Wendy stette a fissarlo per poco, le dava fastidio incrociare lo sguardo con quello di lui, almeno in quel momento, in cui le dava fastidio persino tenere gli occhi aperti.
《Perché non ti piaccio?》la giovane quasi sobbalzò al sentire la voce di Peter Pan, seduto proprio davanti a lei, precedente appoggiato ad un albero a circa dieci metri di distanza.
《Come? 》chiese lei quasi sbalordita dalla domanda che le aveva posto, sembrandole assurda.
《per quale motivo non mi sopporti? Perché non ti piace l'Isola che non c'è? Chiunque vorrebbe venire a vivere per sempre qui! Si può fare quello che si vuole, nessuno ti dice mai di no, non si cresce mai, e si può pure volare. Perché mi odi allora?》disse lui guardandola incuriosito, forse anche un po' irritato.
《Mi hai strappato via dalla mia famiglia, mi hai costretto a fare cose che non avrei mai voluto fare, hai ucciso delle persone davanti ai miei occhi. Tu non sei il ragazzo che non vuole crescere cui si narra nelle storie, tu sei un Peter Pan cattivo, tu sei un mostro. E per essere felice non mi serve restare giovane per sempre o magari volare, non se devo convivere con un demone. Io avrei solo desiderato vivere con la mia famiglia. Non ho mai sentito il bisogno della magia》rispose Wendy scatenando tutta la rabbia che la insediava. Si sarebbe sentita pessima per questo, ma almeno in quel momento sentiva un peso in meno nel suo corpo.
《tu hai sempre desiderato la magia. Hai sempre tenuto quell'odio all'interno, tu non sei altro che come me, sei una stronzetta pazza, un pezzo di puzzle al contrario, che scatena solo confusione》disse lui alzandosi e avvicinandosi a lei, prendendole il mento con una mano e alzandolo all' altezza del suo viso, scambiando il suo respiro caldo contro quello affannoso di lei. Quelle parole l'avevano ferita dall' interno, ma era più che altro rabbia, lei non era come lui, nessuno poteva essere come lui, era certa che nessun essere umano potesse essere così spregevole, bugiardo, menefreghista, pazzo, e magnetico alle stesso tempo. Peter Pan era malvagio, e un ragazzo così giovane non avrebbe mai dovuto trarre gioia nel dolore altrui.
《Come puoi uscire dalle situazioni in questo modo? Peter, io non sono come te, nessuno lo è!》ribattè Wendy spingendolo con tutta la forza che aveva in corpo, alzandosi velocemente e camminare verso la spiaggia, odiava quando gli altri parlavano di lei come se la conoscessero, lei era sempre diversa con qualunque persona, nessuno avrebbe mai potuto dire di conoscerla veramente.
La giovane si sentì stringere violentemente da dietro, cadendo sulla sabbia fredda per la temperatura notturna.
《Beh, posso allora dire di essere un tipo unico》aggiunse Peter. Wendy si dimenò chiudendo gli occhi, riaprendoli e trovandosi magicamente in quella specie di casetta in cui viveva da quando era sull' Isola che non c'è, la giovane afferrò la prima cosa che trovò vicina, stringendo tra le mani un pezzo di legno, camminando indietro minacciando Pan, per evitare che non le si avvicinasse. Gli occhi del ragazzo erano freddi, ma le labbra mostravano un ghigno perfetto, come se sapesse ogni movimento della bionda, o magari come se avesse tutto sotto controllo, era difficile da decifrare qualcosa sul suo volto, rideva sempre in quell'insopportabile modo beffardo, ma ogni volta non si capiva quale fosse il motivo del suo sorriso, almeno per Wendy. Tutto d'un tratto il pezzo di legno si illuminò di una strana luce cadendo lontano dalle mani della ragazza che cercò di camminare per poi essere bloccata da Peter Pan, che le afferrò il polso spingendola verso il muro. Le labbra dei due si sfioravano, ed entrambi i respiri caldi ricadevano sulle guance dei due. La mano di lui salì lentamente verso la guancia di Wendy, spostandole una ciocca di capelli per poi continuare a fissare dritto nei suoi occhi blu, mentre le sue labbra avanzavano lentamente verso quelle della ragazzina, toccandole, per poi ritrarsi.
《mi dispiace》disse lentamente per poi sparire. Wendy si toccò le labbra disgustata. Le dava fastidio quando le persone dovevano avere il controllo su di lei, e a dire il vero, le dava fastidio quasi tutto ormai, da quando era arrivata sull' Isola che non c'è, una parte di sé si era accesa, ed un altra parte si era spenta, non era cambiata, ma il suo corpo cercava proprio di farla cambiare.
La ragazza camminò verso il letto, sedendosi sopra di esso. Non riusciva a capire per cosa Peter Pan si fosse scusato, aveva fatto molto cose orribili, e scusarsi era sicuramente una delle idee migliori, ma non avrebbe mai pensato che Peter Pan avrebbe potuto pentirsi di qualcosa, era una cosa che non riusciva a capire. Ma dopotutto erano molte le cose che non riusciva a spiegarsi, ma non tutto era così importante da avere una motivazione logica.
Peter Pan le aveva fatto del male, e non aveva una motivazione logica. Ormai aveva imparato che nulla era logico sull' isola che non c' è. Ed anche a lei dispiaceva, le dispiaceva un po' tutto.
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•The Evil Within•
Hayran Kurgu"Spesso ci nutriamo del male altrui perché il male con cui conviviamo si nutre di ciò che resta del bene dentro di noi" ROBBIE KAY™ RATING ROSSO #363 in teen fiction