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Guerra.

Afferrai il cellulare tirandolo fuori dalla tasca con un movimento veloce. Come la pistola di un cowboy.

Lessi il messaggio. Chiusi gli occhi cercando di mantenere la calma. Era anche troppo che ero in quel bar e sentivo odio e rabbia che stillavano da ogni contatto delle labbra con un bicchiere. Sono sempre stato un problema tra la gente. Ma non é mai stata totalmente colpa mia. Perché l'uomo é troppo stupido.

Aprii la porta del locale per uscire proprio quando il rumore di vetri in frantumi mi indicava l'inizio di una prima rissa. Richiusi la porta ovattando il fracasso. Come letto nel messaggio lei era lí davanti al locale ad aspettarmi. Non avevo piacere nel vederla. Ma immaginavo che la cosa fosse reciproca.

Mi accesi una sigaretta e mi appoggiai ad un palo. Le braccia conserte senza degnarla di uno sguardo.

Mi si avvicinó "Ciao Guerra..." sussurró al mio orecchio.

"Non chiamarmi cosí."

Si allontanó storgendo la testa e sollevando le sopracciglia "E come dovrei chiamarti allora?"

"Jack. Mi chiamo Jack. Jack Hammel"

"Sappiamo entrambi che non é cosí" rise

Strinsi i denti. Non ne volevo piú sapere di loro. Avevo deciso di vivere la mia vita come una persona normale.

"Non é male questo nuovo corpo..." sorrise accarezzandomi il profilo della mascella

La scansai irritato "Cosa vuoi, Carestia?"

"Ci ha chiamati. Non l'hai sentita?"

"Una bella rimpatriata di vecchi amici? Non ci penso neanche."

"È un ordine."

"Non prendo piú ordini da lei..."

"Infatti da mesi continui ad aggirarti pigramente in qualche regione insignificante facendo litigare gli uomini come adolescenti..."

Mi tolsi la sigaretta dalle labbra con rabbia "C'é la guerra! In molti posti nel mondo. Non la senti nell'aria?" gridai

Lei sorrise seriamente. Si sciolse i ricci rossi lasciandoli cadere sulle spalle. "Sai dove trovarci" mi voltó la schiena allontanandosi.

Rimasi fermo a guardarla. Repressi la rabbia come avevo imparato a fare. La ingoiai. Feci un ultimo tiro dalla sigaretta gettandola a terra e spegnendola con la punta del piede. Uno dei tatuaggi sul braccio inzió a prudere. Arrotolai la manica sentendo le vene pulsare. La serratura nera si colorava di rosso. Come da contratto. Una serratura senza chiave. O per lo meno non ero io ad averla. Perché queste sono le conseguenze di un patto stretto con la morte.

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