Capitolo 11

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1 settimana. 1 settimana che non vedevo o sentivo Calum. La settimana più brutta della mia vita. La settimana prima della fine dell'anno scolastico.

Dovevo smetterla di continuare a cercare di parlare con Calum, proprio come mi avevano consigliato Madison e Milena pochi giorni fa.

Ma invece io continuavo a chiamarlo per capire cosa avevo fatto di male.

Intanto avevo scoperto che era stato licenziato perché il preside si è accorto della nostra relazione e ovviamente ha dovuto dirlo a mia mamma, che ha deciso di spedirmi in Italia a studiare.

Quindi dopo questi 2 mesi andrò a Roma, dai miei nonni paterni.

Intanto io peggioravo, non mangiavo niente eppure ero sempre più grassa, avevo cominciato a chiudermi in me stessa, cercavo di costruirmi un muro dove avrei costudito il mio cuore e il mio piccolo mondo che non mi aveva mai delusa.

"Mi ha sentita signorina Shine?" mi richiamò la psicologa mentre si aggiustava gli occhiali sul naso.

Non ve l'ho detto? Mia mamma crede che sia entrata in uno stato di depressione che mi portava lentamente alla pazzia, per questo ha deciso di allontanarmi da tutti i miei amici facendomi fare un bel viaggetto in Italia, la verità invece era che nemmeno lei mi sopportava più.

"Si, certo, continui" mentii, non avevo ascoltato nemmeno una parola di quello che aveva detto.

"Bene, dicevo, quando andrà in Italia le farò continuare le sedute da uno psicologo che vive lì, ora vada il tempo è finito, ci vediamo la settimana prossima" mi informò aprendo la porta della piccola stanza mentre mi sorrideva, che cazzo si sorrideva poi?.

Uscii dalla camera rimettendomi lo zaino in spalla e uscendo dall'edificio ormai vecchio.

Decisi di chiamare mia madre per avvertirla che non sarei tornata a casa.

"Pronto?" mi rispose, potevo sentire il suo sorriso dall'altra parte del telefono, e il motivo del suo sorriso era Patrick il suo nuovo ragazzo, era stato lui a suggerirgli l'idea del 'viaggio', e i 'nonni' dove sarei dovuta andare erano i suoi genitori.

"Mamma, oggi torno più tardi a casa" l'avvertii aspettando una sua risposta.

"Ti vengo a prendere alle 17.30 davanti il parco" mi informò attaccando subito dopo il telefono, fanculo, sarebbe venuta tra mezz'ora.

Cominciai a camminare verso la gelateria poco distante dal parchetto, avevo sete e non avevo portato una bottiglia d'acqua con me.

Poggiai le mani sul bancone aspettando qualcuno che venisse a prendere la mia ordinazione.

"Salve desidera qualcosa?" mi girai verso il ragazzo alto che mi sorrideva dall'altro lato del banco.

Era molto carino e aveva i capelli neri alzati in una piccola cresta, gli occhi color cielo, e un piercing al sopracciglio, questo particolare mi ricordava tanto Michael, mi mancavano molto i ragazzi, ma anche loro mi ignoravano.

"Potresti darmi un bicchiere d'acqua?" gli chiesi cercando di essere gentile.

"Certo, ma non ti andrebbe un gelato?" mi chiese un pò preoccupato.

"No, ma perché me lo chiedi?" dissi aggrottando le sopracciglia confusa.

"Beh, sei molto magra forse-" non gli feci finire la frase, era solo uno dei tanti stronzi che mi prendevano per il culo.

"Sono affari miei" gli risposi andandomene via, non avevo neppure più sete ormai.

Camminai verso il parco osservando un ragazzo alto che parlava con Maya, assomigliava davvero tanto a Calum, ma quando si girò sentii il mio muro crollare, era lui.

Gli corsi incontro ignorando totalmente la figura di Maya.

"Perché?" gli chiesi ormai in lacrime, lui era il mio punto debole.

Niente, mi ignorava, nonostante fossi davanti a lui.

"Non puoi ignorarmi ora" dissi arrabbiata singhiozzando.

"Cosa vuoi?" mi chiese guardandomi con occhi più freddi del ghiaccio.

"Perché mi hai ignorato?" gli domandai pronta per una risposta.

"Non sono cazzi tuoi" mi rispose indifferente mentre Maya rideva dietro di lui.

"Almeno dimmi perché i ragazzi non vogliono parlarmi" lo pregai mentre mi asciugavo le lacrime, mi sentivo così stupida, gli avevo permesso di farmi piangere, di nuovo.

"Semplicemente gli stai sul cazzo" mi rispose senza guardarmi, non ha nemmeno il coraggio di dirmelo guardandomi.

Afferrai la bottiglietta d'acqua di un ragazzo che mi stava passando accanto gettando tutta l'acqua che c'era dentro addosso a lui.

"Che cazzo fai?!" urlò sbarrando gli occhi per la sorpresa.

"Sei solo un pezzo di merda, un coglione senza palle, non hai avuto nemmeno il coraggio di parlarmi e dirmi quello che succedeva in faccia, per colpa tua sono entrata in depressione, vado da una psicologa del cazzo Calum, ma la cosa che più mi fa incazzare è che per colpa tua io me ne devo andare dall'Australia, andrò a Roma, i miei rapporti con mia madre fanno schifo, e tutti continuano a prendermi per il culo, buona vita di merda Calum" gli urlai in faccia allontanandomi da lui.

"Fanculo Shine" mi urlò quella troia di Maya.

"Che strano, sento la voce di una succhia cazzi attorno a me, oh Maya sei tu" le urlai alzando il braccio e facendogli il gesto del vaffanculo allontanandomi.

Ora basta, niente più lacrime per coglioni del genere, avrei potuto perdonarlo immediatamente ma ha preferito fare lo stronzo, con me lui ha chiuso.

Ci vediamo all'inferno stronzo, pensai mentre entravo nella macchina di mia mamma.

HEYAAA
ciao a tutti volevo solo dire che questo è un capitolo di passaggio, quindi non picchiatemi se qui questi due si allontanano definitivamente, anche perché succederanno tante altre cose.
Spero che il capitolo ci sia piaciuto, anche se è un corto.
Buona giornata a tutti e ovviamente se avete suggerimenti scrivetemeli pure sarò felice di leggerli.

Professor HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora