Capitolo 7

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Niall non riusciva ad emettere suono. Continuava a fissare il collo della ragazza, che incurante aveva poggiato la sciarpa sul tavolo.
Non che Niall non avesse mai visto una cicatrice, ma quella che stava vedendo per la prima volta su Lauren gli fece venire un brivido lungo la schiena. La forma di essa lasciava intendere che fosse stata generata da un qualcosa di affilato e sottile, forse un coltello. Quel segno era più chiaro rispetto al colore della pelle della ragazza e partiva quasi dall'attaccatura dei capelli per poi procedere e sparire oltre la sua maglia. Niall non riusciva a pensare a chi avesse potuto fare del male a Lauren e si chiese subito quando quello potesse essere accaduto.
Si sentì improvvisamente infuriato con chi avesse toccato la sua Lauren, così amabile, divertente e quando non era impegnata a fare la dura, anche dolce.
E mentre il braccio del ragazzo ricadeva lungo il fianco, Lauren attirata dal movimento alzò lo sguardo su di lui e si accorse finalmente dell'errore che aveva commesso. Guardò la sciarpa che teneva ancora con una mano. No. Non poteva essersi tolta la sciarpa davanti a Niall. Non davanti a lui.
Non sapeva neanche il perché del suo gesto. Non sapeva che cosa le fosse passato per la testa. E forse il problema era proprio quello: mentre si stava togliendo la sciarpa, lei non stava pensando proprio a nulla.
Il rumore della sedia che strisciava sul pavimento ruppe il silenzio tombale che era piombato in cucina, mentre Lauren si alzava in piedi di scatto. "No. No. No, no, no, no" iniziò a dire in preda al panico. Sciolse immediatamente la coda di cavallo, facendo ricadere i capelli in modo che la cicatrice venisse in parte coperta. "No. Questo non doveva succedere. No" disse, mentre le lacrime iniziavano a scendere sul suo viso. E poi si era voltata di scattò ed era uscita dalla stanza. E solo a quel punto Niall, che aveva gli occhi spalancati, riuscì a riscuotersi. Lasciò i tovaglioli sul tavolo e seguì la ragazza fuori dalla stanza. "Lauren!" esclamò, mentre lei entrava nel bagno al pian terreno e si richiudeva la porta alle spalle. Il rumore della serratura che scattava fece entrare nel panico il ragazzo.
"Lauren. Lauren, apri la porta" disse Niall, abbassando la maniglia con una mano, invano.
Il biondo riusciva a sentire soltanto i singhiozzi dall'altra parte della porta.
"Lauren, ti prego. Fammi entrare" continuava a ripetere, ma Lauren non era intenzionata ad ascoltarlo.
Niall poggiò la fronte sul legno freddo e cercò di mantenere al loro posto le lacrime che minacciavano di uscire. Quella era la loro vacanza, dannazione. Non doveva andare in quel modo.
"Rennie, per favore. Piccola, va tutto bene. Aprimi la porta, ti prego" disse alla fine, il più dolcemente possibile.
Ci furono parecchi secondi di silenzio e Niall sospirò. Poi lo scatto della serratura, che lo fece sobbalzare e staccare di colpo dalla porta. Non capì come fosse riuscito a convincerla, ma l'importante era che lo avesse fatto.
Aspettò qualche altro secondo prima di dire: "Sto venendo dentro, ok?" nonostante non sopraggiunse alcuna risposta.
E poi delicatamente abbassò la maniglia, aprendo leggermente la porta e intrufolandosi all'interno.
Lauren era in un angolo per terra, con le ginocchia al petto, facendosi più piccola possibile. Tremava in modo incontrollabile e Niall poteva sentire i suoi singhiozzi attutiti.
Si avvicinò alla ragazza, ma lei allungò un braccio davanti a sé.
"No! Non avvicinarti. Non toccarmi. Non guardarmi: è orribile. Sono così orribile" disse, senza guardarlo.
E Niall non riuscì a fermare alcune lacrime silenziose che erano scappate via dai suoi occhi.
"Tu non sei affatto orribile" disse, avvicinandosi lentamente.
Si abbassò sulle ginocchia a pochi centimetri da lei, ma Lauren continuò a piangere e se era ancora possibile continuava a spingersi contro la parete.
"Ti prego, non avere paura di me. Non ti farò del male" sussurrò Niall.
Lei alzò la testa lentamente, incrociando gli occhi arrossati con quelli del ragazzo.
"No. Mi dispiace, questo non doveva succedere. Sono così orribile" ripeté, tirando su con il naso.
"Ehi" disse Niall dolcemente, cercando di toccarla, ma lei si ritrasse e il ragazzo poté sentire una fitta dolorosa che lo investiva. "Non userei mai quell'aggettivo per te, Lauren. Non dirlo neanche" rispose sempre con voce dolce.
"E' colpa mia. È colpa mia" iniziò a ripetere Lauren, abbassando di nuovo lo sguardo e il capo. "E' solo colpa mia". Sembrava quasi quella volta in cui Niall era stato raggelato dalla scena nel salotto di Louis ed Harry, quando soltanto Louis era riuscita a calmarla dopo il suo incubo.
Niall cercò di toccarla di nuovo, ma sortì lo stesso effetto di qualche secondo prima. "Babe, non lo è" cercò di rassicurarla. "Sai che puoi fidarti di me. Sono qui per starti accanto, Rennie" continuò. E non si accorse nemmeno di aver usato quello strano nomignolo per la seconda volta. Ma Lauren lo fece.
Le parole che Niall aveva usato riuscirono a farle rialzare il volto. "Niall" sussurrò, tirando su con il naso e tornando a guardare il ragazzo più piccolo davanti a sé.
"Sono qui" disse, facendole un sorriso triste. Poi aprì le braccia e Lauren ci si tuffò dentro senza pensare, cingendogli il collo con le braccia. Niall cercò di non cascare e sospirando la strinse a sé. Improvvisamente qualcosa le era scattato nella testa e lei voleva soltanto toccare il ragazzo. Voleva stare al sicuro e gli abbracci di Niall l'avevano sempre fatta sentire in quel modo. Niall era accogliente. Niall era protezione.
Lauren continuava a piangere in modo più silenzioso, quando lui si era alzato in piedi e passandole un braccio sotto alle ginocchia, la sollevò e la condusse fino in camera sua.
La fece distendere sul suo letto e dato che la ragazza non aveva la minima intenzione di lasciarlo andare, si sistemò accanto a lei.
La testa di Lauren si adagiò sul suo petto e a Niall sembrò di essere tornato a Sydney, quando nel cuore della notte si era ritrovato la ragazza nella sua camera d'albergo.
Quella volta era stato un brutto sogno a renderla così. Adesso invece, era stata la scoperta della sua cicatrice. In entrambi casi si erano trovati in quella posizione e il ragazzo iniziava a pensare che sarebbe potuto rimanere in quel modo per il resto della sua vita.
Piantala, Niall! Non è il momento di pensare a quello, il ragazzo si disse mentalmente. Adesso doveva solo aiutare la sua migliore amica.
Senza neanche riflettere iniziò ad accarezzarle i capelli, ma Lauren si irrigidì. "N-non toccarla" disse con voce atona e Niall si rese conto che la sua mano era vicina al punto sul collo.
"Mi dispiace" disse a bassa voce, spostando la mano dai suoi capelli alla schiena e iniziando a fare cerchi rassicuranti.
Rimasero in silenzio per parecchio tempo, tanto che Niall si chiese se si fosse addormentata. Il biondo continuava a chiedersi chi potesse aver portato tanto dolore a Lauren, lasciandola a pezzi e decisamente fragile.
E poi Lauren iniziò a parlare. "Avevo sei anni quando è successo".
Niall sentì il cuore che gli martellava nel petto. "Lauren, non devi se non vuoi..."
Sentì la ragazza che scuoteva la testa. "E' giusto che sappia anche tu".
E poi iniziò a raccontare.

The Truth Behind Us (Niall Horan)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora