21.

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Guerra.

Mi infilai un paio di pantaloni al volo e mi spettinai i capelli davanti allo specchio. Ciao Guerra.
Ma ci volevo prendere in giro, Guerra era morto. Dodici mesi precisi oggi ma la catena umida sul petto mi faceva ancora rabbrividire.
Mi sparai la schiuma da barba sulle guance.
Ero assorto nei miei pensieri quando Sophie entró in bagno.
Mi abbracciò da dietro e mi bació una spalla.
Sorrisi.
"Renditi presentabili. Stanno salendo gli amici che aspettavi." Mi arruffò i capelli.
"Cosa?" Mi voltai a guardarla con un sopracciglio inarcato.
"Hanno detto di essere tuoi amici e di essere attesi."
"Non aspetto nessuno" sbuffai
"Dai amore, non sapevo avessi degli amici. Non vedo l'ora di conoscerli." Uscì dal bagno.
"Appunto." aprii l'acqua gettandomela sulla faccia. "Aspettami, arrivo. Chissá a chi hai aperto." Risi nervosamente e seguii Sophie fuori dal bagno.

Loro erano li, come nei miei peggiori incubi, immobili davanti ai miei occhi.
Non lasciai trasparire alcuna emozione, mi si era improvvisamente seccata la gola.
"Jack!" Carestia mi saltó al collo. "Ciao..." mormoró contro la mia spalla.
Sophie alle sue spalle sorrideva.
"Car... Eveline." Le misi le mani sille spalle e la allontanai.
"Andiamo, bello. Morte ci aspetta in macchina." David mi indicò la porta e afferró la maniglia.
Un brivido mi percorse. Morte?
"No, fermati. Aspetta. Cosa stai dicendo? Io non vengo da nessuna parte con voi..." ancora non riuscivo a capire.
"Jack..." Sophie mi si avvicinó accarezzandomi una guancia, cunfusa quando me. "Che succede?"
"Oh scusate. Non mi sono presentato adeguatamente" si inchinó Pestilenza con un sorriso da gatto sulle labbra. "David Mcbeetee. Onorato. E questa è mia sorella" allungó la mano per prendere quella di Sophie.
"Non toccarla."
Lui sollevó un sopracciglio poi alzò le spalle e si voltó verso la porta "Andiamo."
"Neanche per sogno! Adesso avete bisogno di me? Dopo un anno? Vaffanculo."
"Un anno?" Carestia mi si avvicinò lentamente.
"Ma ti si é fuso il cervello, Guerra?"
"È passato un anno figli di puttana. Senza un messaggio o una chiamata!"
"Jack... Non sono passati neanche due giorni..."
"No..." non potevo indietreggiare oltre, ero arrivato con le spalle a muro. "Andatevene... Ora."
David cercó i miei occhi serio più che mai "No."
"Pestilenza esci da casa mia." mi ero ripromesso di lasciare Sophie all'oscuro di tutto e intendevo continuare a farlo.
Evitai il suo sguardo mentre David usciva.

Chiusi gli occhi cercando di mantenere la calma mentre nuvole di tensione e rabbia aleggiavano intorno a me, minacciose come un temporale estivo.
Sophie mi prese le mani.
Spalancai gli occhi "Allontanati ti prego! Ti prego stai lontana da me... Salvati." Mancava pochissimo alla rottura, la mano tremava.
"Jack..." mi accarezzò le labbra "Sembrano avere bisogno di te..."
"Io..." Cosa? Lei non sapeva niente. Non doveva sapere niente. Chi la faceva parlare così? Cosa stava succedendo? Io volevo solo una nuova vita. Pensavo di essere morto, di essere diventato umano, di aver finalmente vissuto.
"Immagino che quella sia la tua vita..."
Non aveva più i suoi occhi.
È stato tutto un sogno, tutto questo?
"Torneró." Bugiardo.
Lei annuì. Avrei fatto in modo che dimenticasse tutto, anche me stesso. Sempre che qualcosa di quello che ci circondava fosse reale.
Mi avvicina alla finestra e guardai fuori la strada. Ana era appoggiata alla portiera aperta di una macchina e con lo sguardo alto fissava il mio viso dietro il vetro.
"Torneró..." sussurrai senza distogliere lo sguardo da lei.
"Ti aspetteró..." ti prego no, non farlo...

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