Capitolo 17

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È passato qualche giorno dall'incontro con Calum, e sinceramente non potevo non pensare a quanto mi mancasse.

Presa dai tanti pensieri mi sedetti sul water del bagno delle donne mentre consumavo la mia merenda, non mi piaceva mangiare in mensa, e deprimermi in biblioteca mi faceva sentire ancora più male di ora.

Fra 10 minuti sarei dovuta rientrare in classe per l'ora di conversazione inglese, anche se poco fa la nostra professoressa si è trasferita, lasciandoci senza un professore che fino ad ora non hanno ancora nominato.

Mentre finivo il mio hamburger sentii la porta del bagno sbattere, sperando che nessuno si sia accorto della mia presenza.

"Hai visto il nuovo professore di conversazione?" disse una ragazza con voce eccitata mentre sentivo l'acqua uscire dal lavandino.

"Si,mi scoperei lui e il suo accento" disse un'altra ridacchiando, facendomi capire che sarebbe stato meglio non imparare l'italiano in quel momento.

Quindi il nuovo professore era giovane, chissà da dove veniva, la loro conversazione mi incuriosì talmente tanto da uscire dal bagno subito dopo di loro, recandomi prima del dovuto in classe.

Quando entrai in aula la borsa del nuovo professore era l'unica cosa che c'era dentro, così ne approfittai per sedermi all'ultimo banco nella fila vicino la finestra.

Mi infilai le cuffiette nelle orecchie coprendole con i miei, lunghi e lisci, capelli bruni.

Dopo qualche minuto la piccola stanza si riempì completamente sotto i miei occhi che si spalancarono quando incontrarono quelli del nuovo professore davanti la porta.

"Buongiorno ragazzi" disse Calum avvicinandosi alla cattedra, non sembrando stupito dal vedermi lì.

Mentre il bruno si sedeva dietro il grande banco di legno, potei sentire molte ragazze commentare cose tipo "oh mio dio se sapessi dove abita sarei già nel suo letto".

Ad ogni commento mi innervosivo sempre di più, decidendo di alzare la mano per chiedere di uscire da quella stupida classe.

"Si, signorina Shine?" Mi chiese vicino la lavagna interrompendo la sua spiegazione.

"Potrei andare un attimo in bagno?" gli domandai a testa bassa.

"Si, va bene" mi rispose per poi ricominciare a parlare di quello che stava spiegando prima.

Uscii velocemente dalla classe, dirigendomi verso il bagno.

Aprii la porta ritrovandomi delle ragazze di quinto davanti.

"Ragazze c'è la sfigata" disse la più alta facendo ridere le altre, mentre finiva di aggiustare il suo rossetto estremamente rosso.

Senza dire niente rimasi immobile mentre si avvicinavano a me.

"Chi era il ragazzo di ieri, il tuo psicologo?" mi chiese di nuovo la bruna mentre altre due ragazze mi alzavano da terra, tenendomi bloccata al muro per le braccia.

Non risposi, continuai ad osservare il pavimento ora non più sotto i miei piedi.

"Cos'è oltre le vene ti sei tagliata anche la lingua?" rise di nuovo insieme alle altre due che mi alzarono ancora un pò dal pavimento per poi lasciarmi cadere violentemente.

"Resta giù, è quello il tuo posto" mi urlò ridendo la ragazza dal rossetto rosso mentre mi lanciava qualche calcio nello stomaco, per poi uscire dal bagno.

Mi alzai dolorante dal pavimento mentre raggiungevo a stento il lavandino, osservando il mio riflesso nello specchio sopra di esso.

Il sangue che usciva dal mio naso mi sporcava il labbro superiore, e le lacrime non volevano bloccarsi.

E proprio mentre pulivo il sangue sul mio viso, sentii passi decisi dietro le mie spalle, e qualcosa mi diceva che non era una ragazza.


Professor HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora