Capitolo 15

4.9K 165 6
                                    

Non essendo un parente mi chiedono di aspettare fuori, ma io insisto per restare dentro, contro la volontà dei medici. Il dottor Sullivan le ha fatto fare pipì su uno stecchetto e adesso stiamo aspettando il risultato. Ana è seduta sul lettino con le mani incrociate sul grembo, e fisse le sue unghie. Sono accanto a lei, in piedi. Tra poco sapremo la verità, e stavolta potrei perderla per sempre, davvero. Un bambino. Cavolo, come ha potuto dimenticarsene? Come ha potuto scordarsi di una cosa così importante? Le sue mani tremano, ha paura anche lei... Di perdermi? Di avere un bambino? Oh, ovvio, di avere un bambino. Le stringo la mano e le faccio uno sguardo di intesa, così lei accenna un sorriso. Cosa posso fare? Non potrei prendermi cura del bambino? Lei lo vorrebbe? Ma chi voglio prendere in giro.. Non potrei mai prendermi cura del bambino della donna che amo con un altro uomo, che non sono io. E poi, non so niente di bambini. Oh, basta, potrebbe non essere incinta. Il dottore, seduto alla scrivania, guarda il suo orologio e dice << Okay, adesso controlliamo. >> dice. È finito il tempo. Adesso lo sapremo. Potrei perderla o averla con me per sempre. Ana si mette dritta con la schiena e io le stringo più forte la mano, per darle forza, per darmi forza, per farci forza. Il dottore ci guarda ma non dice nulla, studia le nostre espressioni. << Positivo. >> dice. Cazzo.
<< Cosa? >> gli urlo contro. È incinta. Ana è incinta. Ana. Oh Dio. Oh mio Dio. Sento il mondo che mi crolla addosso. Le lascio la mano e mi rendo conto di camminare su e giù per la stanza. Il medico mi segue con lo sguardo. Non riesco a girarmi verso Ana, vorrei starle vicino. Ma cosa posso dire? Non so cosa pensare... Il solo pensiero di questo bambino, frutto della loro relazione, della mia Ana, della donna che amo e di uno che non sono io, di uno che non la merita.
<< Cazzo.. >> borbotto. Sento Ana scendere dal letto e avvicinarsi alla scrivania del dottore,
<< Cosa si fa in questi casi? >> gli chiede sottovoce. Ma che cazzo di domanda è?! Mi giro verso di lei, pronto a vedere la sua reazione, sembra sconvolta, piange, si circonda con le braccia e noto che le sue mani tremano. Beh, di certo non puoi dare la colpa ad altri. Il medico agita le mani e inizia a spiegare:
<< Beh, la gravidanza sarà all'inizio, approfondiremo fra poco e le spiegherò tutto nei minimi dettagli. Si stenda sul letto >> le dice indicando il letto. Che cosa voleva dire? Oh, no, le farà un'ecografia?! No, non posso vedere. Non ce la faccio. Non voglio vedere quel piccolo coso che me la porterà via, il figlio di quello.
<< Scusate.. >> dico avvicinandomi alla porta.
<< Incito sempre i padri ad assistere.>> dice il dottore. Mi giro, sia lui che Ana mi fissano, non posso starle vicino e guardare il frutto della relazione della donna che amo, che amerò sempre con un altro.. Mai.
<< Peccato che non sia io il padre.. >> dico e mi volto, mentre chiudo la porta sento Ana dire:
<< Christian.. >>. Chiudo la porta dietro di me ignorando la sua voce. Vorrei non essere venuto qui, vorrei essere rimasto a Seattle, a immaginarmi una Anastasia ancora innamorata di me, una che non fosse andata avanti, una che mi amasse più di tutto. Abortirebbe mai per me? Lo farebbe? Merda, ma che cazzo dico? Mi passo una mano tra i capelli. Devo lasciarla andare, stavolta sul serio. Andarmene senza guardarmi indietro. Adesso. No. Voglio dirle addio. Voglio sapere cosa pensa, voglio stringerla ancora una volta e poi me ne andrò. Lo giuro.

