13.

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Guerra.

Presi ció che era rimasto intatto e mi incamminai deciso ad allontarmarmi il piú possibile da loro. Camminai per un po'. La strada bolliva e ondeggiava sotto i miei piedi. Mi girava la testa mentre lucine blu mi danzavano davanti al campo visivo. Il cellulare scarico in tasca.

"Dove vai tutto solo, Guerra?"

Non ascoltare quella voce. Non ascoltarla. E' solo un miraggio. Hai sete e sonno. Non ascoltare la voce.

Un fottuto angelo mi atterró davanti.

Avevo rivonosciuto quel tono melenso.

"Vieni con me." suadente e caldo

"No" sussurrai

Stava assorbendo tutte le mie forze. Caddi sulle ginocchia. Abbassando la testa. Chiusi gli occhi. Strinsi il pugno che avrebbe avuto il guanto. Guerra, Guerra! È questo il tuo potenziale? È questa la tua vera natura? Stai soccombendo!

Stava entrando nella mia mente.

"Solo io e te..." la sua voce. Perchè c'era la sua voce nella mia testa? Le sue labbra. Ana. Morte. La mia morte. In tutti i i sensi. Stava strappando quei pochi ricordi che mi erano rimasti di lei. Ai quali mi aggrappavo con tutte le mie forze. Non sapevo più come si amava. Forse non lo avevo mai saputo.

Lei che entrava nel mio bar, le sue gambe perfette. Bella come poche. Non so quando. Non so in che vita. Non lo ricordo più. "Sono tornata per restare" le sue labbra sulle mie. "Sarai di nuovo il mio cavaliere dell'apocalisse? Andiamo in guerra, Guerra" Il suo sorriso.

La sua faccia iniziava a deformarsi...

A svanire...

Urlai per il dolore alle tempie.

Mi presi la testa tra le mani mentre le sue parole sbattevano contro i muri della mia scatola cranica.

Non riuscivo a reagire.

"Ti prego basta... Basta!"

Sentivo la polvere in bocca. La gola secca. Il tatuaggio che bruciava. Mi stava cercando. Ana...

Urlai tutte le forze che mi restavano.

"Hai una resistenza incredibile, Guerra" quel figlio di puttana in piedi ergeva su di me. Quel sorriso angelico e bastardo. Sfrugava nella mia testa come nelle sue tasche in cerca di qualcosa che avevo protetto gelosamente fino a quel momento.

I palmi mi reggevano ancora dal crollare del tutto. I muscoli tesi delle braccia tremavano facendo risaltare le vene come se stessero per scoppiare. Il suo viso stava sparendo. Cedetti cadendo sui gomiti. Precipitai sul terreno secco. Un fascio di luce passó sopra la mia testa. Confusione. Solo rumori e luci. Poi quel mantello. E lei seduta accanto a me. E' un miraggio Jack. Non cedere. Non credere.

"Jack." mi prese il viso tra le mani "Guerra guardami."

Caddi. Mi prese sollevandomi e appoggiandomi sulla sua spalla.

Lei mi stava guardando. Era entrata bella mia testa ristabilendo l'ordine. Stava cacciando tutto quel dolore. Non riuscivo a identificare i suoi lineamenti. Non vedevo piú niente.

Sparí nella sua nuvola trascinandomi con se.

Mi svegliai dopo poco in una stanza bianca e spoglia di qualsiasi cosa. Davanti a me un vetro me la faceva intravedere. In piedi davanti ad un tavolo e uno scrigno aperto. Mi sollevai sui gomiti. Mi girava la testa.

Stavo per perdere di nuovo i sensi. Vidi una luce rossa. Lei che si avventava contro un muro con i pugni chiusi. Urló.

Poi scivoló per terra. Forse stava piangendo. Ma non era possibile.

E' questo quello che succede a una persona dopo che per anni non ha provato sentimenti. Se li ritrova tutti insieme in un solo momento. Enormi e travolgenti. Come una grandinata. Odio verso se stessi. Verso il mondo. Amore. Parole mai dette. Coltellate al petto e sonno...

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