Parte 12

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Le parole della "mamma" di Ashton mi erano rimaste profondamente impresse in testa. 

Erano rimaste impresse come le note di una canzone, continui a ripeterla per mille volte in testa e non smetti mai di pensarci, fin che non ne arriva una nuova.

E il ricordo di quella discussione risuonava proprio come le note di una melodia, che risuonavano in tutta la mia stanza ogni volta che ci pensavo.

Era passata qualche settimana, erano passati i mercoledì ma Ashton si fece sentire poco e niente. La sua voce, il suo esserci in generale sembrava troppo distante adesso.

Guardavo fuori dalla finestra e vedevo sempre le stesse immagini passarmi davanti, sempre gli stessi ricordi passati con lui. Non mi importava se erano quelli brutti o belli, era il ricordarlo accanto che mi dava sollievo.

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-Tesoro si può sapere cosa ti succede? sono settimane che non esci di casa-  

-Sto bene papà. Non preoccuparti.-

-E' per via di Ashton vero? ho indovinato?-

Mi chiedevo sempre come riuscisse a capirmi cosi bene mio padre. Gli raccontavo sempre tutto anche di Ashton, gli avevo accennato che era partito per questioni importanti, non gli avrei mai potuto dire che faceva il militare.

-Papà che vuoi che ti dica, si! mi manca.-

-Devi essere paziente Grace, ma fino a un certo punto.- aggiunse lui in tono calmo, forse anche troppo calmo.

-Che intendi con: fino a un certo punto?-  mi voltai a guardarlo, volevo capire cosa intendesse

-Intendo dire che forse dovreste chiuderla qui questa storia. Voglio dire lui è via per.. lavoro o quello che è da troppo tempo Grace. Sono passati quasi due mesi da quando è partito..-

-E con questo? io non intendo rinunciare ad Ashton solo perché è costretto a stare via.-  dissi in tono freddo e distaccato alzandomi, e guardando mio padre negli occhi

-Non puoi stare con qualcuno che non c'è mai per te Grace.- aggiunse lui col mio stesso tono

In quel momento non riuscivo a riconoscere mio padre. Lui mi avrebbe detto di lottare per stare con Ashton, di non perdere mai la speranza.. e invece questa volta deluse ogni parte della mia anima rispondendomi in quel modo.

-Non sei tu a scegliere con chi devo passare la mia vita.- 

Uscii dalla stanza senza degnarmi di guardarlo negli occhi, non potevo, con quella frase mi aveva delusa. 

Ero fermamente convinta che mio padre mi avrebbe appoggiata se gli avessi parlato di Ashton in tutto e per tutto, e invece no.

-E' inutile che eviti il mio sguardo Grace! Non puoi stare con qualcuno che non sai nemmeno dove sia in quel momento!-

-Non stiamo assieme intanto! E in ogni caso sono affari miei!-

-Non hai nemmeno idea di cosa voglia dire essere innamorati! Non fare la bambina e chiudi questa cosa prima ancora che nasca!- mi urlò contro

-Tu da quando è morta la mamma non sai più nemmeno cosa siano i sentimenti, invece.-

Lo sguardo di mio padre si tramutò subito, assieme al mio.

Lo guardai negli occhi, i miei erano in lacrime ma in quel momento non importava.

Uscii nel giardino per poi spostarmi nella solita piazzetta vicino casa. Restai li seduta su una di quelle banchine rovinate dal tempo, a piangere. 

Ogni volta che usciva il discorso "Mamma" scoppiavo a piangere. Non ne potevo fare a meno.

Mia mamma morì quando io ero piccola. Avevo all'incirca nove anni quando sparì nel nulla.

E' successo tutto in un giorno di pioggia... 

"-Grace fai attenzione per attraversare la strada.-  ripeteva lei mentre tuoni e lampi risuonavano per la strada. 

Il marciapiede, come la strada era bagnato fradicio e l'unica cosa che riparava le nostre teste era un piccolo ombrello nero a pois bianchi.

Mio padre era sul marciapiede opposto, era appena uscito da lavoro e ci fece cenno di attraversare per entrare in macchina, che stava proprio accanto a lui.

Il mio sguardo era rimasto incantato su una bottega, tutta illuminata da luci colorate che vendeva dolciumi o schifezze simili. Mia madre non si era accorta che, mentre lei iniziava ad attraversare la strada io ero rimasta ferma a guardare la vetrina di quello stupendo negozio.

Si fermò per qualche secondo notando che non ero vicino a lei, così subito mi chiese di raggiungerla.

-Grace! Sbrigati vieni qui!-

Sentendo la voce della mamma scattai immediatamente voltandomi verso la strada. Lei stava sulle strisce pedonali con una mano tesa verso di me.

Feci una piccola corsa verso la donna per non bagnarmi troppo, poggiai un piede nella strada.. ma quando scesi dal marciapiede per andargli in contro..

Due enormi fari illuminarono la strada, ormai buia per via dell'ora e delle fitte nuvole.. 

Mia madre non fece in tempo nemmeno a girarsi che l'auto gli arrivò contro. 

Fu un secondo, un fottuto millesimo di secondo. Non vidi neanche come gli arrivò addosso, trovai solo mia madre stesa a terra poco dopo.

-mamma!!- iniziai ad urlare con la mia voce stridula correndo verso di lei

-MAMMA!!- continuai sollevandogli la testa ma nessuna risposta da parte sua."

Era morta sul colpo, un impatto troppo forte per sopravvivere. 

Lo avevano ripetuto troppe volte i medici quella sera, troppe.

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Misi per l'ennesima volta una giacca nera. Ormai non mi andava più di vestirmi colorata, senza Ashton non aveva senso sprigionare colori, senza di lui anche le giornate, anche i miei vestiti diventavano più grigi.

Guardai per l'ennesima volta fuori dalla finestra, vedendo come le stagioni cambiavano e come Ashton non tornava.

Era come se mi facessi mille domande, tutte riguardanti lo stesso argomento.

Quanto bisogna scendere nella profondità della propria anima e soffrire, prima di scoprire che è nella superficie delle cose, nella semplicità, che la vita esprime il suo vero significato?

In quel momento io non avevo una superficie, solo un profondo abisso. 

Erano passati quasi tre mesi dalla partenza di quella, che io definivo la mia superficie, e ancora dopo tanto tempo aspettavo per tornare a galla.

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