Capitolo 45..

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| Anastasia. |

« Grazie, Anastasia, sei sempre così gentile con me! » dice Joseph chiudendo le cartelline dei manoscritti che abbiamo visionato.

« Figurati, mi fa piacere aiutarti. » rispondo. Un Forte rumore alla porta spegne il mio sorriso, Christian piomba nella stanza all'improvviso facendomi alzare di scatto in piedi. Il suo sguardo si sposta da Joseph a me, ripetutamente.

« Christian, che fai qui? » chiedo. È visibilmente agitato. Cosa sarà successo?

« Volevo vederti. Da sola. » dice serio, guardando Joseph. Credo sia meglio che lo mandi via io piuttosto che lui, in qualsiasi modo abbia in mente.

« Joseph, potresti lasciarci da soli? Per favore. » chiedo dolcemente e Christian mantiene la sua posizione, continua a guardare a terra.

« Certo, Ana! » dice alzandosi e prendendo i suoi documenti dal tavolo. Quando Christian sente 'Ana' la sua bocca si piega in una smorfia. È incazzato. Joseph esce dall'ufficio chiudendo la porta dietro di sè e mi avvicino a Christian che comincia a fare avanti e indietro per la stanza, passandosi una mano tra i capelli.

« Si può sapere che è successo? » chiedo incrociando le braccia. Lo fermo e gli prendo il viso tra le mani, ma lui mi scaccia spostandosi da me.

« Che ci faceva qui? » chiede con lo sguardo basso.

« L'ho aiutato con dei manoscritti, come facciamo sempre! Non hai risposto alla mia domanda.. » gli faccio notare.

« 'Come fate sempre?' » urla ripetendo le mie parole.

« Mi spieghi perché sei venuto nel bel mezzo della giornata a urlare contro di me che non ti ho fatto niente? » urlo. Lui sgrana gli occhi.

« Io non ho il diritto di venire a trovarti ma quel fottuto stronzo si? » urla.

« No, lo sai. Dimmi cosa è successo, per favore. »

« Elena è venuta alla GEH. » dice calmo.

« Cosa? Elena? Perché? » dico. Non capisco. Che gli avrà detto?

« Ha sparato cazzate su noi due, ecco cosa! E mentre io difendevo il nostro amore tu flirtavi con quel fottuto stronzo che non vede l'ora di che tu gli cada tra le braccia! » mi dice agitandomi un dito contro. Si passa una mano tra i capelli.

« Oh mio Dio! Non ho flirtato con lui, siamo colleghi! » dico. Lui continua a camminare su e giù per la stanza.

« Puoi calmarti per Favore e spiegarmi? » chiedo. Lui si gira verso di me.

« Si, andiamo a casa. » dice prendendomi la mano. Mi fermo e lui si gira verso di me.

« Cosa? No, è presto. Non posso andarmene così. » dico facendo cenno alla scrivania.

« Cazzo, Ana, vieni con me adesso o ti giuro che spacco tutto qui dentro. » dice a denti stretti.

« Christian, non posso semplicemente andarmene. » spiego.

« Ho bisogno di te, cazzo! Non riesci a capirlo? Voglio che vieni con me, adesso. » dice tirandomi di nuovo la mano per uscire. Lo fermo di nuovo.

« Stai veramente dicendo che preferisci aiutare quel coglione invece che venire a casa con me, dopo che ti ho detto che ho bisogno di te? Davvero? »

« No! Sto soltanto dicendo che devo lavorare.. Voglio che mi spieghi, non c'è bisogno di andare a casa. » spiego.

« Ho bisogno di andare a casa nostra con te, Ana! » sibila.

Ana & Christian • Il mio primo amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora