Parte 02

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-devi scusarlo, é un tipo che non ama le buone maniere. - sussurrò gentilmente posando lo sguardo sul mio braccio arrossato.

Lo guardai negli occhi, semplicemente.  

Ero ancora scossa dal gesto fatto dal ragazzo di prima, così annuii e basta

-non è molto abituato a parlare con delle ragazze, è un tipo freddo, ma del resto deve esserlo per forza.- disse con un tono così rilassato,  ti faceva venire mille dubbi in testa, automaticamente dovevi chiedergli il perché di quegli atteggiamenti.

-come mai?- domandai insicura

-diciamo solo che non ha una vita facile- Mi rispose soltanto così,  quasi come se nella sua voce ci fosse un pizzico di malinconia,  in quel sorriso che sfoggiava mentre cercava di farmi capire.

Non sapevo come rispondere, rimasi in silenzio mentre il mio corpo era ancora poggiato al muro. Era così fredda quella parete, poche scritte la ricoprivano.

Erano tutte frasi strane, veniva difficile capirne il significato.

Quelle scritte le noti solamente in occasioni come queste, sei costretta a notarle perchè rimani sola con l'unica persona che in quel momento potrebbe farti del male, tu diventi la vittima, ma nessuno se ne rende conto.

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-sei sicura di aver sentito bene?-

-si Joelle, ho sentito bene.-

-mh, non so Grace.. il suo nome non mi è nuovo ma, voglio dire, per poco non ti picchiava- disse una delle mie compagne di classe, riferendosi all'incidente del giorno prima.

Gli avevo accennato della piccola discussione avuta con quel ragazzo, di cui sapevo solo il cognome.

Green.

Quella parola risuonava nelle mie orecchie lasciandomi ancora il ricordo della sua presa sul mio braccio, faceva male al solo pensare a quanto stringeva la presa.

-oh scusami- disse un ragazzo coi capelli neri come la pece dopo essermi accidentalmente finito contro.

-ah ma sei tu, come va il braccio?- domandò poi.

Era lo stesso ragazzo che ieri aveva impedito che il mio braccio si stritolasse. Così l'ombra di un sorriso si poggiò sul mio viso nel rivederlo.

-ciao, ehm bene credo- pronunciai in maniera leggermente impacciata mentre passavo lentamente l'altra mano sul braccio ancora dolente

Lui fece uno di quei sorrisi semplici e naturali, si poteva notare benissimo che non fingeva, era un sorriso vero.

-comunque io sono Thomas.- mi disse

-Grace- risposi

-è molto carino come nome-

le mie guance si colorarono di un leggero rosso scarlatto. Aveva un tono di voce così rilassato, esteso.

Non c'era neanche un briciolo di nervosismo, o di vergogna nella sua voce. Era tranquillo quando mi parlava come se ci conoscessimo da una vita, ma non era così.

-ancora la difendi Tom?- disse poi un ragazzo dai capelli castani chiari vicino al ragazzo dalla pelle scura.

Era lo stesso ragazzo del giorno prima.

Sentii una leggera fitta dentro nel vederlo. Non gli facevo poi molta simpatia e da ieri neanche lui ne faceva tanta a me, avevo deciso di evitarlo ma me lo ritrovai faccia a faccia già il giorno dopo.

-non vedi che è una che non si impegna? non arriverà al secondo anno e tu ancora ci parli?- osò dirgli per poi scoppiare in una spudorata risata.

Era esattamente la risata che viene fuori quando insulti una persona, ma ormai io ne ero quasi completamente immune.

Il mio corpo minuto e fragile, i miei capelli neri, i miei occhi, il mio carattere.. dava alla gente una di quelle risate, ci sono già passata sopra a insulti simili, e dopo essere stata calpestata non sentivo ormai più niente, quando ci ripassavano sopra.

-piantala- gli rispose poi Thomas.

-l'hai già trattata di merda ieri, ora non credi di esagerare Fletch?- disse.

Fletch? allora era questo il suo nome? il nome del mio nuovo calpestatore era questo? non mi trasmetteva niente. Solo rabbia che a sua volta veniva tramutata in paura.

Lui era così muscoloso. E io così minuta.

-dillo alla signorina che mi da del cazzone- disse spostando lo sguardo su di me questo Fletch

-non è mica colpa mia se in questa scuola non insegnano le buone maniere-

-perchè tu le conosci invece vero?- mi rischiai a chiedergli contro.

Sfortunatamente non sono una che tiene la bocca chiusa. Reagisco quasi sempre a meno che non sia qualcosa che faccia davvero male, a livello emotivo.

Lui mi guardò esattamente come mi guardava ieri. I suoi occhi si accesero di rabbia quando io gli risposi, e non ci volle tanto a trovarmi ancora una volta a contatto con una delle pareti di quella scuola.

In quel preciso momento, eravamo nel terzo corridoio a sinistra, dove si trovavano soltanto gli sgabuzzini dei bidelli e uno stanzino chiuso da anni. Nessuno andava li quasi mai.

Scantonò via Thomas che aveva cercato di fermarlo, poi il volume del mondo si abbassò vertiginosamente nelle mie orecchie.

Potevo sentire la potenza dei pugni che mi scapitava contro. Erano forti e arrivavano tutti di seguito. Io mi piegai in due accasciandomi sul pavimento sentendo fitte lancinanti sul ventre.

Era li che stava colpendo.

Mi prese per il braccio sollevandomi appena da terra

-spero che adesso hai capito, cosa intendevo quando dicevo che posso farti più male- disse gettandomi poi a terra.

In quel momento mi sembrò di essere una bambola di pezza, una bambola che veniva usata e riusata come se non potesse sentire niente.

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-come è andata la scuola?- domandò mio padre al mio rientro

-è andata.- risposi.

Non potevo di certo andargli a raccontare che mi avevano picchiata, sarebbe successo l'inferno, e io non lo desideravo.

Feci finta di mangiare ma in realtà ogni volta che mio padre si girava tutto il cibo finiva al cane. Si chiamava Holly, era con noi da due anni e penso che abbia mangiato più volte i miei pasti che i suoi croccantini.

Senza dire nulla dopo aver finito di mangiare salii in camera mia.

"spero che adesso hai capito, cosa intendevo quando dicevo che posso farti più male."

sentivo quella frase risuonare nella mia testa, e appena la sentivo le fitte allo stomaco tornavano, facendomi contorcere dal dolore.

Provai a dormire ma verso le 03:00 del mattino mi svegliai di soprassalto sentendo un forte dolore all'addome.

Mi alzai per controllare cosa fosse, sospettavo fossero le botte incassate la mattina precedente.

Mi sollevai dal letto e accesi una delle mie lampade, mi misi davanti lo specchio e mi sollevai l'ampia maglietta del pigiama.

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