CENERENTOLA (2^parte)

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Cenerentola (piangendo):- Non spero più, non posso più credere in nulla.-
[...]
Fata- Suvvia, asciuga quelle lacrime. Non puoi andare al ballo in questo stato!-
Cenerentola - Al ballo? Ma io non ci vado...-
F - Sì che ci andrai, ma dobbiamo sbrigarci!-


"Come posso essere stata tanto stupida?" si maledisse mentalmente la donna, torcendosi le mani.
Si era dimenticata la boccetta dell'inchiostro aperta e l'abito era poggiato sulla scrivania. Per far arieggiare la camera, aveva aperto la finestra ed era uscita un attimo dalla stanza.
Il vento decise di aumentare proprio in quel momento e la boccetta era caduta di lato, rovesciando l'inchiostro verde, che aveva macchiato buona parte del vestito.
Provò a farlo Evanescere, a staccarlo dall'abito, insomma a toglierlo in qualche modo, ma nessuno degli incantesimi funzionava.
Prese la boccetta in mano e lesse l'etichetta: "Inchiostro permanente a prova di incantesimi.".
-Permanente. Permanente! PERMANENTE!- urlò, alzando sempre di più la voce.
Si buttò sulla poltrona e si prese la testa fra le mani.
Basta era finito prima di cominciare. Non avrebbe ballato con lui, il suo sogno non si sarebbe avverato. Aveva perso l'occasione, forse l'unica, per poter stare insieme, almeno una volta. E tutto per una stupida boccetta di inchiostro.
Non poté impedire alle lacrime di scorrerle lungo le guance scarne.
Qualcuno bussò alla porta:
- Minerva, ci sei?-.
Era Pomona.
Lei si asciugò velocemente il viso.
- Entra.-
Appena entrò, notò subito gli occhi rossi dell'amica.
- Cos'è successo?-
Per tutta risposta, l'amica le indicò il vestito. Pomona guardò il vestito, poi il suo sguardo tornò sull'amica. Buttò la testa all'indietro e scoppiò a ridere.
- Tutto qui? Dai, asciuga quelle lacrime, non puoi andare al ballo in questo stato.-
- Ballo?- chiese l'altra, isterica. - Ballo? Secondo te posso andare al Ballo col vestito in quelle condizioni? E' Inchiostro Permanente!-
Pomona cominciò a frugarsi nella tasche, dentro il cappello.
- Ma dove diavolo l'ho messa? E' strano, eppure la porto sempre con me!-
- Ah.- aggiunse, sbattendosi una mano sulla fronte. - L'avevo messa da parte.-.
Ed estrasse la bacchetta dalla manica.
Minerva sorrise. L'amica era sempre stata una terribile disordinata.
La Sprite prese la mira, agitò la bacchetta e il vestito tornò come nuovo.
- Come...come?- balbettò l'altra.
- Sai quante volte mi sono macchiata con questo, da ragazza!- rispose semplicemente.
- Però attenta.- aggiunse, puntandole la bacchetta contro. -L'effetto dura solo sei ore, quindi, considerando che ora sono le sette, l'incantesimo si spezzerà a mezzanotte.-
La McGranitt annuì. Sei ore le bastavano eccome!

***

Appena scese le scale, sentì gli occhi di tutti puntati addosso a lei. Abbassò lo sguardo, rossa in volto, ma la maschera le copriva comunque tutto il viso. Era una maschera bianca, con lunghe e finte ciglia e le labbra rosse, e una lacrima argentata che scendeva lungo la guancia destra. Le labbra erano leggermente aperte, in modo da poterle permetterle di parlare chiaramente e gli occhi verdi erano in netto contrasto con il bianco della maschera. Per quella sera, aveva lasciato i capelli corvini sciolti, che ondeggiavano intorno al viso.
Nessuno l'aveva riconosciuta semplicemente perché nessuno avrebbe mai creduto che la professoressa, in fondo, poteva essere così bella. Ogni volta mortificava il suo corpo con vesti lunghe e larghe e mantelli svolazzanti. Nessuno capì che la donna dalla figura alta e longilinea era la McGranitt.
Lei cercò subito l'uomo nella stanza e lo riconobbe subito. Aveva una veste porpora e una maschera buffa, con un ghigno beffardo stampato sulle labbra, le guance arrossate e un'espressione stupita. Dietro la maschera, la barba si vedeva comunque, bianca e scintillante.
Si diresse verso una finestra della stanza e rimase lì, ferma, come in attesa di qualcosa (o meglio, qualcuno...).
Di colpo, le luci si abbassarono, illuminando solo il palco. Comparvero quattro ragazzi, che presero gli strumenti, e una ragazza, che andò al microfono. Cominciarono a suonare.
Lei rimase per molto tempo a guardarlo ballare con altre accompagnatrici, sospirando. Poi non ne potè più, e si voltò verso il vetro, per guardare la luna.
Poi d'un tratto, i musicisti cambiarono canzone.
Era una musica dolce, che fece sciogliere Minerva come neve al sole.
Sentì qualcuno batterle leggermente un dito sulla spalla. Si girò e per poco non crollò a terra.
Era lui, accidenti! Sentì il cuore accelerare e battere talmente forte che temeva che anche l'uomo potesse sentirlo.
Le fece un piccolo inchino.
- Mi concede l'onore di questo ballo?-
Oh, Merlino! Albus Percival Wulfric Brian Silente le stava chiedendo di ballare! Davanti a tutti. Senza farsi notare, agitò la bacchetta.
- Ne sarei davvero onorata.- Ma la sua voce non era la stessa di sempre: era più profonda e aveva un leggero accento tipicamente londinese. Non voleva farsi riconoscere.
La prese per mano e la condusse via dalla finestra. In un primo momento lei pensò che la stesse portando al centro della Sala, poi si accorse che invece erano diretti verso il terrazzino.
- Preferisco non intralciare i ragazzi.- le disse, alludendo agli alunni che si muovevano titubanti per la pista da ballo, con il loro accompagnatore.
Cominciarono a ballare e lei si fece trascinare da quella musica.

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