Quando Wendy aprì gli occhi per via della luce che filtrava dalle finestre, Peter non c'era. Per qualche secondo credette fosse un sogno. Tante volte, quando era sull'isola che non c'è, le sembrava di vivere un sogno. E quella volta aveva il terrore di svegliarsi, se quello fosse stato solo finzione. Si alzò dal letto, trovando una veste azzurra su una sedia. La indossò di fretta. Era il suo colore preferito. Peter lo sapeva, sapeva tutto di lei e di chiunque altro. Spesso sapeva cose di lei che Wendy non sapeva neanche. E si chiedeva perché lei non lo conoscesse affatto. Strinse gli occhi per poi guardare I suoi polsi e il suo piccolo corpo coperto da quella coperta che pungeva come mille spine contro di lei. Aveva quasi dimenticato che aveva provato ad uccidersi, che aveva deciso di farla finita.. era solo una notte come tante in cui l'insonnia prendeva il sopravvento e le faceva venire strane voglie. Si chiese se fosse morta e in quel momento fosse all'inferno, o al paradiso, non riusciva a capirne la differenza. Poteva essere l'inferno e presentarsi a lei come uno dei suoi più grandi sogni per poi rivelarsi uno dei suoi peggiori incubi, oppure essere il paradiso per il suo splendore. Sentiva degli occhi puntati su di lei ma era difficile capirne la provenienza. Nessuno vi era presente, neanche nella sua mente. Poteva anche essere impazzita, o morta, oppure viva e presente in un luogo reale e irreale al tempo stesso. Voleva piangere ma non aveva lacrime da sprecare, voleva gridare ma non aveva voce; voleva fare tante cose ma non ne aveva la forza. Era passato un anno da quando aveva sognato quel posto, ed era un sogno talmente realistico che era difficile credere che non fosse appunto la realtà. Socchiuse gli occhi per poi riaprirli e guardare il soffitto in legno di quercia con qualche rametto che sporgeva verso il basso. Conosceva perfettamente quella stanza. Le mura in legno, con qualche fogliolina dorata che continuava a crescere, il pavimento invece era un prato fiorito e lo adorava davvero tanto. Qualche mobile in legno, con tante conchiglie sparse un po' ovunque, piantine affiancate al letto, ai mobili.. era un ambiente naturale, e i suoi colori erano solo il marrone, il verde e qualche tonalità del dorato. Era meraviglioso, la rilassava, soprattutto quando l'ansia era alle stelle. Wendy soffriva molto di ansia ultimamente, ma ne aveva preso l'abitudine, anche se qualunque cosa era in grado di spaventarla.
«Wendy, giusto?» quando il ragazzo parlò la ragazza sobbalzò leggermente. Non si era accorta della sua presenza.
«Chi sei?» chiese lei, prendendo un pezzo di legno puntandolo contro il ragazzo. Lui alzò le mani in alto in segno di resa, avvicinandosi leggermente a lei per farsi vedere. I capelli biondi i gli occhi scuri gli davano un aria dolce e malvagia allo stesso tempo. Wendy ricordava di averlo visto da qualche parte ma non era in grado di ricordare dove, tantomeno quando o se fosse vero o solo un presentimento.
«Mi dispiace, io.. non volevo spaventarti, non ti farò nulla» disse lui facendo un passo avanti verso di lei.
«Ti ho fatto una domanda.» disse lei con un tono acido e lesto. Era immobile di fronte a lui, con gli occhi fissi dentro quelli scuri del ragazzo senza mostrare alcuna espressione se non serietà e acidità. Lui annuì, abbassando le mani, lasciandole in vista per farle notare che non avesse nessuna arma.
«Si.. scusa. Io..»
«Rispondi.» lo zittì lei. «Non mi importa nulla di quello che stai per dire. Dimmi solo chi sei.»
«Mi chiamo Denny» disse lui. Un rossore si formò sul suo viso. Wendy fece qualche passo avanti puntando il pezzo di legno contro il mento di lui.
«E cosa ci fai qui, Denny?» chiese mantenendo lo stesso tono.
«Mi ha mandato Peter, io ero solo.. solo venuto per vedere se eri sveglia»
«E perché mandare te e non qualcun'altro di meno inutile? Anzi, magari perché non venire proprio lui?» chiese con rabbia e presunzione. Il ragazzo si sentì male dalle parole da lui pronunciate, ma non ribatté. Avrebbe potuto farle tutto quello che voleva in sua difesa, ma non aveva intenzione di fare arrabbiare Peter Pan. Chiunque su quell'isola aveva paura di lui. Ma lei no. Non aveva più paura di Peter. Cosa avrebbe potuto farle ormai? Aveva paura di tutto e niente allo stesso tempo. Era indifferente alla paura. Un po' a tutto ormai. Era passato tanto tempo, ed era cambiata. Non si riconosceva più neanche lei.
«Io.. io non ne ho idea» il ragazzo inghiottì il groppo che gli si era formato in gola, cercando di non rendere evidente il nervosismo.
«Portami da lui»
«Non credo sia un buona idea..»
«Ti ho detto di portarmi da lui» disse lei, estraendo un coltellino dalla veste e puntandolo contro di lui. Non sapeva come un coltello fosse arrivato a lei in quel momento, ma non le importava più di tanto. Il ragazzo obbidì, camminando, girandosi di tanto in tanto per accertarsi che Wendy lo stesse seguendo. Avevano intrapreso una strada lungo il bosco, dove gli alberi erano viola e gli insetti erano grandi. Lei ricordava bene quel luogo, era dove vi si rifugiavano le fate. Un leggero sorriso si fece largo sul suo viso. Sembrava tutto come lo aveva lasciato, così uguale al suo sogno. Se quella fosse la morte, ne era felice, in parte.
«Puoi entrare adesso» disse lui. Wendy curvò le sopracciglia. La stava prendendo in giro?
«Dove?» chiese cercando di mantenere la calma. Il ragazzo indicò in alto. Wendy non aveva mai visto dove si trovasse la grotta di Peter Pan, ma non si immaginava fosse sospesa in aria. Non sapeva nemmeno come volare. Quando si girò verso il ragazzo lui era sparito nel nulla. Era così fottutamente reale e irreale al tempo stesso.
«Wendy?» qualcuno la chiamo. Lei conosceva perfettamente quella voce. Era di qualcuno che odiava con tutta se stessa, ma che la parte di lei che più temeva lo amava. Peter. La ragazza si girò verso di lui correndo ad abbracciarlo. Era stata una reazione involontaria del suo corpo, nemmeno lui si aspettava che lei corresse ad abbracciarlo in quel modo. Le mani di Peter afferrarono Wendy per i fianchi e dei brividi percorsero tutto il suo corpo. Era una strana reazione all'odio e all'amore. Lui l'amava e odiava se stesso per farlo, lei odiava sia lui che se stessa, e anche se le veniva difficile ammetterlo lo amava. Spesso le veniva più semplice odiare che amare. Era una sorta di difesa. L'amore rende deboli, l'odio forti. Eppure quando stava con lui sentiva di essere debole e impaurita al tempo stesso. Nessuno le faceva sentire quelle cose, nessuno tranne lui. Ma dopotutto lui non era realmente nessuno. Non sapeva perché, non sapeva nemmeno chi fosse. Sapeva il suo nome, e sapeva di averlo sognato spesso, ma perché era lì?
«Con chi stavi parlando prima?» chiese lui. Wendy nella sua testa pensò che se glielo avesse detto lui lo avrebbe probabilmente ucciso ma poco importava.«Mi sembra si chiamasse Denny, mi ha detto che tu lo hai mandato da me» Peter curvò le sopracciglia. L'aveva vista arrivare fino a lì da sola. E per lo più, non esisteva nessun Denny sull'isola che non c'è.
«Stai bene?» le chiese, passando le mani sulle sue braccia. La ragazza tremò. Era più grande, diversa, ma aveva lo stesso quello strano timore nei confronti di lui. Per tutte le cose che le aveva fatto. Avrebbe dovuto odiarlo per questo. E voleva farlo, voleva davvero farlo.
«Perché lo chiedi?» chiese. Peter sospirò, mordendosi un labbro.
«Wendy, stai sanguinando»
Scusate davvero tanto il ritardo e se non è un granché come capitolo! È che ho tre materie da recuperare e devo studiare, oltre al fatto che sono troppo occupata a guardarmi The Walking Dead ahaha. Mi sono accorta di vari errori grammaticali di conseguenza cercherò di correggerli in questi giorni, e chiedo scusa perché è da praticamente 3 anni che scrivo questa storia (e non l'ho ancora conclusa😂) e di conseguenza ci sono molti errori nel lessico dato che ho cominciato a scrivere questa storia a 12 anni e non avevo un buon rapporto con la grammatica nonostante i voti alti nei temi ahah, e poi scrivo dal cellulare quindi suppongo possiate capire qualche errore dovuta alla distrazione o alla fretta. Volevo approfittarne per chiedervi di passare dalla mia storia "Red Lips"; è per la lgbt community e se seguite Shameless è un po' ispirato a Mickey ed Ian ma in versione lesbo. Grazie mille se lo fate perché è molto importante per me data la causa, e dopo tutte queste cose che stanno succedendo contro coloro che fanno parte della lgbt.. è davvero importante per me.
Scusatemi davvero tanto, aggiornerò presto la prossima volta❤
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•The Evil Within•
Fanfiction"Spesso ci nutriamo del male altrui perché il male con cui conviviamo si nutre di ciò che resta del bene dentro di noi" ROBBIE KAY™ RATING ROSSO #363 in teen fiction