Capitolo 2

3K 161 2
                                    

Dicembre 2010
E poi i One Direction furono eliminati. E a tutti loro, seduti sul divano Tomlinson si spezzò il cuore.
I ragazzi erano arrivati terzi, erano usciti da X-Factor e vederli abbattuti faceva davvero male.
Ma poi la notizia del contratto con Simon, l'inizio della carriera e la situazione si ribaltò. Tutti erano così entusiasti e Lauren non vedeva l'ora che Louis ritornasse a casa, a Doncaster. Era così orgogliosa di lui.
Lauren si era svegliata quella mattina con il sorriso sulle labbra. Sapeva che Louis sarebbe tornato oggi e lei era così eccitata.
Riuscì a vestirsi ancora più in fretta del solito, senza curarsi del fatto che la casa potesse non essere vuota. Scese le scale di corsa e si fermò di botto, quando vide suo padre seduto al tavolo della cucina che faceva colazione.
"Buongiorno" disse lei, con voce glaciale.
"Dove stai andando?" le chiese burbero.
"Louis è tornato".
Il padre non rispose neanche e Lauren pensò che doveva essere una mattina positiva per quell'uomo. Non se ne curò e uscì di casa, giusto in tempo per vedere una macchina che parcheggiava nel vialetto dei suoi vicini.
E poi un ragazzo scese dalla macchina. I suoi immancabili pantaloni rossi e il ciuffo perfettamente liscio sulla fronte. "Louis!" urlò, andandogli incontro.
Il ragazzo si voltò verso la voce e un sorriso gli illuminò il viso. "Laurie!" disse a sua volta, prima che la ragazza lo raggiungesse e lui la stringesse a sé.
La ragazza affondò il viso nel suo collo. "Dio, quanto mi sei mancato" borbottò.
"Anche tu, Len" disse lui, facendole storcere il naso.
"Non chiamarmi così, Boo" ribatté. Louis rise e alla ragazza scaldò il cuore.
E poi, dopo tutti i convenevoli i due si erano ritrovati sul letto di Louis, uno a fianco all'altro a guardare il soffitto.
Louis aveva iniziato a raccontarle la vita dentro al loft, quanto fossero splendidi i ragazzi e quanto gli fosse piaciuta quell'esperienza.
Era rimasta tutto il tempo in silenzio, se non per dirgli che era orgogliosa di loro, che erano stati grandiosi o per fare dei piccoli commenti di apprezzamento.
Louis iniziò a parlare di ogni singolo ragazzo: Zayn, di Bradford, il ragazzo sexy. Liam, quello intelligente. Niall, l'irlandese divertente e poi Harry.
E a quel punto Lauren si mise sul fianco, con una mano sotto al viso e gli occhi puntati su Louis.
"Come è successo?" chiese lei semplicemente. Vide perfettamente il dolce sorriso che si formava sul viso del ragazzo.
E poi si voltò anche lui mettendosi nella stessa posizione, per poterla guardare negli occhi. "E' fantastico" aveva detto.
Lauren aveva fatto un verso entusiasta. "Io lo sapevo! Era ovvio che lo sapevo! Avanti, raccontami tutto".
Louis rise e iniziò a parlare di quel ragazzo dai capelli ricci, così dolce e innocente e di come gli avesse rubato il cuore fin da subito. Era partito dal loro primo incontro nel bagno e Lauren si indispettì per non averglielo detto subito all'epoca.
"Era solo un ragazzo incontrato nei bagni. Cosa dovevo dirti?" fece Louis, esasperato.
Laurie sorrise e lo incitò a continuare. Lui raccontò dei White Eskimo di Harry e di come anche loro avessero partecipato, come i The Rogue, a quella competizione.
E da lì era stato un susseguirsi di eventi che avevano inevitabilmente portato al bacio, al loro rapporto e a come gli altri ragazzi l'avessero presa bene.
"Dio, sono così felice per voi! Siete bellissimi insieme, lo sai?" disse lei, senza fermare l'entusiasmo.
"Grazie" sorrise lui. "E tu? Cosa hai fatto in questi mesi?" le chiese poi.
"Ho seguito voi" sussurrò, abbassando lo sguardo.
Louis scoppiò a ridere. "Bene. E per il resto? È tutto ok, Laurie?" chiese, diventando improvvisamente serio.
Lei sospirò e tornò a guardarlo. "Sì. Niente più del solito. Cioè, niente di così problematico. Penso che sia il suo periodo buono".
Lo sguardo del ragazzo si fece più duro, ma annuì senza dire una parola.
Restarono un po' a guardarsi, poi Louis tornò a parlare. "Lauren... devo dirti una cosa".
La ragazza vide il suo sguardo serio e iniziò a preoccuparsi.
"Io e i ragazzi. Sai, il contratto di Simon... e inizieremo a lavorare..." balbettò.
"Lou, che stai cercando di dirmi?" chiese lei, accigliandosi.
Louis sospirò. "Mi trasferisco a Londra. Andrò a vivere con Harry" disse.
A Londra. "Oh" disse soltanto la ragazza, abbassando lo sguardo.
"Ho già programmato tutto e anche la mamma è d'accordo. Staremo tutti e cinque a Londra" continuò.
Lauren lo ascoltava a fatica. Pensava solo che dopo quei mesi senza di lui, adesso lo avrebbe perso di nuovo.
"Laurie... dì qualcosa" fece lui, prendendole il mento con le dita e guardandola negli occhi.
"E'... è giusto" rispose a bassa voce.
Louis poteva vedere perfettamente quanto ci fosse rimasta male e nonostante tutto stava cercando di dire la cosa giusta per lui.
"Vieni con noi. Trasferisciti anche tu" le propose.
La ragazza spalancò gli occhi. "Lou... io... lo sai che non posso" disse, nel panico.
"Perché no? Non hai niente da perdere qui. Avanti, Len. Potrebbe essere una soluzione" continuò lui.
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime e Louis sospirò.
"Oh, Laurie. Mi dispiace. Vieni qui" e l'abbracciò.
"Lou. Io devo stare qui. Non posso..." disse tra le lacrime.
Louis sospirò, ma non disse nulla. Per il momento preferiva rimanere soltanto in quella posizione.

---------
Louis aveva trascorso le vacanze natalizie con la sua famiglia, mentre le sue cose venivano impacchettate a poco a poco. Lauren era contenta del fatto che avrebbe potuto almeno trascorrere il compleanno di Lou come ogni anno e di poter salutare il 2010 insieme al suo migliore amico.
Avevano passato molto del loro tempo anche con gli altri loro amici di Doncaster. Ogni momento era ideale per festeggiare il ritorno di Louis e il suo successo.
Fu anche in quel frangente che la ragazza conobbe Harry per la prima volta. Il ragazzo era andato a trovare Louis e la sua famiglia. Anche Johannah sapeva ormai del rapporto che si era creato tra i due e ancora una volta aveva mostrato quanto fosse una donna meravigliosa.
Lauren era stata così felice di incontrare Harry e vederlo accanto al suo migliore amico era una delle cose più belle e dolci che avesse mai visto.
Aveva dimostrato di essere completamente l'opposto di Louis e anche con Lauren era stato davvero carino. Insomma, la ragazza capì subito come avesse fatto a rubare il cuore di Louis. Nonostante la ragazza soffrisse per il fatto che Louis si stesse trasferendo, era davvero felice che potesse farlo con un ragazzo del genere.
---------
Gennaio 2011
Le vacanze erano finite e Louis era già pronto per partire. Lauren aveva cercato di passare il suo tempo con lui il più possibile, tanto da aiutarlo ad impacchettare tutta la sua roba.
La ragazza aveva sempre odiato i saluti. Specialmente quando la persona in questione era il suo migliore amico.
E così, per la seconda volta la ragazza dovette lasciarlo andare.
--------
Era passato quasi un mese da quando Louis aveva lasciato Doncaster e la vita della ragazza era tornata ad essere abbastanza monotona. Sentiva il suo migliore amico al telefono quasi tutti i giorni e più di una volta avevano intrapreso delle videochiamate. In alcune di queste, talvolta, spuntava anche Harry o riusciva a sentire le voci degli altri ragazzi, che evidentemente li avevano raggiunti all'appartamento.
Louis la teneva aggiornata su tutto e lei cercava di consolarsi in questo modo.
Continuava a lavorare normalmente e non di rado ragazzine della città entravano al negozio e le chiedevano del suo amico. Insomma, grazie alla sua presenza in negozio anche le vendite erano aumentate e Fred non poteva che essere entusiasta. Spesso, sbagliando anche il nome, lui stesso le chiedeva di Louis e di come se la stesse passando. Aveva capito, insomma, cosa significava essere l'amica di un ragazzo famoso, componente della boyband più famosa dell'Inghilterra.
-------------
Quella sera era uscita dal negozio più tardi del solito. Era rimasta a suonare un paio di strumenti e adesso era davvero stanca. Girò le chiavi nella toppa di casa senza pensare a nulla, se non al suo letto che l'aspettava, quando qualcosa colpì il muro vicino alla sua testa, mancandola per pochissimo.
"Dove cazzo sei stata?" urlò suo padre facendola sobbalzare.
"Io... ero al lavoro" sussurrò.
"Non mentirmi! Non si lavora fino a quest'ora! Dove cazzo sei stata?" continuò a urlare.
Lauren sentì che iniziava a tremare quando quell'uomo che si definiva padre le si era avvicinato e la puzza di alcool l'aveva travolta. Era tentata di uscire di nuovo fuori casa, ma il pensiero si era formulato troppo lentamente. Lui si era avvicinato talmente tanto che aveva alzato il braccio verso di lei. Cercò di ritrarsi, ma fu troppo tardi e l'unica cosa che sentì fu la sua mano intorno al suo collo, lì, nel punto più sensibile.
E poi le sue urla. Urla frenetiche: "Non toccarmi! Lasciami andare!" mentre cercava di respirare.
"Sta zitta!" e poi la mano sul suo viso pesantemente. La vista le si annebbiò e quella parte del viso iniziò a pulsare. Non riuscì più a distinguere le parole che gli stava rivolgendo. E poi la testa contro il muro violentemente e il buio che l'avvolgeva.
--------
Quando Lauren riaprì gli occhi le doleva tutto. Era distesa sul pavimento, vicino all'ingresso e la luce del mattino filtrava dalla finestra. Non poteva dire con precisione che ora fosse.
Cercò di alzarsi da lì e ci riuscì con fatica dopo qualche tentativo. Arrivò fino al bagno e si guardò allo specchio. Rabbrividì: aveva lo zigomo già di un colore indefinito, il suo mento era ricoperto di sangue uscito dal labbro spaccato e i suoi occhi erano cerchiati. E poi si catapultò verso il water, vomitando tutto quello che aveva in corpo.
Sospirò e alzandosi da terra si ripulì. Andò direttamente in camera sua e prese il telefono per avvertire Fred che non sarebbe andata al lavoro. Fortunatamente erano ancora le sette del mattino. Non si tolse nemmeno i vestiti e si distese sul letto, lasciandosi travolgere nuovamente dal buio.
--------------
Louis non riceveva alcun messaggio da Lauren dalla mattina del giorno prima. Non le aveva neanche risposto alle sue infinite chiamate e adesso era preoccupato a morte.
Non poteva neanche chiedere informazioni ai ragazzi della loro città. I loro amici non erano mai stati così legati a Lauren da sapere tutto ciò che sapeva Louis. Dopotutto era sempre stata lei a voler dire poco della sua vita privata agli altri e il ragazzo aveva rispettato la sua decisione. Gli altri conoscevano la situazione delicata e non si erano mai lamentati. A loro bastava divertirsi tutti insieme. E Louis era sempre stato il loro punto di contatto.
E adesso continuava a girare per il salotto con Harry che lo guardava in modo strano.
Quando finalmente il telefono che aveva in mano squillò e Lauren gli apparve sullo schermo, squittì e rispose velocemente.
"Laurie, dove eri finita?".
"Scusa Lou, stavo dormendo" rispose la ragazza con voce gracchiante.
"Cosa? Da sta mattina? Sono le tre e mezza del pomeriggio" disse con voce agitata.
"Lou, potresti parlare a voce più bassa, per favore?" chiese lei, portandosi una mano alla testa.
Al ragazzo gli si gelò il sangue.
"Lauren, cosa è successo?" chiese a voce più bassa.
"Niente, sono solo stanca". Bugia. Louis lo sapeva. Conosceva ogni suo tono di voce.
"Ti video chiamo".
"No! È tutto ok, davvero" si affrettò a dire la ragazza e Louis non si tranquillizzò affatto.
"Cosa ti ha fatto sta volta?" chiese sedendosi accanto ad Harry sul divano. Il ragazzo più piccolo iniziò ad accarezzargli la schiena.
"Sto bene".
"Lauren... ti prego" supplicò.
"Mi fa male la testa, Lou" si lasciò sfuggire lei.
Louis stava andando nel panico. "L'hai sbattuta? Dove? Ti ha colpita di nuovo?" chiese freneticamente.
"Lou, ti prego" fu la volta di lei.
"Laurie, ascoltami. Riconsidera la proposta che ti ho fatto. Hai 18 anni. Vieni qui a Londra da me. Per favore" disse il ragazzo, stringendosi a Harry, che iniziò a baciargli i capelli dolcemente.
"Ci penserò" fu la risposta della ragazza dopo qualche momento di silenzio.
E quella volta, lo avrebbe fatto davvero.
-------------
Due giorni. Ci vollero soltanto due giorni per prendere una decisione.
Non voleva più coprire i lividi sul viso con il trucco. Non voleva più avere paura di tornare a casa. Londra sarebbe stato un posto sicuro. Londra sarebbe potuta diventare casa sua. Sapeva che qualora avesse deciso di andarsene, non sarebbe più potuta tornare, ma doveva correre il rischio. Voleva continuare a vivere.
Il trasferimento era l'unica possibilità.
Quando Lauren comunicò la sua decisione a Louis, quello non poté fare a meno di esserne felice.
La cosa che stupì la ragazza fu il fatto che il suo migliore amico le aveva già trovato un appartamento.
Le rivelò che in quei giorni era stato in giro con Harry alla ricerca di un eventuale posto per lei. E l'avevano trovato. Era un piccolo appartamento non molto distante da casa loro. Louis le aveva assicurato che era adatto a lei. Accogliente e pieno di luce.
Lei era riuscita anche a parlare con Fred. L'uomo era rimasto parecchio male alla notizia di dover perdere la sua migliore e unica dipendente, ma lui stesso aveva visto fin troppe volte il suo viso nelle peggiori condizioni e consegnandole l'ultimo stipendio le augurò tutto il bene.
Lauren era preoccupata: sapeva che i soldi che aveva messo da parte con gli ultimi stipendi sarebbero bastati per l'affitto e per vivere tranquillamente nel primo periodo, ma sapeva che una volta a Londra avrebbe dovuto trovare un lavoro il più in fretta possibile.
-----------------
Era da giorni ormai che impacchettava la sua roba, riempiendo scatole e la sua unica valigia. Aveva fatto tutto senza che il padre lo sapesse e adesso era terrorizzata dalla sua reazione. Louis le aveva detto che sarebbe venuto a prenderla per l'ora di pranzo e l'avrebbe portata con sé a Londra.
