Wendy mosse l'esile e fragile corpo indietro, con la sua rinnegata eleganza, percossa dalla contrazione muscolare involontaria del brivido. Il vento scompigliava leggermente I suoi capelli biondi. Socchiuse gli occhi. Respirò profondamente. Riaprì gli occhi. Freddezza. Immenso gelido. Viso incupito. Nulla era più lo stesso. Forse era per la sua crescita, anche emotiva oltre che a morale. Forse era per la durezza dei genitori. Forse per la morte del fratello più grande, o forse ancora, per l'ostilità che Londra mostrava contro chiunque. Wendy si sentiva persa. Odiava la sua famiglia. Era l'immagine di una vita perfetta, solo sull'apparenza, dove lei doveva indossare una maschera presa da quella casa delle bambole dove nulla contava. Spesso sperava che nessuno vedesse attraverso le finestre quello che succedeva all'interno di quella famiglia perfetta. I Darling, perfetti di nome e del resto. Voleva solo scappare da tutto.
Era una ragazza ormai, come le diceva la madre, e avrebbe dovuto atteggiarsi da tale, e non come una poco di buono. Forse Wendy preferiva essere ciò che era, che apparire ciò che gli altri volevano.
La sua vita era un continuo forse. E spesso preferiva che quel sogno apparente fosse vero. Sapeva che era un sogno, ma sapeva anche che era realtà. Era tutta un'indecisione, ed odiava tutto un po' fin troppo.
Sospirò, sporgendosi dal balcone placato in oro e argento. E se l'avrebbe fatta finita, si chiese, cosa sarebbe successo? La sua presenza in quel mondo era solo inutile, una perdita di tempo, un'occupazione di spazio. Era fin troppo per un mondo del genere. Chiuse gli occhi, rivolgendoli verso il basso, respirando l'aria gelida che trapassava come scosse furtive il suo corpo nudo, coperto solamente dall'intimo bianco in pizzo. Il suo piccolo piede destro si posò sopra la ringhiera, scavalcando con la gamba sinistra, per poi fare lo stesso con l'altra. Strinse con una stretta ancora più salda la ringhiera con le mani, facendo diventare le nocche bianche. Alzò lo sguardo verso il cielo, ammirando le stelle. Se si fosse buttata sarebbe morta giovane e bella. Bella per sempre. Una morte tragica e al contempo magnifica. Giovane e bella per l'eternità. Era come scegliere un'età e viverla per sempre, e l'unico modo era quello. Quella sarebbe stata l'immortalità.
Wendy prese un respiro profondo mentre una lacrima calda cadeva lungo la pelle pallida e fredda del viso gracile, scostata dal vento. Lasciò andare la presa, ormai che era troppo tardi. Le stelle sembravano sempre più lontane mentre l'udito sembra essere temporaneamente inattivo. Solo mentre stava per morire, si sentiva viva. Chiuse gli occhi. Due braccia possenti la cinsero. Sembrava salire in superficie. Niente dolore. Era così la morte? Come un abbraccio da sempre desiderato. Le sue mani sfiorarono il petto della persona, dell'apparente Angelo, per poi raggiungere il suo collo mentre il respiro di lui era caldo sopra il viso della giovane, che continuava a tenere gli occhi chiusi. Delle labbra si posarono sulla sua fronte.«Non ti lascerò mai più andar via» sussurrò la voce calda. Era una voce che Wendy aveva già sentito, ma non ne ricordava la provenienza, né tanto meno quando. Forse in sogno. Per pochi secondi si sentì protetta da quella voce mentre tutto sembrava svanire. Si sentiva cullare, la morte era così dolce. Wendy riaprì gli occhi per un attimo, vedendo due occhi blu fissi su di lei, vagando su e giù per il suo corpo. Il ragazzo deglutì, cercando di tenere gli occhi fissi in quelli di lei e non altrove. Non era il momento. La ragazza curvò le sopracciglia, per poi accennare un sorriso.
«Peter?» lo chiamò. Nonostante tutto, era gioiosa per la presenza tetra del ragazzo. Lui ricambiò l'accenno di sorriso, per poi ritornare serio. «Non sarei mai dovuta andare via» disse lei, appoggiando la testa sul petto di lui, esausta di vivere. Era passato esattamente un anno, eppure lei non smetteva di rivivere quei momenti. Anche I momenti tormentosi erano belli.
«Sono tornato per te» disse il ragazzo. Lei sorrise sul petto di lui.
«Non avresti dovuto» disse in un flebile sussurrò lei. Ma Peter fu comunque in grado di sentirla parlare. La sentiva sempre. Non poteva non sentirla. Sentiva la sua voce la notte, sentiva le sue grida, sentiva I suoi pianti, il suo dolore. Sentiva il suo rimpianto.
«Perché lo hai fatto, Wendy?» chiese il ragazzo.
«Perché ne avevo abbastanza» una lacrima percorse il suo volto, raggiungendo le sue labbra curve in un sorriso. «Grazie per essere venuto» disse la giovane. Lui annuì. Niente di più. Avrebbe soltanto sbagliato. Le sue dita lunghe sfiorarono un fianco della bionda, facendola sussurrare. «Ti ho chiamato molte volte» disse poi.
«Lo so» rispose secco. Sfiorò nuovamente il suo fianco, per poi farlo più volte. Al contatto caldo Wendy fu percossa da svariati brividi.
«Perché non sei venuto?» chiese lei, sfiorando il petto di lui con le dita. Peter gettò un respiro pesante.«Stavo cercando di far vincere il mio orgoglio sulla tua mancanza» disse.
«Hai sempre lasciato che l'orgoglio vincesse su tutto. Anche su di me» sospirò la giovane. Peter la poggiò su un letto vero. Lei aprì gli occhi; si trovava nella casetta che l'anno prima le aveva fatto costruire. Il letto era matrimoniale, ed era sistemata con fiori e piante ovunque. La porta di legno era sempre la stessa. Tutte le mura fatte di siepi. Nulla era cambiato, oltre al letto, più grande e con vere coperte. Wendy era ancora nuda sotto lo sguardo fugace di Peter Pan, ma non si coprì. Continuava a tenere lo sguardo fisso su di lui.
Si girò dalla parte opposta, camminando verso la porta, per poi girarsi nuovamente vero di lei.«Ti ricordo che adesso non andrai più via. Non mi importa. Se sei sull'isola che non c'è, resti. È una mia regola, e questa volta ti conviene ascoltarmi» disse rabbioso. Wendy sorrise, annuendo. Lui la guardò con noncuranza, per poi girarsi nuovamente.
«No, non andare» disse la ragazzina con voce pesante, più del solito. Il ragazzo non esitò nel girarsi e raggiungerla. Wendy si spostò leggermente, per poi afferrare le coperte e coprirsi. Peter si sfilò I vestiti di dosso, per poi coricarsi di fianco a lei. Le sue mani cinsero I fianchi di lei, facendola sussultare quando spinse il bacino contro il suo. I loro nasi erano gli uni contro gli altri, e le loro labbra si sfiorarono di poco.
«Sono cambiate molte cose, Wendy»
Si, ho deciso di continuare. Perché? Perché ne avevo voglia. Quindi sì, continuerò a scrivere. Un giorno finirò il libro, e sarà fra un bel po' di capitoli, tranquille. So già il finale e ho le idee abbastanza chiare, spero di non deludervi e sono del tutto sicura che farò anche capitoli più belli e impegnativi degli ultimi che ho fatto. Aggiornerò più spesso! Credo di aggiornare domani infatti :)
Se vi va passate dalle mie altre storie.
"This Girl :: Luke Hemmings" che parla appunto di Luke, come suppongo si sia capito. All'inizi può sembrare la solita storia del ragazzo cattivo e della brava ragazza, ma assolutamente non lo è. L'ho ispirata un po' al ragazzo che mi piace, infatti il carattere di Luke è il suo in pratica, e quello della ragazza è diverso dal solito. Si capirà tutto in corso con I capitoli. Passate, perché ho pochissime letture e tengo molto a quella storia! Grazie mille!Poi, spero che questa idea vi piaccia, sto scrivendo anche un'altra storia su Peter Pan, ma ambientata nel futuro e anche un po' strana, perché non è proprio un'isola che non c'é... insomma, non vi do spoiler! Passate :)
"P.P Calum"
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•The Evil Within•
Fanfiction"Spesso ci nutriamo del male altrui perché il male con cui conviviamo si nutre di ciò che resta del bene dentro di noi" ROBBIE KAY™ RATING ROSSO #363 in teen fiction