
-4 mesi fa, lo so.-
Il dottore mi guardò non capendo come potevo già sapere la risposta. Non si sarebbe mai aspettato un'anticipo delle sue parole da parte mia.
-Si riferiva al tumore, vero?- gli chiesi in tono calmo, preparato.
-Sapevo già di averlo. Come le ho già detto mi è capitato di sentirla parlare, e questa è stata una delle cose che ho sentito. Lo ha detto ad uno degli altri tre dottori, i parenti non sanno niente. giusto?-
-G-giusto ma.. la sua reazione..-
-E' piuttosto insolita vero? Si starà sicuramente chiedendo: come si fa ad essere così tranquilli e ad accettare di dover morire a breve? Beh mi creda dottore che io non l'ho accettato. Tutto è sempre dipeso da me, potevo scegliere se lottare invano o andarmene.. eppure ho scelto di restare, almeno per quel poco tempo che mi resta. Non avrei mai permesso a questa malattia, di separarmi dalla mia famiglia prima ancora che mi venisse diagnosticata. Il tumore è venuto per via di una flebo sbagliata, tre mesi dopo essere entrata in coma.. io avrei potuto vivere in quei tre mesi e poi dire addio, ma non mi è stato permesso.
Perciò ho deciso di tornare, per poter dire a mio marito almeno un'altra volta Ti amo, per poter far sapere a mia figlia che anche quando lei non mi vedrà io ci sarò sempre, per congratularmi con mio padre perché non avrei potuto avere famiglia migliore di lui.
Non potevo rinunciare a tutto questo. Per questo sono tornata, Per completare come io stessa desideravo.. la mia vita.-
Lo sguardo del dottore penetrò nei miei occhi. Quasi come se per qualche secondo la sua umanità fosse venuta a galla mettendo di lato il "Contenersi per via del lavoro". Non penso che sapeva cosa rispondere, rimase in silenzio, a guardarmi, quasi provando pena.
-Lei è molto bella Signorina Grace, è un peccato che una così bella ragazza venga sciupata a soli 24 anni.-
-ne ho fatti 25 se non mi sbaglio, e poi Dottor Endrews, ormai di bello in me non è rimasto nulla.-
-Lei non ha preso a pieno le mie parole Signorina Grace, intendevo che lei ha una bella anima. Per carità anche fisicamente è molto bella, ma il suo carattere, la sua anima in linea generale, è davvero bella, e anche forte.-
Sorrisi solamente alle sue parole.
-Quanto tempo mi è rimasto?-
-1 mese..-
-Grazie.-
Da quelle parole si scaturì un ovvia reazione, e in quel caso la mia fu quella di addormentarmi, sapendo già cosa fare giorno per giorno seguente
Nell'addormentarmi pensai a tutto quello successo mentre ero in coma... tutte le domande e tutte le rispose mai date.
La mia scelta di tornare, non riuscivo proprio a pentirmene ma... avrebbe fatto più male?
Lasciai ogni dubbio facendo spazio al sonno, che anche se strano mi veniva a mancare in modo assurdo.
Ad ogni risveglio, ad ogni giorno che passava sentivo sempre più la tensione nel dovermene andare.. speravo almeno che l'altro mondo non fosse stato come quella bianca stanza che mi ha accolto per mesi.
Guardavo i sorrisi degli altri e pensavo alla vita mia che a breve avrebbe ceduto, lasciando li il mio corpo ma non la mia anima.
Una flebo errata, quante probabilità potevano esserci?
Entrai in shock quel giorno, il mio corpo iniziò a sbattere nel letto come vittima di una possessione... mi riuscirono a salvare per poco, ma non a rimuovere del tutto la sostanza dal mio corpo.
Il corpo umano è così fragile, basta una goccia per disintegrare un muscolo, per ucciderti dall'interno... e a me quei residui di Chlornapazina mi stavano lentamente uccidendo già da mesi.
Cercai di non pensarci, nonostante ogni volta che chiudevo gli occhi sentivo il veleno scorrere nelle mie vene. Non c'è cura a prodotti cancerogeni come quello, e non è ancora stato spiegato il motivo di una flebo simile.
Io iniziavo a diventare sempre più debole, iniziai a mangiare sempre di meno, i capelli erano già caduti quasi del tutto... neanche la parola riuscivo più ad avere.
Sentivo che il mondo mi stesse sfuggendo di mano, come se tutto continuasse a scorrere, tutto eccetto io.
Ogni notte sognavo un ricordo diverso, chiedendomi se non fosse destino che dovessi morire così giovane.
I sorrisi, i racconti, il sole che continuava a splendere, era tutto un film per me, e nemmeno così tanto colorato.
Guardavo e sentivo gli altri distanti.. come se continuassi a vedere scene già accadute quando invece era il presente.. il mio corpo se ne stava lentamente andando, e io non potevo farci niente.
-Dobbiamo modificare la sua cura, signorina Patter. Non permetterò che lei muoia.- disse il dottore entrando di soppiatto, oltre l'orario di visita.
-c-come dottor Handrews?-
-La seguo da quasi un anno signorina Patter, sono otto mesi che lei è ricoverata in ospedale.. e non era venuta qui per farsi curare il cancro. Doveva semplicemente guarire dopo due lunghe operazioni alle gambe e tornare a casa, quello che le è successo è indicibile.-
-D-dottor Handrews credo sia stata una casualità, un errore di qualche specializzando.. non se la prenda con se stesso se non riuscirà a salvarmi..-
-Invece la colpa è mia Grace. Lo specializzando che gli ha cambiato la flebo quel giorno era sotto la mia tutela, e sbagliare una cosa così tanto banale portando una paziente alla morte, è indicibile. -
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Romansa"I suoi scarponi erano ancora sporchi di fango, il suo volto era distrutto dalla stanchezza. Non sapevo se odiarlo o amarlo ancora di più per quello che faceva ogni giorno, nel dubbio la nostra relazione dondolava sulla sottilissima soglia di entram...