Capitolo 14.

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Apro la porta della camera d'albergo e mi scosto per farla entrare. Mi levo scarpe e calze buttandole a un lato della stanza, e sbottono la mia camicia lasciandola aperta sul petto. Ana gira per la stanza armeggiando con l'ampia gonna dell'abito da sposa.
<< Che c'è? >> le chiedo. Lei si stringe nelle spalle. Mi guarda da capo a piedi e si morde il labbro. "Oh, piccola, ti capisco". Mi avvicino, Le prendo il viso tra le mani e lei stringe i miei polsi:
<< Sei bellissima.. >> le sussurro mordicchiandole l'orecchio. Lei geme. Si stacca da me non appena sente il mio cellulare che squilla, è una chiamata di Kate. Ana si protende per capire chi ha chiamato e guarda sullo schermo. Lei mi guarda:
<< La chiamo dopo.. >> mi dice. Sorrido, spengo il telefono e le metto le mani sul di fianchi.
<< Come sei impaziente.. >> le dico.
<< Tu no? Dopo cinque anni.. >>
<< Mi sembra che tu hai trovato il modo di intrattenerti. >> dico acido. Lei piega la testa:
<< Non parliamone più, per favore. Siamo qui, adesso. Questo conta. - dice e mi prende il viso tra le mani per baciarmi - Tu, invece, Mrs Robinson? Leila? >> mi chiede. Sbuffo.
<< No, Ana, nessuna. - dico - Nessuna, >> "solo te". Le prendo il viso tra le mani e la guardo.
<< Quindi, cosa vorresti farmi visto che non ti sei intrattenuta bene in questi cinque anni? >> le chiedo malizioso.
<< ehm.. Ti sei già spogliato, quindi, direi di fare lo stesso con me. >> dice indicando il vestito da sposa. "Oh, no"
Faccio un passo indietro:
<< Oh, no. L'unico vestito che ti toglierò sarà quello che indosserai per me. >> le dico e lei rimane sbalordita. Perché? Non pensava che volessi sposarla? Non ora, certo, ma tra qualche anno, si.
<< Ehm.. >> balbetta.
<< Vai in bagno e togliti tutti tranne scarpe e biancheria. >> le sussurro all'orecchio. Lei annuisce e va verso il bagno. Dopo 10 minuti non esce ancora. Sono seduto sul letto.
<< Ana? >> la chiamo.
<< si, ehm.. C'è qualche problemino qui.. >> dice.
<< Che succede? >> dico e aspetto una risposta che non arriva. Sento solo conati di vomito, istintivamente corro verso il bagno, apro la porta e vedo Ana accovacciata a terra che abbraccia il water. "Oh" vado verso di lei e le scosto i capelli.
<< Tranquilla, ci sono io, va tutto bene. >> le dico e lei riprende a vomitare.
<< Ssscusami. >> balbetta tra un conato e un altro.
<< Va tutto bene. >> le dico. "Oh, Povero amore mio."

Dopo qualche minuto i conati sembrano passare, siamo entrambi seduti sul pavimento, le accarezzo la schiena coperta dal bustino nel tentativo di rassicurarla.
<< Stai meglio? >> le chiedo.
<< Sto meglio - si gira e mi chiede - Ma possiamo andare dal medico? >>
<< Cosa? Perché? Non ti è passato? >>
<< Ehm.. No, si tratta di un'altra cosa. >> dice lei seria.
<< Cosa? >> le chiedo.
<< E se fossi... Incinta? >> chiede balbettando. "Cazzo". Mi crolla il mondo addosso. Merda. Incinta, intende di lui, del tizio, non potrebbe mai essere mio, non dopo che l'abbiamo fatto solo ieri. Cazzo. Mi alzo, mi rendo conto di camminare nervosamente per il bagno con la testa nelle mie mani. << Cazzo.. >> sibilo.
<< Christian.. - dice, non le rispondo - Christian? Christian? >>
<< Cosa c'è? Cosa c'è? >> urlo. Lei si stringe nelle spalle e comincia a piangere.
<< Avevi detto di aver preso la pillola! Non era vero? >> le urlo contro.
<< No, cioè, Si. Qualche volta potrei aver saltato.. Devi essermene dimenticata. >> dice circondandosi con le braccia.
<< Te ne sei dimenticata? >> urlo.
<< Christian.. >> dice.
<< Vestiti, andiamo in ospedale. Adesso. >>
<< Ho solo l'abito da sposa qui. >>
<< Metti un accappatoio. >>
<< E le scarpe? >>
<< Ti porterò in braccio. Andiamo! >> le dico severo. Lei si avvicina al l'armadio e si infila l'accappatoio. Merda, sembrava troppo bello per essere vero. Sta andando tutto a puttane! Mi infilo le scarpe e le calze, prendo il telefono e apro la porta. Ana arriva scalza fino all'ascensore e si raggomitola in un angolo per piangere. Vorrei consolarla, ma cosa posso dire? Cazzo, una donna le sente queste cose, o almeno così dice mia madre. Potrebbe non esserlo. Cazzo. Le porte si aprono e la prendo in braccio, si aggrappa forte a me, quando usciamo comincia a piovere, camminiamo qualche metro sotto la pioggia e raggiungiamo la mia auto. Per tutto il tragitto nessuno dei due ha il coraggio di parlare. Dovrei dire qualcosa? Cosa posso dire? Lei ha bisogno di me, cazzo, e io mi ritrovo per l'ennesima volta a fare l'adolescente incazzato. Le stringo la mano poggiata sul sedile in mezzo a noi, senza voltarmi, perché la sua espressione potrebbe farmi male davvero.

Arriviamo davanti all'ospedale, esco dall'auto e vado da lei per prenderla in braccio.

Ana & Christian • Il mio primo amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora