(questo capitolo sarà più o meno diviso in due parti, ovviamente il prossimo capitolo non sarà scritto come seconda parte, ma sarà il continuo di questo, e sarà.. beh.. molto emozionante ;) buona lettura!)
Wendy camminò verso la riva del mare trovando già Giglio e Ariel ad aspettarla, Ariel era incredibilmente bella, anche con le gambe, che a dire il vero la rassicuravano, evitando di sentire dentro di lei quella sensazione ce avrebbe potuto ucciderla da un moment. I suoi capelli rossi scuro ricci erano ancora umidi e il sorriso era piazzato sulla bocca grande che dava più attenzione in tutto il suo viso roseo. Il suo corpo magro e alto era avvolto da uno strano abito corto fatto di alghe e perle, mentre aveva al polso un bracciale fatto di conchiglie e perle rosa.
《oh, questo è un bracciale che può permettermi di camminare come gli umani》le spiegò Ariel sorridendo. Wendy annuì, guardando poi Giglio, vestita come vestiva sempre, ma senza quello strano trucco rosso sulle guance che aveva il primo giorno che si erano incontrate. Le giovani camminarono verso il rifugio dove si teneva quella specie di festa. Le luci del fuoco sulle torce fatte di legno posate di qua e di là davano un effetto particolare, tanto che Wendy chiuse gli occhi al pensiero che le ricordasse il tempo in cui viveva a Londra, ancora non in grado di poter chiamarlo "passato", sperando che potesse ritornare ad essere il suo presente. Le ricordava quando usciva le notti ed andava in quei quartieri in cui i giovani di buona famiglia come lei non sarebbero mai dovuti andare, ma dopo la partenza di suo fratello, prima che morisse, cercava solo di non rispettare le buone maniere, per segno di protesta, aspettando che magari qualcuno avrebbe potuto capirla, e cercare di aiutarla in tutto quel suo essere costantemente alla ricerca di qualcosa, che neanche lei riusciva a capire, sentiva solo di aver perso un pezzo di sé, ma non riusciva a riempire quel vuoto, e tutto le faceva letteralmente schifo. La giovane riaprì gli occhi al contatto con uno dei bimbi sperduti che si scontrò involontariamente contro di lei, forse uno dei più piccoli, se non l'unico bambino, poteva avere al massimo 10 anni, se non meno. Le faceva quasi tenerezza, anzi, tristezza, come un bambino potesse essere stato strappato dalla famiglia ed essere condannato ad un tempo infinito senza emozioni e schiavo della malinconia delle ombre, e in una situazione inquieta nei confronti di Peter Pan. E le dava fastidio, nessuno secondo lei avrebbe dovuto sentirsi in un modo del genere, nessuno avrebbe dovuto sentirsi in gabbia, intrappolato nell' Isola e in sé stesso, nessuno avrebbe dovuto subire un male tale, proprio come si stava sentendo lei. Il ragazzino la guardò per qualche secondo, scambiandovi con lei uno sguardo distrutto, e fisso nelle pupille della bionda, che guardava come fosse diamanti in una prateria, come se fossero sbagliati, e interrotti. Distolse lo sguardo pochi secondi dopo scappando via a nascondersi dietro un altro ragazzo, di circa sedici anni, che però lo spinse via, guardando poi Wendy con occhi spenti da illusioni, e cominciare a parlare con quel bambino dai capelli color dell'oro, gesticolando quasi come se stessero litigando. Wendy girò lentamente su se stessa guardandosi un po' in torno, notando certi ragazzi giocare spingendosi tra di loro verso il fuoco, altri a giocare con dei coltelli, e certuni persino a guardare le ragazze arrivate all' accampamento dei giovani immaturi. A Wendy piaceva guardarsi intorno, osservare, le faceva dare un senso alle cose, anche a cose inedite, che non riusciva a comprendere. I suoi occhi non erano solamente belli, erano anche osservatori, pieni di curiosità, ti spingevano anche a guardarli per ore, come se scavando in essi avresti potuto capire meglio, come se avrebbero potuto dare un senso a tutto ciò in cui credevi, in cui ti illudevi.
Wendy decise di rompere quella specie di timidezza che si insidiava tra le ragazze, avanzò di poco più avanti, girandosi verso le giovani e invitandole a camminare verso di lei. Wendy era da sempre stata una ragazza socievole, e anche se conosceva quelle due da solo pochi giorni, se non una da poche ore, sentiva il bisogno di crearsi una vita anche là, e anche se cominciare con una festa strana di cui non sapeva neanche il genere o lo scopo non era il modo più giusto per crearsela, credeva in ciò che faceva. Era consapevole che fosse ridicolo, e ripensarci sopra lo rendeva ancora più stupido di quanto già potesse essere, ma il fatto che ormai non sarebbe più potuta tornare alla sua vecchia vita, e che da qualche parte la sua famiglia la stesse cercando, la distruggeva, non riusciva più ad aspettare, non riusciva più a tollerare quelle mancanze, non riusciva più a vivere come una prigioniera, e anche se non lo fosse del tutto, voleva sentirsi libera, e sopra qualunque altra cosa, Wendy cercava solamente un nuovo inizio, e nonostante fosse già cominciato, desiderava modellarlo fino a renderlo sopportabile.
La ragazza seguì le due sedendosi anche lei su uno di quei tronchi di albero capovolti messi tutti vicini tra loro, imitando delle sedie. Due bimbi sperduti si sedettero di fronte alle ragazze, per l'esattezza proprio di fronte ad Ariel e Giglio, forse sapendo che Peter Pan non volesse che qualcuno avesse qualche misero contatto con Wendy, cosa che infastidiva Wendy, lui non aveva il diritto di privarle dei possibili amici, né tanto meno di privarle per sempre la felicità. Lui sarebbe anche potuto essere una sorta di demone, ma non era nessuno per Wendy, se non un mostro, e cercava di convincersi di non temerlo, ma non avere paura di Peter Pan dopo tutto quello che aveva sentito su di lui, e dopo tutto quello che lei gli aveva visto fare, era un impresa abbastanza difficile. Ariel la distrasse dai suoi pensieri quando le passò una specie di grande bicchiere di legno pieno di una strana sostanza trasparente dall' odore dolciastro e forte.
《che cos'è? 》chiese odorandolo, dandole un fastidioso prurito al naso per quanto fosse forte il profumo di quella bibita, apparentemente appiccicosa.
《diciamo che è una specie di sciroppo d'acero, la si trova negli alberi della giungla oscura, che tecnicamente sarebbe quelli magici, o come diciamo noi, stregati. Ma a differenza di quello stupido sciroppo, questa sostanza ti spegne gran parte del cervello》disse un ragazzo sperduto davanti a loro, con la sua voce rauca e leggermente fastidiosa, ridacchiando. La giovane annuì, guardandola poi nuovamente, sgranando di poco gli occhi.
《perciò, alcool letteralmente magico, anche più di quanto potesse esserlo normalmente 》ridacchiò muovendo il bicchiere per vedere se non fosse quasi come colla.
《Come?》chiese Giglio. Wendy aprì la bocca, per poi chiuderla nuovamente, non sarebbe stata in grado di spiegarle cose fosse l'alcool, e a dire il vero neanche lei stessa lo sapeva per certo, ne aveva solamente sentito parlare ai grandi o agli amici, ma non aveva mai bevuto alcool, se non un po' di vino scarso quando usciva di nascosto, ma non aveva mai bevuto più di un piccolo sorso. Non si era mai ubriacata.
Strinse il bicchiere e belve velocemente per poi fare una faccia curiosa quando finì di bere la bibita curiosa.
Il tempo sembrava passare in fretta, dopo aver bevuto tre bicchieri di quello strano coso, le giovani cominciarono a ballare, ma Wendy si sedette subito dopo, osservando come un ragazzo ci provasse con Ariel, sorridendo al pensiero che Ariel era più grande di tutti i bimbi sperduti essendo una sirena, aveva l'aspetto di una bellissima ragazzina, ma poteva essere sicuramente una centenaria, se non era ancora più grande. Mentre Giglio, ballava come fosse una dea, e il fatto di avere tutti gli occhi addosso le piaceva, o almeno così notava Wendy. Lei amava osservare, ma odiava essere osservata, le toglieva tutta la sicurezza, le ricordava che magari era sbagliata, o che le persone osservadola avrebbero potuto capire tutto di lei, non lo sopportava. E il fatto che fossero gli occhi severi di Peter Pan fisso su di lei, le dava ancora più fastidio, più terrore, e sempre meno sicurezza. Non sopportava che qualcuno le togliesse la sicurezza. Cose che le era molto difficile trovare in sé.
STAI LEGGENDO
•The Evil Within•
Fanfiction"Spesso ci nutriamo del male altrui perché il male con cui conviviamo si nutre di ciò che resta del bene dentro di noi" ROBBIE KAY™ RATING ROSSO #363 in teen fiction