Capitolo 26

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Il sangue scorreva lungo il viso di Wendy, dal suo occhio sinistro, fino a poggiarsi sul suo mento. Ne cadde una goccia sulla sua clavicola oramai scheletrica. Wendy non mangiava da tempo, si era rifiutata di farlo, era tutto troppo pesante per aggiungere il peso del cibo al suo corpo. Respirò profondamente, sentendo l'aria bloccarsi nel suo petto, e la sua testa divenire più leggera. Prima dove tutto era troppo pesante era ora troppo leggero. I suoi occhi incontrarono quelli di Peter, e poi il buio. L'oscurità non era mai stata così chiara in vita sua. Era tutto così calmo, così tranquillo.. Lo era fin troppo, tanto che la sua stessa mente nel sentirsi in quiete iniziò a sentirsi guidata dallo sbandamento, eppure era troppo calma per sentirsi in ansia. Sembrava che però una parte di sé si stesse ribellando a questa condizione. Una lotta interiore in un teatro di contrari. Era un'ingiustizia. Si sentiva così stanca ed irrequieta, e si sentiva così leggera e pacata; eppure sembrava che una sua parte fosse solo annoiata della nuova pace, e burbera riguardo al suo rimpiazzo.

Peter la strinse a sé prima che potesse cadere a terra. Le diede un bacio proprio nello stesso punto in cui la goccia di sangue era caduta. Il suo sangue era amaro, come non lo era stato mai, e freddo. Caricò la ragazza sulle sue spalle, forse con fin troppa insensibilità, e salì nel cielo, in volo verso la sua grotta, soprastante ai loro capi. Il vento soffiava veloce sui loro giovani visi, asciugando il sangue della fanciulla. I suoi occhi oramai chiusi non piangevano più lacrime tetre, non espellevano più sangue sporco di dolore. Era così bella, così affranta. Sembrava proprio che il dolore le donasse. Peter bramava sempre i suoi soliti pensieri sadici, che cercava di cacciare via, specialmente in quel momento. Eppure non era sua la colpa. Wendy era bella come un angelo, ma dentro di lei vi si trovava un diavolo insediato nella sua anima pronto a violentarla. Eppure la sofferenza le donava così bene. Stava bene con le lacrime e con lo sguardo affranto proprio come stava bene con un rossetto rosso. E questa cosa faceva impazzire Peter. Più la vedeva star male più i suoi sensi prevalevano. E non era nemmeno colpa sua. Lui era un sadico malato di potere, malato della debolezza di Wendy, e lei era malata di dolore, e le stava così bene, e come se le stava bene. Più stava male, più diventava bella. Era una dea, un angelo della morte, e lui era il suo peccatore pronto a far di tutto pur di vederla lacrimare al suo tocco. Lei era angelica, e lui demoniaco. Impazziva così tanto a vederla così docile. Il suo sangue, poi, era qualcosa che lo mandava ancor di più fuori di testa. Avrebbe voluto davvero tanto approfittarsi di lei in quel momento, di domare il suo docile corpo da oramai bambina un po' cresciuta, darla in pasto alle sue brame, e darla vinta ai suoi sensi, ma la sua ragione glielo impedì. Era cambiato tutto, era vero. Era cambiata l'isola, era cambiato lui, ed era cambiata anche lei. Nonostante tutto, Peter non voleva farle del male in quel momento. Nonostante i suoi desideri, nonostante il suo sadismo verso la giovane e gracile donna, avevo deciso di contrastare la sua mancanza nei confronti della giovane. La strinse a sé, forse con più forza del previsto, ma riuscì solo ad aumentare i suoi desideri piuttosto che placarli. Sospirò pesantemente, alzando lo sguardo verso il cielo. Mancava poco e sarebbero stati soli. Mancava poco e sarebbero stati nella grotta.
