19.

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Pestilenza.

Non avevamo camminato molto prima che un fascio di luce accecante ci investisse.
Un improvviso vociferare ci circondò e mille occhi... mi sentivo un topo in trappola.
Ero ancora un po' abbagliato e avevo delle brutte impressioni.

Morte ci teneva dietro al suo mantello come per proteggerci da qualcosa.

Io e Carestia vedevamo poco mentre le lucine blu occupavano ancora il nostro campo visivo.

Scansai Morte facendo un passo in avanti. Barcollai. Lei mi afferró per la maglia ributtandomi indietro "Stai al tuo posto" sibiló. Caddi per terra strusciando le ginocchia, ipantaloni mi si strapparono. Imprecai.

Delle gradinate si illuminarono. La luce riflettè sulla mia targa di metallo.

"Cavalieri."
Una ola di voci silenziose si alzó dal tribunale.
Ma che cazz...

Sollevai lo sguardo ansimando. Le mani sul pavimento freddo e ruvido. Cercavo di fissare tutti i volti inutilmente. Erano volti? Erano umani? Erano dei?
Erano sicuramente troppi e molti oscurati. Spaventosi. Non capivo più niente. Mi girava la testa e mi bruciava la gola.

Qualcuno avanzava verso di noi. Avevo le orecchie ovattate. Non capivo niente. La labbra di Morte si muovevano.
Volevano essere pagati? Non era questo il nostro piano! Non era questo!
Cosa vogliono da noi?

Lei indietreggiava coprendoci.

Mi alzai traballando. Carestia mi sorresse e rimanemmo vicini.
Erano sempre piú vicini.

Di nuovo il niente e il tutto. La luce. E mi abbagliai. Poi caddi a terra battendo la testa contro il terreno polveroso. La catena si spezzó e la mia targa cadde rimbalzando con suono metallico. *La malattia non viene solo da fuori* si ricoprí di polvere.

Perché si sa... Anche le catene si spezzano. E i ricordi si sporcano di polvere e sangue.

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