27.

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Guerra.

"No, non lì, piú giú."
"Qui?"
"No merda! Ho detto braccio non spalla."
"Hai detto su tutto il braccio, Jack..."
"E allora? Chi cazzo se ne frega... non partire così in alto."
Stringo gli occhi e aspetto l'ago sulla pelle.
"È l'undicesimo, Jack."
"E tu sei un tatuatore di merda. Ce la fai? Non morirò." Oddio, che battuta. Potrei anche ridere.
"Intanto sono nove anni che ti fai tatuare da me"
"Che sono un coglione si sa."
Øve sospiró "Sino a dove lo vuoi, allora?"
"Sino al polso. Copri tutto."
"Non copro altri tatuaggi. Soprattutto se non li ho fatti io. É contro la mia politica."
Sospirai. "Non te lo avrei permesso comunque..." sussurrai guardando il luchetto.

Perché non mi devo ricordare mai un cazzo?
Non ce la faccio più ad essere sballottato da un vita all'altra senza un senso. E poi a non ricordarmi mai cosa è successo e perchè mi sono ritrovato in una realtá che non è la mia.

Avvertó l'ago e chiusi gli occhi
Øve partì con il disegno sul braccio.
Glielo avevo disegnato su un foglio, bellissimo. Sarebbe stato l'amore di tutti i tatuatori. Tranne di Øve, lui non era nemmeno un tatuatore.

Rappresentava l'ultimo sogno che avevo fatto. Risaliva a una settimana fa. Non sognavo da allora...
Forse era una goccia di sangue che cadeva nella sabbia e alzava la polvere. Forse non era un cazzo di niente.

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