Dolore, dolore, dolore e delirio. Cos'era successo? Dove si trovava? I ricordi si plasmarono nella sua mente a rallentatore, come a deriderlo del suo stesso fallimento. Perché erano tornati? Sicuramente per lui, adoravano mettere le mani su quelli della sua specie e lui era stato così idiota da aggredirli. Ed era stato altrettanto idiota a non immaginarsi che sarebbero tornati. Un'imboscata. Era vero, nel bosco loro erano i più forti, ma bastava organizzare bene le cose, stare in alto e sparare. Il dolore all'addome era forte, ma non quanto quello che gli provocava la guarigione. Delirava incapace di riposare, il suo corpo non glielo permetteva, se si fosse addormentato sarebbe morto e l'istinto di sopravvivenza era l'unica, vera, anima che avesse. Il resto erano solo cazzate. Erano cazzate la curiosità, l'avidità, l'altruismo. Cazzate.
No, non era vero. Avrebbe perso la testa se fosse successo senza nemmeno provare a combattere, ad opporsi. Tanto, l'hanno comunque presa. Aveva fallito.
Per la sua stupida curiosità di capire cosa fosse quella creatura aveva attirato sulla sua famiglia i loro più grandi nemici, quelli per cui gli antichi erano mutati, evoluti. E per quel suo stupido animo ribelle aveva preferito andare incontro al suicidio che veder morire sua sorella.
Ma, ahimè, non era riuscito in nessuna delle due cose: era vivo e non aveva salvato Eev. L'ultimo ricordo che gli passò beffardo per la mente erano gli occhi di sua sorella, la sua unica, vera famiglia, che si facevano sempre più lontani, per aria.
Avvertì la terra intorno a sé, umida e accogliete, sentì anche il sole bruciargli la pelle e poi la luna richiamarlo alla vita. Vita. La sua vita? Cos'era la sua vita?
Aveva lottato per la libertà ed era diventato forte per mantenerla, scuotendo dal profondo i pilastri della sua società, ma per cosa? Mi hanno legato di nuovo. L'ira lo invase, balzò in alto verso le grate che lo racchiudevano in quella stupida fossa nel terreno, erano di metallo battuto, che era burro fra le sue dita. Ma lui non voleva spaccarle con le mani, no, troppo facile e davvero poco soddisfacente. Azzannò il metallo che si ribellò graffiandogli le gengive; pezzo dopo pezzo, si aprì a morsi la strada verso la sua vera gabbia.
Felicità lo accolse, in tutte le sue forme, niente di peggio per i suoi nervi. Allontanò tutti da sé, imponendo la sua volontà sulla loro. E loro si inchinarono placidamente, inermi.
Rimase solo, era quello che voleva. Rivolse il muso in alto, si sentiva triste, luci innaturali invadevano il suo cielo, nascondendo la sua amata che ogni sera gli narrava cantando gesta di vecchi eroi. Ma non c'erano canzoni quella sera per le sue orecchie, non c'era bellezza per i suoi occhi, né speranza.
Fissò C3 da lontano, la sua empatia gli permetteva di avvertire lei fino da lì. Sapere la sorella viva non riuscì comunque a consolarlo. Era prigioniera. Ringhiò a quella stupida ragnatela bianca.
Otte. Non voleva vederlo, sentirlo od odorarlo. Eppure lui era lì, lo stava raggiungendo. Sentì le sue intenzioni prima ancora dei suoi passi. Non sapeva se lo irritava di più la sua presenza o il fatto che fosse in forma umana. Erano finiti i tempi delle risse, dei graffi sul naso e le costole rotte. Era finito il divertimento, ora, solo macigni sulle sue spalle.
Vattene.
Si impose, come ormai era solito fare. Ringhiò in modo davvero poco fraterno quando vide che l'amico non si era mosso di un centimetro.
Stava lì, forte e dritto, accanto ad un albero, a guardarlo.
Non andremo a prenderla.
Otte si rabbuiò. Ary lo aveva capito, ormai da molto tempo, anche se l'altro non si era mai esposto.
Lo so che la vuoi. Gli costò molto quel pensiero, era sua sorella quella! Sangue del suo sangue! Ma, prima o poi, sarebbe dovuto succedere, ed era sicuramente un bene che fosse Otte e non... qualsiasi altro. Li avrebbe uccisi tutti gli altri, uno dopo l'altro, senza tanti perché. E loro si sarebbero lasciati uccidere da lui, volentieri, anche. Deboli. Stupidi. Inutili. Le orecchie gli fischiarono, come se il suo stesso corpo cercasse di eliminare quei pensieri. Ecco, non era più nemmeno libero di pensare quello che voleva. Doveva solo essere lo stupido Alfa che guidava i più deboli verso la salvezza. O verso la morte.
Otte gli rivolse un'occhiata strana, non stava negando, anzi, ma allo stesso tempo non voleva ammetterlo.
Abbi le palle di dirmelo in faccia.
Ary decise di tornare umano, il suo corpo era guarito quasi del tutto e aveva capito che l'amico non si sarebbe trasformato per dargli almeno il conforto della lotta. «A te la parola» disse, sedendosi a gambe incrociate, completamente nudo, sull'erba.
Otte lo imitò sedendosi di fronte a lui. «Non possiamo lasciarla lì...» Il tono implorante che usò strideva fortemente con la sua voce raschiata e cupa.
Era per quello che Ary odiava le femmine. Ti rincretinivano. «Dobbiamo.» Freddo e calcolatore, da vero Alfa. «Non sprecherò una singola goccia del sangue della mio branco per un'impresa suicida.» Ne aveva già versato abbastanza lui per tutti.
Otte scosse la testa stringendo i pugni. «Ma è tua sorella!» Era furente.
Ary rimase impassibile. Lo so che è mia sorella, idiota. «È una femmina sterile. Non serve ad altro che a compiacerti sessualmente.» Si chiese perché sua madre avesse dovuto mettere al mondo due gemelli quel giorno. Non importava chi dei due fosse nato, ma soli, lui ed Eev sarebbero stati molto, molto meglio. Nonostante le parole appena pronunciate, continuò ad avvertire il sottile filo che lo legava alla sorella, chiamandolo a sé. Se solo non avesse avuto tutti quei coglioni al seguito, gli sarebbe bastato Otte e la loro forza. Ma non poteva, doveva essere responsabile. «Mi sconforta di più aver perso un cucciolo prossimo alla maturazione» aggiunse.
«Chi cazzo se ne frega di Bli...»
Ary ringhiò così forte da far allontanare Otte di qualche passo, spaventato a morte. «Senza cuccioli non andiamo avanti. E Bli è figlio di And e Cara, quindi diventerà forte, tu sai quanto ci servano maschi forti, non possiamo continuare a far tutto tu ed io.»
Otte abbassò lo sguardo. «Tu, io ed Eev...»
Un altro ringhio, ancora più forte. Ma Otte non voleva ascoltarlo. Ary aveva peccato anche in quello: glielo avevano insegnato bene, più volte, separa gli innamorati. Gli innamorati erano pericolosi, non prendevano ordini se dovevano andare contro ai propri sentimenti, e non si accoppiavano con altri, precludendo, nel caso di Otte, una genia forte e remissiva. Ma come avrebbe potuto separarli? Allontanare Otte voleva dire privarsi del suo migliore amico, e l'altra soluzione... No, amava Eev, ma in quel modo.
«Prepara gli altri, ce ne andiamo di qui. Dobbiamo raggiungere le Fosse a Nord prima di perdere altri cuccioli, queste non sono sicure.» Era un ordine.
Finalmente, Otte ubbidì e lo lasciò da solo.
Ary tornò lupo. Era la prima volta, da quando era nato, che si sarebbe separato da Eev. Cosa sarebbe successo quando sarebbe stato così lontano da non sentirla più? Quel pensiero gli spezzò il cuore. Odiava tutti, tutti quanti. Anche Eev: era per colpa sua se era diventato quello che era. Pianse, sommessamente, poi urlò il suo furore al cielo, risvegliando la notte.
![](https://img.wattpad.com/cover/47785763-288-k96647.jpg)
STAI LEGGENDO
L'umana dal passato
Science FictionI suoi occhi rossi la fissavano da dietro le sbarre, preoccupati. Era la prima volta che lo vedeva in quello stato, la situazione gli era sfuggita di mano e non gli piaceva affatto. «Non farti uccidere, mi servi viva.» A quel punto non sapeva se rid...