Wendy apri gli occhi, aveva probabilmente perso i sensi, o era forse solamente stanca. Era tutto più calmo ora, più sensato, eppure si sentiva morta, ma in pace. Una lacrima di sangue percorse il suo volto, scorrendo lateralmente verso l'orecchio sinistro. Sorrise, guardando Peter. Lui le rivolse uno sguardo fugace, e poi la lasciò sul pavimento freddo una volta entrati nella grotta. Iniziò a camminare. Non vi era eco all'interno di quella grotta, e neppure ombra. Anche Peter, così come Wendy, aveva perso la sua ombra, ma la situazione era più che complicata. I suoi passi erano così calmi, che non risuonavano neppure nel silenzio. Era così, quel posto. Aveva questa peculiarità. Nessun rumore era udibile a meno che non fosse intenzionato. Nessuno era in grado di sentire dei rumori a meno che non fossero diretti alla persona in questione. I rumori erano solo silenzio, ed il silenzio scaturava solo suoni mentali. Forse, era un po' luogo di follia. La ragazza si sollevò leggermente, fu allora che Peter le rivolse uno sguardo, e di conseguenza decise di dedicare a lei i suoni. Era un luogo strano, e stare lì soli per molto tempo sarebbe stata una follia. Nessun rumore, nessun pensiero a meno che qualcuno non lo rivolga direttamente. Stare lì troppo a lungo sarebbe stata causa di uno smarrimento del proprio senno della ragione. E Peter era un ragazzo folle, fuori di testa, forse proprio per questo determinato motivo. Era sempre lì, da solo, per non pensare, per non ascoltare, per vivere la pace del vuoto. Ed il tempo passava così in fretta lì dentro, che la sua pazzia cresceva sempre più insieme al suo bramare amore nella solitudine. Ma da lì, Peter, era in grado di osservare lei. Era lì che conservava tutte le ombre di chi voleva rubare. Eppure, l'ombra di Wendy, era scappata via dal preciso istante in cui lui si era invaghito di lei, rubandola alla sua anima. Forse era colpa sua se la giovane donna si sentiva così vuota. Erano tutte ombre vittime di una oramai futile esistenza. Eppure lui, così egoista, non pensava a molto. Desiderava solo possederla, guardarla da quel fosso pieno di acqua violacea che si trovava nell'angolo destro ed interno della tetrida grotta. Era da lì che guardava tutto e tutti. Spesso preferiva guardare gli altri, piuttosto che guardare se stesso. Si sentiva solo, ma amava esserlo. Non gli importava più, più di nulla. Era vuoto, anche lui, e da quando la sua ombra aveva preso il sopravvento, persino la sua stessa malvagità aveva iniziato a stancarsi di vivere così.
«Hai mai cercato una ragione?» Le parole di Peter risuonarono nella testa di Wendy come un pensiero. Lo sentiva dentro di lei, dentro la sua medesima pazzia.
«Per cosa?» rispose lei. Cercò di farlo con un tono di voce più alto possibile, ma la sua voce risuonò flebile e secca, come se non parlasse da tempo. Ma lui la sentì, forte e chiara dentro la sua mente.
«Per restare» Peter respirò pesantemente, ma il suo respiro non fu udibile alla giovane fanciulla. «Trovasti solo delle ragioni per andare via, ma hai provato a cercare delle motivazioni per restare?»
Wendy si ritrasse, come se le mani del giovane stessero accarezzando i suoi le sue ferite aperte, esposte solo al tocco del ragazzo. Non era più lui il mostro. Ma era lei, questa volta. Era lei di cui lui temeva, ed era lei di cui lei stessa aveva paura. Era cresciuta, e così anche la sua parte mancante. Si chiedevano tutti quelli che erano rimasti sani da quella grande tragedia se la Wendy che era tornata era la dolce e docile Wendy o se fosse solo un amaro ricordo, oramai sovrastato dalla sua parte un tempo quasi mancante. Forse era tutto tornato al posto in cui sarebbe da sempre dovuto stare.
«Non me lo sono mai chiesta.»
«Forse avresti dovuto» Peter abbassò lo sguardo seguendo uno sbuffo, poi si avvicinò a lei. Si abbassò sulle sue ginocchia, posando una mano sulla spalla di Wendy. La giovane si lasciò andare ad un sussulto. «Sono cambiate molte cose. Vorrei proteggerti, devo guardarti. Ma sono successe molte cose, che ti riguardano. È tutto molto più grave, mia fanciulla. È tutto più macabro. Non devi temere di me, ma di ogni altra cosa che non è sotto il mio controllo. Devi sapere tante cose, Wendy, ma il tempo avrà le sue risposte»








Hei, indovinate chi dopo quasi un anno ha scritto? Non riesco a non ridere pensando a questo cosa. Ci ho messo un dannato anno per scrivere un capitolo, ahah. Niente, spero di poter continuare occupando meno tempo. Nel mentre andate a leggere le mie altre storie. Tra cui la mia nuova storia "Daddy's Call"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 15, 2018 ⏰

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