14.

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Morte.

Che strana sensazione. Quasi morbosa. Ho avuto una pessima idea. Mi ero ripromessa: meglio essere temuti che amati. Ma davanti ai suoi occhi... dove stavo leggendo tutto quel dolore... e la causa ero solo io. Mi scossi. Mi stavo rammollendo.

Entró barcollando in cucina. Io e Pestilenza seduti a tavola.

Si appoggió allo stipite della porta "Dove... Dove siamo?"

Oddio. Jack.

"A casa di mia sorella" mugoló David, la labbra sul bordo della tazza.

Carestia entró. "Siete stupidi?! Siamo i cavalieri dell'apocalisse. Siamo in guerra. Jack ieri quasi ci rimane e voi fate colazione?!"

"Avevo fame!" rise Petilenza.

Sorrisi.

Jack ci fissó ostili. "Sto sognando..." si voltó allontanandosi.

Carestia lo inseguí "Jack, ehi!"

"Ha anche il coraggio di prendermi in giro?! Stava... sorridendo! Aveva gli occhi pieni di... vita!" Strano a dirsi per la morte.

Li sentivo da dietro il muro.

"Ti ha salvato la vita... Quello ti avrebbe ucciso"

*ti avrebbe fatto cose peggiori* pensai appoggiando la tazza sul tavolo.

"Mi ha sorriso!"

"Jack..."

Non li vedevo ma immaginavo che lo avesse preso per le spalle o stretto a se sussurrandogli qualcosa.

Era il momento.

Mi alzai passando la porta e raggiungendoli.

Rimasi immobile a guardarlo.

Lui mi fissava. Carestia doveva averglielo detto.

Guardó le mie labbra. Chiuse gli occhi e li riaprí lentamente come per svegliarsi da un sogno. Io sparii riapparendo alle sue spalle. Gli sfiorai un braccio. Si voltó di scatto e io sparii di nuovo. Lo vidi guardarsi intorno. "Non é divertente" abbassó lo sguardo sorridendo.

Un brivido mi percorse nel mio buio.

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