UN LIBRO

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Il vento fuori dalla finestra scuoteva violentemente gli alberi, che si piegavano sotto la sua carezza invisibile. Le fronde oscillavano, le foglie dorate e vermiglie si spargevano nell'aria.
Minerva guardava lo spettacolo dal suo ufficio, gli occhi persi nelle increspature prodotte dalla brezza sulla superficie scura del Lago Nero.
La sua mente vagava, libera come le folate d'aria gelida fuori dalla finestra.


You've been on my mind
I grow fonder every day
Lose myself in time
Just thinking of your face.

Posò gli occhi sul libro che stava leggendo, l'indice infilato tra le pagine per non perdere il segno.
Si trattava di un volume Babbano, dalla copertina rovinata e consunta; lo aveva trovato nella libreria del padre poco dopo la sua morte, quando si era recata alla vecchia canonica a Caithness, dove aveva trascorso la sua infanzia.
Il libro aveva attirato la sua attenzione per la rilegatura in cuoio scuro, la pelle rovinata agli angoli e, lungo il dorso, il titolo inciso in caratteri dorati sulla copertina: "Jane Eyre".
Non aveva mai sopportato le storie d'amore, soprattutto quelle malinconiche e sdolcinate in cui la protagonista si strugge per un amore non corrisposto e sminuisce il proprio valore per un uomo.
Non si sarebbe mai abbassata a tanto, non avrebbe mai permesso ad un uomo di sminuirla: era una persona e, in quanto tale, doveva essere rispettata.
Non sopportava gli uomini boriosi e saccenti, che pretendevano di ottenere tutto ciò che desideravano anche solo per caso: come il possedere una donna qualsiasi e usarla a proprio piacimento, ritenendola semplicemente un trofeo da esibire finché ne avessero voluto.
Eppure non riusciva a staccarsi da quel libro: qualcosa all'interno, intriso nelle pagine ingiallite dal tempo, attirava la sua attenzione in maniera irresistibile.
In fondo Minerva sapeva che quella storia parlava anche di lei. Lo sapeva, nel suo cuore, ma non aveva il coraggio di ammetterlo.
"L'amavo molto, più di quello che avessi il coraggio di dire, più di quello che le parole potessero esprimere", sapeva che quelle parole erano incredibilmente vere, ma si ostinava a negare a se stessa che si era inesorabilmente innamorata.


God only knows

Why it's taken me so long to let my doubts go,
You're the only one that I want.


Non era il sentimento che si era sempre immaginata: frivolo e mutevole. Non era il sentimento descritto nei romanzi rosa, era diverso da qualsiasi definizione di quel tipo di storie.

Si era radicato nel suo cuore con discrezione, senza che se ne accorgesse e aveva timore ad ammettere di amare perché sapeva che il suo amore non avrebbe potuto essere corrisposto.


Egli era tutto ciò che avesse mai immaginato - intelligente, cortese, affabile e tenero -, ma era conscia del fatto di non contare nulla per lui.

Era semplicemente la Vicepreside, semplicemente una sua collega, la collega di Albus Dumbledore.


"Ogni sentimento buono, sincero, forte che provo trova il suo centro in lui. So che devo nascondere i miei sentimenti; devo soffocare la speranza; devo ricordare che certo non prova grande interesse per me. Devo dunque ripetere di continuo che siamo separati inesorabilmente: pure, finché ho respiro e vita, non posso non amarlo", quelle parole le trafiggevano il petto dolorosamente; per quanto potesse negarsi quel tipo di sentimento e per quanto potesse cercare di nasconderlo con tutte le sue forze, Minerva non poteva fare a meno di amarlo.


"Il suo viso era l'oggetto che più amavo vedere in una stanza, illuminava più del fuoco più ardente"; ogni stanza ben illuminata si rischiarava ancora di più alla sua presenza, ogni sorriso trovava un riflesso nel suo volto, ogni sua lacrima era una delle proprie.
Lo amava, lo amava e lo amava; non avrebbe mai smesso di farlo, anche se sapeva di non essere corrisposta.
Si concentrò sulla pagina che stava leggendo; ogni parola pareva appartenerle, ogni frase le gonfiava il cuore di quel sentimento che le era stato sconosciuto fino ad allora.
Qualcuno bussò alla porta.
«Avanti», mormorò automaticamente e lui fece la sua entrata: la barba bianca dai riflessi argentei, gli occhi azzurro cielo schermati dagli occhiali a mezzaluna, un sorriso cordiale in volto.
«Buonasera Minerva, sono venuto a complimentarmi per il tuo articolo su Trasfigurazione Oggi. Ti disturbo?».
«Per niente, Albus. Stavo leggendo un libro, per evitare di oziare».
«Di che libro si tratta, se posso chiedere?».
«Una storia Babbana che ho trovato nella libreria di mio padre».
«Interessante, amo le storie Babbane. Di che parla?».
«E' la storia di una ragazza orfana di nome Jane Eyre», gli rispose, evitando accuratamente i particolari.
Albus si avvicinò alla sua scrivania, dove il libro giaceva con il dorso rivolto all'insù.
Lo esaminò attentamente, gli occhiali a mezzaluna scivolarono un poco lungo il naso adunco.
«Hai sottolineato delle frasi brillanti, i miei complimenti».
Minerva lo ringraziò a bassa voce, imponendo a se stessa di non fissare il pavimento con aria colpevole.

Fanfictions Silente - MinervaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora