Capitolo 1.

2.6K 142 20
                                    

Erano ormai passati due mesi dalla partenza di suo fratello, e mancavano meno di 2 ore al suo quattordicesimo compleanno. Era già una ragazza matura, ma da quando annunciarono la caduta di suo fratello cercava di negarlo in tutti i modi perché sapeva che l'avrebbero portata nella stanza del fratello, quella che George e Michael chiamavano "la stanza dei grandi". Aveva il terrore di entrare là dentro senza suo fratello, e poi, secondo lei i genitori voleva mandarla a dormire lì dentro, solo perché non volevano sprecare una stanza rimasta vuota, da fin troppo tempo, per Wendy.

Si sentì chiamare da George che la guardava con lo sguardo triste mentre teneva le gambe strette al petto con la schiena appoggiata al vetro della finestra. Lei gli mostrò un piccolo sorriso avvicinandosi poi a lui.

«Alexander voleva portarci tutti da Peter Pan...» disse lui aggiustandosi gli occhiali appannati per il pianto.

«Peter Pan non esiste. Non ti ci avrebbe  portato comunque George» rispose Wendy passando una mano sulla spalla del  piccolo fratello stringendolo a sé.

«certo che esiste! Ed é una cosa bellissima; per quale motivo a me ignoto non ci vuoi credere?» chiese il bambino cercando di fare il grande per il suo modo di parlare. Ed era un po' per questo che lo chiamavano tutti George, ma per motivo a lui veramente ignoto, John gli era stato come primo nome, ma usavano chiamarlo George per il fatto che fosse maturo, proprio come il nonno paterno che lo portava. Wendy cercò di nascondere un sorriso al ricordo della bizzarra scelta del nome del fratello.

«perché le cose belle non succedono in questa famiglia» disse infine la ragazza alzandosi da terra. Guardò l'orologio notando che mancavano meno di 10 minuti alla mezzanotte, che sperava con tutta se stessa non arrivasse. La spaventava quella parola, crescere, aveva il terrore di dormire nella stanza del fratello.

Aveva paura di diventare come i suoi genitori, mai presenti nella sua vita.

E aveva paura di lasciare i fratelli nella stanza da soli, che avevano ancora paura del buio. Le sarebbe mancato non raccontare più le storie ai piccoli fratelli.

«Wendy, devo darti una cosa» disse Michael buttandosi di peso sul letto di Wendy tirando fuori dalla tasca della sua camicia da notte una collana con un orologio come ciondolo.

«nostro fratello mi ha detto di dartela il giorno del tuo compleanno... Auguri sorellona» gli sorrise poi alzandosi e andando a coricarsi nel suo piccolo lettino. La bionda ricambiò il sorriso indossando poi la collana e stringerla al petto alzandosi per fare la doccia, che nonostante era un po' tardi, ci teneva a farla proprio per il motivo che   Alexander la prendeva in giro perché aveva sempre i capelli in disordine, le sarebbe mancato tutto di lui.

Insaponò il suo delicato corpo col suo sapone preferito proveniente dalla Spagna, dove era precedentemente stata,  per poi lasciare che l'acqua portasse via il sapone e magari anche tutte le sue incertezze. Un grido strozzato uscì dalla bocca della ragazza sentendo la presenza oscura di quell'ombra che era venuta proprio il giorno della partenza dal fratello, tanto da farle credere non fosse una coincidenza che fosse tornata proprio il giorno della sua morte.

Venne scrutata amaramente da quella cosa con quella specie di fessure blu che davano l'aria di essere due occhi. Afferrò la mano di Wendy che cercò in tutti i modi di dimenarsi per poi scappare nella camera dei fratelli avvolgendo attorno al suo corpo bagnato la camicia da notte per il freddo e per paura di essere guardata nuovamente; respirava profondamente cercando di pensare cosa fare, ma nella sua mente si ricolorava solo la disperazione e paura, quella paura che ormai da tempo era stata tenuta chiusa nel suo cassetto, che purtroppo era stato riaperto. La finestra si aprì attirando la sua attenzione dando l'occasione all'ombra di trascinarla fuori da essa, ma volando, al contrario di ciò che pensava Wendy, credeva sarebbe dovuta cadere.

E poi, ancora un altro grido uscì dalla bocca della giovane ragazza che si teneva stretta a quella specie di corpo volante per paura di precipitare su una delle case londinesi mentre si guardava intorno. Era strano come potesse riuscire a vedere Londra dall'alto, piena di luci per le preparazioni natalizie, che si confondevano con le stelle che ormai sembravano essere fino troppo vicine, tanto che si arrivava a pensare che si potesse riuscire a toccarle, e ammirarle per ore nel loro splendore. Poi, ecco che vide proprio dietro quella nuvola grigia quello che avrebbe sperato non arrivare a vedere in quel modo, del mare nero che segnava il confine dell'isola che non c'è, e che sarebbe stato meglio che non ci fosse veramente. Strizzò gli occhi più volte non riuscendo a credere fosse reale, non poteva esistere veramente, era solo una storiella raccontata ai bambini per non farli preoccupare riguardo alle sparizioni di alcuni bambini oramai morti.  

E a distrarla fu proprio il ticchettio del clock tower ormai fin troppo lontano da dove si trovava lei in quel momento, tanto da farla precipitare tra le nuvole candide e morbide, cadendo a peso morto su un morbido prato verde pieno di foglie mosce e rinsecchite, tanto da sembrare un piccolo uccello non ancora capace di volare.

Alzò il viso lamentandosi mentalmente del brusco atterraggio e delle sue grida mentre cadeva che avrebbero sicuramente fatto capire a chi chiunque vi abitasse la sua precisa posizione in quell'istante.

«immaginavo saresti caduta in un altro modo ai miei piedi» rise un ragazzo abbassandosi per vedere meglio Wendy che era ancora distesa per terra. Lei ai alzò mettendosi seduta mentre teneva giù la camicia da notte in modo da non tenere in bella vista le sue piccole gambe.

«chi sei?» chiese guardando attentamente il ragazzo dai capelli castani, della tonalità del biondo ramato, e dagli occhi blu come la notte che mettevano in risalto la pelle chiara, che era ugualmente messa in bella mostra dal suo sorriso beffardo.

«sono Peter, Peter Pan» disse porgendo la mano verso il viso di Wendy, che afferrò riluttante aiutandosi ad alzarsi.

«hai fatto davvero un bel volo uccello-Wendy» le sorrise avidamente per poi scoppiare a ridere per la disavventura della povera ragazza.

«non è colpa mia se il tuo amico mi ha lasciata cadere proprio al di sopra delle nuvole» rispose acidamente lei a sua volta pulendosi la vestaglia panna in pizzo dalle foglie secche.

«e poi non capisco perché è venuto a prendermi. Non è la prima volta che viene da me» disse Wendy guardando Peter diritto in quei suoi diamanti.

«gli avevo ordinato di venirti a prendere, e vuoi o non vuoi non puoi scappare dalla mia ombra» disse lui facendo un passo avanti verso di lei.

«d'accordo.. Ora fammi andare a casa per piacere» disse lei cercando di aumentare la distanza fra di loro spostandosi verso destra guardando una strada da prendere per tornare a Londra.

«non così in fretta. Non te ne puoi andare da qui»

«come?»

«decido io chi può andare e chi deve restare. E tu resterai» disse ammiccandole per sparire nel nulla come magia, che ormai Wendy sarebbe arrivata a credere, data l'esperienza con l'ombra di Peter Pan.

Si guardò intorno ritrovandosi solo tra alberi, cespugli, piccoli e grandi sentieri immersi tra le piante e i fiori più strani e particolari, sicura non esistenti nel mondo. Appoggiò la schiena al tronco di un albero per riposarsi un po' aspettando solamente qualcuno che potesse aiutarla a tornare dai suoi fratelli.


Scusate se ho ritardato... Avevo detto che avrei aggiornato ieri ma ho avuto un contrattempo e non ho potuto..
Ma scusate anche se è un po' corto, cioè non lo so se è corto, forse, io non me ne accorgo visto dal cellulare, ma comunque.. Alla prossima❤♥❤

•The Evil Within•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora