Era finalmente arrivato quel giorno. Aspettavo il mercoledì come un bimbo aspetta la notte di natale.. non vedevo l'ora.
Presi il cellulare e non appena lo accesi vi trovai un messaggio di Ashton con scritto: "buongiorno".
Spostai una ciocca di capelli che mi ricadeva in avanti oscurandomi la vista. Sorrisi vedendo quel messaggio, che mi faceva sentire le sue braccia così vicine, faceva arrivare la sua voce dritta al cuore.
"Buongiorno" risposi.
Mi facevo ancora novecento problemi su come rispondere a una semplice parola e quasi sempre finivo col ricambiare.
"Oggi non potrò stare tanto, ci sono stati problemi qui e dobbiamo simulare anche oggi."
"simulare? per qui cosa intendi? quali problemi?
"calma generale haha. Dobbiamo creare delle simulazioni di guerre civili o comunque attacchi da parte nemica. Per qui cosa intendo, sai bene che non posso dirti dove sono. E io problemi sono stati che c'è una seria guerra civile in corso, qui."
Il mio sorriso tramutò in un'espressione vuota in quel momento. Leggendo capivo il grande rischio che correvano lui, Jason e gli altri ragazzi a stare li, che poi non si sapeva neanche dov'era, li.
"Allora cerca di prestare attenzione. Ci sentiamo appena puoi Ash."
"A dopo Generale"
Gli era venuta questa fissa di chiamarmi così, come se fosse un nomignolo o qualcosa del genere.
Per quanto non fosse uno dei nomignoli più dolci, adoravo essere chiamata in quel modo. Sottolineava il fatto che per lui non ero solo Grace, ma anche qualcos'altro.
Mi sistemai per uscire di casa per andare a scuola, scesi sotto per fregarmi il mio solito biscotto che io definivo colazione per poi uscire ma mio padre mi fermò sullo stipite della porta.
-Grace oggi non vai a scuola. C'è una persona che vuole vederti.-
-Una persona che vuole vedermi? e chi sarebbe?-
-Vai a questo indirizzo e bussa dicendo di essere la figlia del signor Patter okay?-
Mi porse un foglietto con su scritto un indirizzo che stava a pochi isolati da noi.
Chi voleva vedermi con tanta urgenza? non avevo nemmeno l'idea di chi potesse essere.
Feci due passi a piedi arrivando fino alla via e numero civico stabiliti. Mi avvicinai alla porta della villetta, del tutto curata e suonai.
-Chi è?-
-S-sono la figlia del Signor Patter!- risposi
Ci fu qualche secondo di silenzio ma poi una donna grassottella con i capelli tutti bianchi mi aprì la porta.
-Entra cara-
Feci come mi era stato detto, tenevo la testa e lo sguardo bassi cercando di sembrare il più indiscreta possibile.
-Ti starai sicuramente chiedendo perché ti ho fatta venire qui. Tè?-
-Nono grazie.- risposi subito dopo agitando una delle due mani
Come penso ogni signora che ti offre del tè anche se gli dici no alla fine te lo versa, così rimasi in silenzio fingendo un sorriso mentre la bevanda scorreva dentro la tazza. Mi preoccupai di metterci dentro due cucchiaini di zucchero, giusto per renderlo bevibile. Poi iniziai a sorseggiarlo tanto per farla contenta.
-Sono preoccupata per Ashton.-
Deglutii pesantemente quel poco di tè che mi andò di traverso. Ashton? come lo conosceva? improvvisamente il tè divenne buono e la discussione interessante.
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Romance"I suoi scarponi erano ancora sporchi di fango, il suo volto era distrutto dalla stanchezza. Non sapevo se odiarlo o amarlo ancora di più per quello che faceva ogni giorno, nel dubbio la nostra relazione dondolava sulla sottilissima soglia di entram...