Capitolo 12

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Strani mormorii la destarono dai suoi sogni.

«...nemmeno Serra.»

«Te l'ho detto, sono giganti.»

«Ma perché sono così?»

«E io che ne so.»

Aprì gli occhi e tre paia di occhietti castani la riportarono al mondo. Riconobbe subito il volto di Bli, il più vicino, gli altri due, invece, le erano del tutto ignoti. Le sembrò comunque che avessero tutti l'età del ragazzino, erano dunque dei "cuccioli", come li definiva Eev. Uno era un maschio, molto simile a Bli, l'altra sembrava una femmina, anche se Seta non ne era del tutto sicura. Alzò lentamente il busto da terra, aveva la schiena completamente bloccata e dolorante, chissà in che razza di posizione aveva dormito. «Che succede?» chiese, con la voce ancora impastata dal sonno.

«Perché hai il seno gonfio?» le domandò innocentemente la ragazzina.

Non di nuovo. «Perché sono "innaturalmente ricca di massa grassa"» citò le parole che quella capra del fratello di Eev le aveva rivolto il giorno prima, riferendosi alla sua costituzione decisamente poco muscolosa.

«Eh?» I ragazzini non capirono e lei rise, sperando la lasciassero in pace.

Osservando meglio il volto di Bli, notò che aveva i capelli rasati, corti nemmeno due centimetri, e anche gli altri due cuccioli sfoggiavano lo stesso taglio. «Che fine hanno fatto i tuoi capelli?» Carezzò la testa al ragazzino.

Bli rise. «Ary sta tagliando a tutti i capelli, tra poco tocca anche a te.»

Si alzò di scatto, decisa a parlare con quel cocciuto. I suoi capelli non si toccavano, poco ma sicuro. Vide qualche volto sconosciuto, tutti con lo stesso taglio, poi, le prese un colpo. Eev parlava con una sottospecie di mutaforma dopato, dalla stazza sembrava un'Argara, ma aveva la classica pelle abbronzata dei licantropi e i capelli castani rasati. Anche Eev aveva i capelli rasati, ma in qualche modo le donavano. «Seta!» la chiamò a sé, appena la vide, con un sorriso sul volto.

Sembrava più femminile, valutò Seta avvicinandosi. «Buongiorno» biascicò, assonnata.

Il gigante la studiò con i suoi piccoli occhietti castani, leggermente infossati in quei lineamenti spigolosi, curioso.

«Lui è Otte, te ne avevo parlato, ricordi?» Lo presentò Eev.

Seta annuì, Eev le aveva parlato per un pomeriggio intero delle avventure di lei, suo fratello e l'amicone. Solo che non credeva che fosse così tanto "one". «Il vostro amico, sì.»

Alla parola amico Seta vide chiaramente Otte rabbuiarsi e guardare di sfuggita Eev, che invece sorrideva tranquillamente. Mi sa che non gli va tanto bene questa posizione.

Eev le presentò praticamente tutti i membri della famiglia, inutile dire che già dopo il terzo nome Seta se li fosse dimenticati tutti. Con quei nomi lunghi tre lettere, massimo quattro, e il loro essere tutti uguali (abbronzati, con capelli castani e occhi castani), era impossibile non fare casino! Inoltre, Seta notò che a quasi tutti gli altri membri, mancava qualcosa: sembravano storditi. Non parlavano molto e se lo facevano non riuscivano a mettere insieme frasi troppo articolate. Sono stupidi. Capì dopo un po' l'umana. Era come parlare con dei cani a cui era stata data la parola.

Fino a quel momento aveva dato per scontato la brillantezza di Eev, ma, a quanto pareva, era una rarità. Anche Otte non si dimostrò un vero e proprio asso, non capiva molte delle battute che facevano Eev e Seta e spiccicava pochissime parole se, e solo se, veniva direttamente interpellato.

«Distorcispazio è un nome persino peggiore di C3» commentò Seta, ridendo. «Non avete il minimo gusto per i nomi delle città, credimi.»

Eev rise a sua volta. «Sono solo nomi, l'importante è capire dove stai andando.» Poi, si fece leggermente più seria e allungò un braccio verso Seta per avvicinarla a sé; l'aveva condotta in una piccola radura distante dal resto della sua famiglia, pure da Otte, che era rimasto a "fare la guardia". «Seta ascoltami,» la guardò ricercando la sua attenzione, l'umana annuì concentrata, «potresti cercare di essere più accondiscendente con Ary? Lo so che è tremendamente fastidioso, ma se solo uno di voi due smettesse di punzecchiare l'altro sono sicura che vi capireste. Lui è buono, credimi.»

Seta la fissò, aveva un'espressione così implorante da farla sentire quasi in colpa. Quasi. «Farò del mio meglio per ...»

«Mostro?» Il richiamo di Ary la interruppe, facendola infuriare. Perché sì, stava palesemente chiamando lei.

Come si faceva a non litigare con quell'essere? Eev intercettò il suo sguardo furente, pregandola in silenzio di mantenere la calma. Seta si morse un labbro, voltandosi verso Ary che aveva appena fatto capolino nella piccola radura. Se avesse avuto una maglia addosso e gli occhi di un colore diverso da quel rosso acceso, probabilmente l'avrebbe scambiato per la sorella: aveva anche lui i capelli cortissimi e alla luce del sole sembravano più castani che neri. Ma, per quanto avesse dei lineamenti poco marcati, era decisamente un maschio. Seta l'aveva potuto chiaramente appurare il giorno prima. Almeno oggi ha i pantaloni, notò con piacere.

Le fece meno piacere vedere lo strano arnese affilato che teneva in mano. La piccola lama che sporgeva da un lato scintillò sinistra alla luce del sole.

«Eev vai a preparare gli altri, appena avrò finito con lei partiamo» ordinò, con quel suo odiosissimo tono da capo.

Eev ubbidì silenziosamente, sparendo in pochi secondi nella boscaglia.

Seta si sentì un po' sola, ma fronteggiò comunque a testa alta il suo nemico. «Cosa vuoi?» domandò, per nulla pacifica, incrociando le braccia al petto.

Lui alzò lo strano arnese, che assomigliava a un rasoio smontato. «Quei ridicoli capelli gialli se ne vanno» sentenziò Ary, avvicinandosi lentamente.

«Si dice biondi, non gialli,» puntualizzò Seta, iniziando ad arretrare, «e non vanno da nessuna parte.» Concluse, decisa. Non me li tagli i capelli, stronzo.

«Hai ragione.» Quella risposta lasciò Seta esterrefatta: davvero lo aveva già convinto? «Loro restano qui insieme a quelli di tutti gli altri mentre tu vieni via con noi.» Ary ghignò, maligno, continuando inesorabilmente ad avvicinarsi.

Seta sbuffò, come aveva potuto anche solo pensare di avergli fatto cambiare idea? Quello era più duro di un muro. «Perché dovrei tagliarli?»

«Sono troppo lunghi, quando cammini per il bosco si incastrano dovunque e non oso immaginare quanti parassiti ci stiano mettendo su casa.»

«Non ho nessun parassita» tagliò corto Seta, che, continuando ad arretrare, finì con le spalle contro un albero per la gioia del suo aguzzino, ma non si arrese, «E poi, guarda,» iniziò a intrecciarsi i capelli alla velocità della luce, «spariti!» annunciò, buttandosi dietro le spalle la lunga treccia che si era fatta al volo.

Ary, che l'aveva raggiunta, assottigliò lo sguardo, studiandola, poi le guardò dietro la schiena, osservando quella specie di coda che si era fatta. Quando riportò gli occhi su quelli dell'altra, sorrise, alzando il rasoio. «Ci hai provato.» Le afferrò il mento con forza, facendola voltare di lato.

Seta non provò a divincolarsi, non lo prese nemmeno a pugni, nonostante ne avesse davvero voglia, sapeva che sarebbe stato tutto inutile. «FERMO!» sbraitò, appena sentì la lama appoggiarsi sulla sua tempia. «Se lo farai tutti mi scambieranno per una di voi!»

Lo sentì esitare, anche la presa sul suo mento si fece leggermente più morbida, ne approfittò quindi per voltarsi e guardarlo dritto negli occhi. «Tu non vuoi che mi scambino per una di voi» ipotizzò, in preda alla disperazione. «Non vuoi pensino che io, così debole, faccia parte del tuo branco.» Dire che si stesse arrampicando sugli specchi era un eufemismo, eppure, funzionò.

Ary abbassò il rasoio con un'espressione profondamente turbata in volto.

Ho vinto!


L'umana dal passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora