Quando gli occhi di Wendy si riaprirono sotto il bagliore della luna si rese conto che potevano essere passati solo pochi secondi dalla brusca caduta. Poteva persino vedere Peter Pan in volo, a pochi metri da lei, oscurato però dalle nuvole per via della tempesta che c'era in quel preciso istante. Istintivamente posò una mano sopra la testa, sentendo una tremenda fitta. Si guardò le dita insanguinate per via della botta alla testa, che sentiva tremare e venire sempre meno. Si fece forza cercando di alzarsi, ma il suo corpo non faceva altro che cedere ad ogni minimo sforzo, tremando, ma senza fermarsi. Wendy notò di trovarsi su uno scoglio, ed era quasi un miracolo come potesse non essere morta, ma sentiva che lo sarebbe stata poco dopo se si sarebbe gettata in mare per raggiungere la riva, per quanto fosse priva di forze doveva attraversare il mare, o sarebbe morta dissanguata, o magari qualche fulmine l'avrebbe colpita. Era in un vicolo ceco, sarebbe comunque potuta morire. Se si fosse gettata in acqua, oltre a non avere le forze per nuotare, sarebbe stata uccisa da qualche squalo, se l'Isola che non c'è avesse avuto anche quest'altra disavventura. Si buttò in mare, non le importava se sarebbe putata morire, si sarebbe anzi sentita libera, libera da tutto quel casino in cui si trovava, senza sapere il motivo per cui vi si era cacciata. Tutto il corpo era immerso nell'acqua fredda, mentre faceva di tutto pur di tenerne la testa fuori, agitando braccia e gambe ma senza alcun risultato. L'acqua all'interno del suo corpo era una marea, e la ferita alla testa la faceva sentire ancora peggio di come stesse in quel preciso istante, si sentiva morta, e non solo dentro.
《coraggio Wendy》si disse boccheggiando un po' d'aria, avrebbe fatto di tutto pur di andare via da quell'Isola, e preferiva farlo da viva. Cercò di nuotare non facendo caso al dolore immenso alla testa, immergendosi tutta nel mare gelato, sicura che se fosse rimasta ferma per un altro frammento di secondo si sarebbe congelata. Aprì gli occhi, nonostante anche l'acqua fosse immersa in un oscurità tremenda, mosse braccia e gamba all'unisono in avanti, continuando a fare lo stesso, salendo ogni tanto a galla per respirare. Non importava se non sapeva nuotare, voleva sopravvivere. Nuotò per un tempo che le parve infinito, talmente lungo e terrificante da non farle capire se stesse sognando o se fosse reale. Ma tutta la sua permanenza sull'isola era sempre stata una via tra sogno e realtà. Nuotò per qualche altro secondo, sicura che sarebbe svenuta da un momento all'altro. La ferita alla testa, la stanchezza e la mancanza d'aria la stavano facendo sentire come se fosse in fin di vita, ed era quasi sicurissima che fosse proprio così. Non aveva neanche molto senso stare tutta immersa in acqua, mentre l'oscurità era sia fuori che dentro, ma preferiva non vedere in faccia la sua futura morte. Sfiorò con le mani delle rocce, che le permisero si spostarsi ancora più in avanti, per poi salire a galla per respirare. Le era mancato il sapore dell'aria. Si rese conto di essere arrivata all'interno della piccola grotta con la cascata, dove poco più di una settimana prima una sirena aveva tentato di ucciderla. Era inspiegabile come fosse arrivata fino a lì. Aveva tecnicamente nuotato chilometri sotto l'Isola, ed era impossibile; era come se l'Isola che non c'è non avesse avuto un fondo, come se galleggiasse nel mare, o meglio dire, nel cielo. Avrebbe gridato, sì, avrebbe voluto; ma tutto il dolore che provava in quel momento le impediva di farlo, oltre al fatto che avrebbe sentito più dolore alla testa, era priva di forze persino per parlare, e sarebbe affondata da un momento all'altro se solo non si fosse tenuta al bordo di quella specie di vasca naturale. Aveva proprio davanti agli occhi una terribile vista. Ricordava ancora la sirena, Amira. L'aveva vista solo una volta in tutta la sua permanenza sull'isola, e come seconda se la trovava davanti distesa sopra l'asfalto della grotta a pochi metri da Wendy. Non poteva credere ai suoi occhi, era una vista inquieta. Quella che un tempo era la bellissima e grande coda di Amira, era stata distrutta e tagliata a metà, come se fosse stata separata proprio per far si che sembrasse due gambe umane. L'attenzione della bionda passò subito dopo al bel viso pallido e azzurrino della sirena, cui la bocca schiusa spuntava sangue nero, mentre i suoi occhi piccoli e scuri erano ancora aperti. Wendy boccheggiò per la mancanza d'aria. Alzò lo sguardo verso la presenza di Peter Pan che la stava scrutando violentemente con i suoi occhi demoniaci. Wendy cercò di allontanarsi quando lui le si avvicinò, afferrandola per il braccio e facendola uscire dall'acqua per poi farla distendere con poca delicatezza per terra, più che altro facendola cadere, mettendosi a cavalcioni su di lei, che tremava non solo per il freddo, ma anche per la paura, che non mancava mai quando stava con lui.
Stava cercando di non guardarlo negli occhi, in quegli occhi tramutati di un nero terribile che non aveva mai visto prima dall'ora, un nero che emetteva tutto l'odio possibile. Quello che era un demone tramutato in un incantevole ragazzo, accarezzò il viso di Wendy sporcandola di sangue più di quando già fosse, per poi avvicinare le sue labbra fredde a quelle calde di Wendy.
《Sarebbe comunque dovuta morire, così ho pensato di farla morire con due gambe e con tanto dolore. È un bel gesto, non è così?》Disse lui con quella voce beffarda. Soffiò sulle labbra di Wendy avvicinandole di più alle sue tanto da farle toccare, ma non in un bacio, solo in un cupo contatto. La ragazza stava subendo in silenzio mentre si chiedeva se sarebbe morta una volta per tutte, rendendo inutili tutti i suoi sforzi. Il ragazzo posò la sua mano sul petto di lei, facendole venire la pelle d'oca, all'altezza del cuore, che batteva piano ma allo stesso tempo veloce, rimanendo coricato sopra il piccolo corpo affaticato della ragazzina, avvicinando poi la sua bocca all'orecchio di lei.
《Wendy, lo vedi? È il magnetismo. Siamo magnetici》rise lui con uno strano tono misto tra disperazione e rabbia mentre si sistemava sopra di lei in modo che i loro corpi distruggessero quegli atomi che li separavano di quel poco, in modo di avere un miglior contatto, peggiore nei confronti di Wendy. Lei socchiuse gli occhi, era troppo stanca per continuare a lottare contro di lui. Peter Pan vinceva sempre, almeno su di lei.
E in quel momento, se quando lo diceva non lo pensava sul serio, aveva capito che Peter Pan era veramente cattivo.Cercò di rimanere sveglia ancora per qualche secondo, se quello significava che stava morendo, avrebbe fatto tutto quello che avrebbe potuto pur di restare viva. Di certo, non voleva abbandonare la sua vita in un modo del genere, avrebbe lottato ancora e ancora pur di ritornare a casa.
Peter le accarezzò il petto che si alzava e abbassava cercado di far passare l'aria, diventata fin troppo forte per poterla respirare, come se per lei fosse quasi veleno; per poi battere due volte le dita all'altezza del cuore della ragazzina. Le labbra di lui premettero contro la pelle ghiacciata e bagnata di Wendy, che non riusciva più a reggere nulla, sembrava che il peso dell'aria la stesse schiacciando contro se stessa, fino a portarla a fondo, se davvero esisteva. Era tutto più pesante di lei, persino la sua stessa vita, e in quel momento nulla aveva più importanza, tutto ciò che voleva era solo abbandonarsi a quel tepore che sentiva al suo interno. Era troppo stanca per continuare a combattere tutto quel peso.Hei, ho finalmente postato questo capitolo. A me sinceramente piace molto, forse è il mio capitolo preferito di tutta la storia. Fatemi sapere cosa ne pensate, grazie per aver letto!
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•The Evil Within•
Fanfiction"Spesso ci nutriamo del male altrui perché il male con cui conviviamo si nutre di ciò che resta del bene dentro di noi" ROBBIE KAY™ RATING ROSSO #363 in teen fiction