Lauren non poteva crederci. Non riusciva davvero a pensare che stesse andando via da quella casa, lontano da suo padre. E aveva maledettamente paura che quel suo trasferimento sarebbe durato troppo poco.
Sentì il telefono che vibrava nella tasca e si affrettò a rispondere.
"Sono qui fuori. Vieni ad aprirmi?" chiese Louis dall'altro capo del telefono.
La ragazza non rispose neanche e scese le scale. Sapeva che suo padre non era a casa. La sera prima lo aveva sentito uscire, ma di certo non lo aveva sentito rientrare. Se era fortunata, avrebbe potuto scrivergli un biglietto con delle spiegazioni, nonostante non le meritasse.
Aprì la porta di casa e subito abbracciò il suo migliore amico, che le sorrise.
"Pronta?" le chiese.
Lei annuì e poi iniziarono a trasportare tutto dalla camera della ragazza alla macchina di Louis. Mancava l'ultimo scatolone. Era quasi fatta.
E poi suo padre tornò a casa. Louis e Lauren erano sulle scale quando la porta si aprì. Non appena suo padre li vide, la sua espressione cambiò.
"Che diavolo state facendo?" chiese, burbero.
"Me ne vado" disse lei, senza girarci intorno.
"Che cosa?" rise maleficamente l'altro, facendo rabbrividire la ragazza.
"Mi trasferisco. Ho raggiunto l'età per farlo" ripeté.
"Tu non puoi andartene" continuò quello stranamente tranquillo.
"Sì, che può" si intromise Louis.
"Tu sta zitto, Tomlinson. Immagino che sia stata un'idea tua. Quando prende decisioni del genere è sempre colpa tua" disse l'uomo, minaccioso.
"E' una mia decisione. E tu non hai il diritto di trattare Louis in questo modo". Lauren era così arrabbiata adesso e stringeva violentemente la scatola che aveva in mano, facendo diventare le sue mani bianche per lo sforzo.
"Io... cosa? Non ho...". Ma lui era ancora più arrabbiato di lei e si avvicinò alla ragazza.
Lei tremò, ma Louis le si parò davanti.
"Non toccarlo neanche!" urlò Lauren, quando suo padre si fece così vicino al ragazzo.
"Tranquilla, Laurie. Non lo farà. Sa che si metterebbe soltanto nei guai toccandomi" iniziò con sguardo duro. Poi continuò: "Senta un po' signor Frost. Provi a toccare ancora una volta Lauren e giuro che le faccio causa. Non l'ho fatto in dieci anni, ma posso benissimo farlo adesso. E penso che non le convenga, perché sappiamo benissimo entrambi che vincerei io. Quindi saluti sua figlia, perché sta venendo con me, che le piaccia o meno".
Quello serrò la mascella e guardò la figlia. "Non tornare più. Questa non è casa tua e io non sono più tuo padre" affermò.
"Io non ho più un padre da anni ormai" ribatté la ragazza con voce gelida. Il signor Frost rimase in silenzio e poi i due ragazzi uscirono di casa, passandogli accanto e senza rivolgergli uno sguardo.
Lauren e Louis posarono l'ultimo scatolone e salirono in macchina.
La ragazza guardò casa sua dal finestrino e sentì la tensione colpirla in pieno. Si lasciò sfuggire una lacrima solitaria.
Louis le toccò il braccio. "Tutto bene?" le chiese dolcemente.
Lei si asciugò la guancia e si voltò a guardarlo. Si sforzò di sorridere e annuì.
"Andiamo" disse alla fine. Era finalmente pronta per andare. Voleva e doveva crearsi una nuova vita. Era l'unica possibilità: una vita a Londra.

The Truth Behind Us (Niall Horan)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora