Venticinque

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Michael rimase tutto il giorno sul letto, girandosi e rigirandosi sul materasso, pensando a tutto quello che era successo e alle parole che Luke aveva detto.
Era l'ultimo giorno di Luke a Milano, aveva l'aereo la sera stessa e poteva sentirlo fare avanti indietro fra la sua stanza, la cucina e il bagno. Ogni tanto parlava con Isabella, giusto per avere un po' di conforto e poi riiniziava i suoi giri.
Avrebbe davvero voluto alzarsi dal quel dannato letto e uscire dalla stanza per poi sbatterlo al muro e baciarlo perchè aveva fottutamente ragione, lo amava ancora e non poteva negarlo, ma no.
Non riusciva a farsi coraggio, non riusciva proprio, in quel momento continuava solo a ripetersi nella mente che sarebbe andato tutto bene, che una volta che Luke sarebbe andato via, se lo sarebbe dimenticato, sarebbe andato avanti, ma non ci credeva nemmeno lui ed era tutto un "sarebbe" continuo.
Così, le ore passavano e le undici della mattina diventarono le tre del pomeriggio che diventarono le sei di sera e poi le dieci.
Non aveva fatto niente tutto il giorno, se non piangersi addosso per una cosa che ancora non era successa.
Sentì bussare alla porta e prese un grande respiro, sedendosi poco delicatamente sul letto.
La porta si aprì e entrò Isabella, vestita e truccata, come se fosse pronta per uscire.
"Dove vai?" Domandò lui guardandola dalla testa ai piedi, alzando un sopracciglio.
Lei sorrise, raggiungendolo sul letto e incrociando le gambe.
"Devo portare Luke in aeroporto" rispose lei accarezzandogli la gamba dolcemente, guardandolo con sguardo triste e dispiaciuto.
"Ah" sospirò, aggrottando le sopracciglia e mordendosi il labbro, lasciandosi sfuggire una lacrima, che asciugò subito.
"Perchè lo lasci andare così? Lui è disposto a tutto per te, perchè non gli dai un'altra possibilità? Michael siamo tutti umani, tutti facciamo degli errori, l'importante è capire di averli commessi e non farli di nuovo" sussurrò lei, tenendo una mano sul ginocchio del ragazzo, mentre gli accarezzava la guancia con l'altra.
"Non posso farlo" rispose lui, rannicchiandosi su se stesso e tirando su con il naso "non posso soffrire di nuovo a causa sua".
Isabella storse la bocca, guardò l'orologio che portava sul polso sinistro e si alzò dal letto.
"Chiediti soltanto se avrebbe fatto tutto quello che ha fatto se non ti avesse amato seriamente" disse lei in tono amaro, prima di uscire dalla stanza e chiamare Luke, per diegli che era ora di andare.
Michael sentì il rumore delle ruote della valigia e quello dei singhiozzi di Luke, prima che la porta di casa si chiudesse e che, poco dopo il rumore del motore della vecchia macchina di Isabella, parcheggiata proprio sotto la sua finestra, gli invadesse le orecchie, allontanandosi piano, piano.

SPAZIO AUTRICE
Heeey, prima di tutto, la storia ha raggiunto 1K visualizzazioni e sono troppo felicee, quindi grazie a chi sta leggendo e votando :)
Poi, sto studiando parecchio in questi giorni, quindi non sono molto veloce ad aggiornare :c
Faccio il possibilee.
-Lisa x


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