IRIS

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La notte era scura, si distingueva a malapena una figura che camminava lungo il lago.


Il cappello a punta le copriva il bel volto infestato di rughe, oscurandole gli occhi verdi come lo specchio d'acqua illuminato dalla luna.


Non osava voltarsi, per vedere quel complesso di marmo bianco che le infrangeva il cuore ogni volta.


Si fermò ad osservare la propria immagine riflessa, mentre i ricordi di sempre affioravano nella mente.


«Sei incantevole Minerva».


Gli occhi azzurri del suo amato erano posati su di lei.


I capelli scuri sfumati di grigio era raccolti in un stretta crocchia come al solito, ma l'esile corpo della professoressa McGranitt era avvolto in uno splendido e aderente vestito verde scuro che le risaltava il viso candido e gli occhi chiari.


Una collana d'argento le ornava il petto, il ciondolo le sfiorava l'incavo del seno.


Il corsetto stretto evidenziava la sua figura slanciata, da cui la gonna s'apriva a campana.


«Grazie Albus», non poté fare a meno di rispondergli, trattenendo il rossore che imponeva prepotentemente di tingerle le guance.


Sarebbe stato troppo adolescenziale.


Le ossute e affusolate dita di lui le sfiorarono la guancia. «Se sei pronta andiamo».


Accarezzò la sua barba grigia e lo seguì senza commentare.

And I'd give up forever to touch you
Cause I know that you feel me somehow
You're the closest to heaven that I'll ever be
And I don't want to go home right now

Il salone era stato perfettamente addobbato per l'occasione.


Le enormi sculture di ghiaccio e la neve che scendeva dal soffitto richiamavano il clima all'esterno del castello, molti tavoli decorati da tovaglie argentate stavano lungo i lati della stanza, lasciando il passaggio centrale libero.


Appoggiò la mano sulla sua e fecero il loro ingresso tra gli studenti ammutoliti.


«Non credo sia stata una buona idea», borbottò la donna.


Lui si era limitato a sorriderle. «Fidati di me».


La musica si era propagata nella sala dolcemente. «Mi concede questo ballo?».

Gli sorrise maliziosa. «Me la pagherai».

And all I can taste is this moment
And all I can breathe is your life
Cause sooner or later it's over
I just don't want to miss you tonight

Le loro mani erano una nell'altra, con la sinistra le stringeva delicatamente la vita.


«Non era questo che volevi, Minerva?».


«Certo, ma non immaginavo lasciasse i nostri studenti così sgomenti», si giustificò.


Albus ridacchiò, «Se ne faranno una ragione».


Appoggiò il viso sul suo petto, lui la strinse più forte. «Tutto ciò è completamente assurdo».


«Non mi è mai importato di quello che pensa la gente».


Lei rise. «A me sì, invece».

And you can't fight the tears that ain't coming
Or the moment of truth in your lies
When everything seems like the movies
Yeah you bleed just to know your alive

Non riuscì ad imporsi di non voltare lo sguardo sulla tomba di marmo.


Lui era lì dentro, freddo come ghiaccio.

Si avvicinò titubante e lasciò scorrere le mani nodose sulla lapide gelida. Le sue dita percepivano ciò che vi era inciso. Il suo nome. Il giorno della sua morte. Il giorno che aveva rovinato le loro vite. Che li aveva separati. Per sempre.


And I don't want the world to see me
Cause I don't think that they'd understand
When everything's made to be broken
I just want you to know who I am


Lacrime trasparenti come aria rigarono le guance scavate dal dolore.


Albus non c'era più. Il suo cuore non c'era più.

Ma da qualche parte, qualcosa in lei rinasceva, come una fenice dalle ceneri.


La speranza che, un giorno, sarebbero stati di nuovo insieme, che le sue mani avrebbero sfiorato di nuovo il viso di lui e che le loro labbra si sarebbero incontrate.


In fondo, la speranza è l'ultima a morire.

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