26.

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Pestilenza.

Spinsi forte un paio di volte sull'asfalto accelerando sullo skate.
Sollevai il piede e allungai la mano. Mi aggrappai alla targa dell'autobus blu lasciando che mi trainasse per qualche metro.
Alla curva davanti a casa lasciai la presa inciampando e rotolando a terra.
Mi alzai con poca naturalezza raccogliendo lo skate consumato.

28 anni buttati nel cesso.
Senza un lavoro. Senza una relazione stabile.
O meglio... Una relazione di un'ora al solito bar che sembrava abbastanza stabile con una tipa poco raccomandabile.
Uno schiffo, insomma.
Una sbornia colossale. Due relazioni alquanto stabili con un wc di una stazione di servizio.
Pestilenza era morto.
Chissá da quanto, poi.

Che palle. Avevo perso la connessione del tempo, non sapevo dove fossi nè da quanto tempo. Non sapevo neanche chi ero. Ero umano?
È una vendetta questa.
Qualcuno vuole farci vedere quanto fa schifo la vita. Ma io non voglio combattere la vita.
A me piace la vita, lo giuro. Se solo sapessi che gusto ha...

Sará difficile ma mi devo adattare a questa che una vita non è. Assomiglia di più ad un purgatorio. Tutto meglil della Morte.

Morte...
Tanto il luchetto non brucia piú. Fine. Stop. Tutto finito. The end. Sono destinato a restare qui per l'eternitá.

Entrai in casa. Non la mia. Chissá come stava mia sorella...
Chissá che viso aveva adesso il mio Jack...

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