La porta di fronte a me si apre, Ana esce accompagnata dal dottore, mi alzo istintivamente, Ana stringe la mano al medico che mi fa un cenno di saluto e rientra nel suo studio. Avanza verso di me con le mani in grembo, è distrutta, ha il viso segnato dalle lacrime, non è più la stessa, non l'ho mai vista così, neanche dopo averla picchiata. Nessuno dei due parla per minuti interi, ci limitiamo a tenere gli occhi bassi.
<< Taylor ti ha preso dei vestiti e delle scarpe, puoi cambiarti in bagno. >> le dico mostrandole la porta. Lei si avvicina alle buste posate sulle sedie, le studia e prende i vestiti. Si avvicina al bagno e io la seguo, mettendomi davanti alla porta in modo da non far entrare nessuno. Dopo qualche minuto lei esce portando nella busta il suo accappatoio che portava qui quando è arrivata. La conduco verso l'uscita, quando siamo fuori dall'ospedale mi prende per il braccio e mi dice:
<< dobbiamo parlare! >>
<< qui? Non puoi aspettare di andare in hotel? >> sbotto. Ignora la mia domanda e dice:
<< Perché dici così? >>
<< Che hai intenzione di fare? >> le chiedo.
<< Non lo so.. - dice circondandosi con le braccia - Christian.. Io voglio stare con te.. Ti prego. >>
<< Mi preghi? >> le chiedo sottovoce.
<< Per favore. >>
<< Cosa vuoi, Ana? >> sbotto.
<< Non urlare per favore.. >>
<< Non urlare? Questo non è niente! Io vorrei spaccare tutto, vorrei uccidere quel bastardo che ti ha messa incinta, sicuramente per tenerti legata a sè! Vorrei togliere di mezzo quel coso, che hai dentro! Hai capito adesso? >> urlo.
<< No, ti prego. Christian, non fare così. Io pensavo.. >> sussurra
<< Cosa? Che sarei stato felice della tua gravidanza? Ma fai sul serio? >> le urlo addosso.
<< No. Credevo che tu, ti saresti preso la responsabilità, per restare insieme. Che gli avresti fatto da padre! >> dice seria. Scoppio in una risata isterica.
<< Oh Mio Dio! - dico passandomi una mano tra i capelli - Ma fai sul serio?? Io? Padre? Io che mi prendo cura di un figlio che non è mio e che hai concepito con un altro uomo?! Io che mi prendo cura di un maledetto bastardo che mi ricorda ogni giorno, anche solo respirando, che sei stata con un altro? Lo pensi davvero? >> le chiedo urlandole contro.
<< Christian? Pensi davvero tutto questo? >> mi chiede e inizia di nuovo a piangere disperatamente.
<< Ana, non piangere, non potrei sopportarlo. Per favore. >>
<< Pensi davvero quello che hai detto? >> mi chiede con tono severo.
<< Tu che ne pensi? >>
<< Non può essere possibile.. Dio, no. >> dice esasperata.
<< Tu non pensi che sia possibile? E io? Cosa Dovrei pensare? Ana, ti amo da sempre, non riesco a pensare che avrai un figlio con un altro che non sono io. >> dico.
<< Io pensavo.. >>
<< Pensavi che avrei accettato il bambino? Ana... Davvero? >> le chiedo. Pensa davvero quello che ha detto? Ma davvero?
<< Avevi detto che eri cambiato.. Pensavo che fossi cambiato.. >>
<< Non a queso punto, Ana! Non essere cieca! Apri gli occhi, cazzo! La soluzione è una.. >> le dico. Lei spalanca gli occhi.
<< Mi stai chiedendo di abortire? >> due con tono serio.
<< Non dovrei chiedertelo io.. >> replico calmo.
<< Mi stai chiedendo di scegliere? Mi stai dicendo che per stare con te devo abortire? >> mi chiede arrabbiata.
<< Non sei tu quella che deve essere arrabbiata! >>
<< Mi stai dicendo questo? >>
<< Non vedo come possa funzionare altrimenti.. >> dico. Spalanca la bocca. Restiamo entrambi in silenzio finché inizia a piovere. La pioggia cade su di noi.
<< Io non posso rinunciare a te, non di nuovo.. >> mi dice urlando sopra il rumore della pioggia. Mi avvicino e le accarezzo il viso:
<< Oh, Ana. Neanche io voglio perderti. >>
<< Non potrei vivere senza di te.. >>
<< Allora rinuncia a lui.. >> le dico diretto.
<< Non vivrei con questo rimorso. >>
<< Allora è così, stavolta sono io che non posso darti ciò che voglio. >> dico, e le lacrime cominciano a scorrermi sulle guance, le sento nonostante la pioggia che cade su di noi.
<< No! Christian, no, ti prego. >> mi dice. Mi avvicino a la bacio, con passione, assaporando ogni minuto di quell'ultimo bacio. Ricordo quando la baciai in ascensore la prima volta, non avrei mai pensato che saremmo arrivati qui, a questo punto. Io la amo così tanto, più di quanto avrei immaginato e devo lasciarla andare, di nuovo. Amore mio, perché siamo destinati a lasciarci sempre? Perché non possiamo stare insieme? La lascio andare. Lei mi fissa. Le prendo il viso e siamo fronte contro fronte << Ana.. >> sussurro.
<< Christian.. >> sussurra.
<< Ti amerò per sempre, Ana. Non dimenticarlo mai. >>
<< Oh, Christian. Anche io. Solo te, per sempre. >> dice. Faccio un respiro profondo, la stringo un ultima volta.
<< Addio, amore mio. >> le dico senza fiato, mi giro e senza voltarmi indietro mi avvicino all'auto, dico a Taylor di portarla a casa e inizio a correre nella direzione opposta cercando di dimenticarmi di lei, del suo ricordo.

Ana & Christian • Il mio primo amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora