«Muori, coglione.»
Quella voce! Quella voce lui la conosceva fin troppo bene. Si voleva girare, voleva vederla, era certo che o sarebbe impazzito o gli sarebbe esploso il cuore, invece, gli esplose un orecchio.
Si accasciò a terra incapace di mantenere la forma di lupo dal dolore, tremante si portò una mano all'orecchio sinistro e con orrore scoprì di non essere in grado di trovarlo fra i brandelli della sua stessa carne. Aprì gli occhi e il mondo era tinto di rosso, ma non per la rabbia, bensì per il sangue che gli inondava le palpebre. Vide Ago davanti a sé, anche lui costretto alla forma umana, con le spalle contro un albero e senza il braccio sinistro che fissava qualcosa con odio, stringendo i denti in un misto di dolore e rabbia.
«La tua mira fa schifo, stavi per ammazzare l'altro» disse un'altra voce alle sue spalle; gli era familiare, ma non poteva dire con certezza di riconoscerla.
«Oh mio Dio, Ary!»
Di nuovo. Aprì e chiuse svariate volte gli occhi per lavarli via dal sangue e si girò lentamente verso dove proveniva quella voce. Quando la vide gli sembrò di stare sognando. Era a mezz'aria, con il sole alle spalle e i capelli mossi delicatamente dal vento che parevano sottili fili d'oro, gli occhi verdi erano lucidi e puntati premurosamente sui suoi. «Emma?» sussurrò, confuso. Si guardarono per lunghi istanti, poi lei si voltò alla sua sinistra e quando Ary seguì la sua occhiataccia quella visione in cui si era immerso si dissolse in un istante. «Sgancia questo maledetto affare!» sbraitò Emma allo Scavii che stava in piedi a pochi passi da lei. L'alieno sospirò, palesemente scocciato, afferrò il lungo cavo che teneva l'umana sollevata per aria, lo spostò e lo sganciò. Emma atterrò in terra e si precipitò subito da lui.
Solo in quel momento Ary si rese conto che lei avesse praticamente tutto il busto fasciato, compreso il braccio destro, e nella mano sinistra avesse un'arma Scavii, che aveva tutto l'aria di essere un cannone al plasma in miniatura. «Scusami...» mormorò lei, fissandogli la parte sinistra del volto, contrita. «Guarirai, vero?» domandò poi, in un soffio, aggredita dai sensi di colpa.
Ma Ary percepì a malapena le parole che uscivano da quelle labbra. Era viva. Com'era possibile? Altre domande gli annebbiarono la mente, ma c'era un bisogno così incalzante dentro di lui da cancellarle tutte: allungò le braccia, la strinse a sé e la baciò. Fu liberatorio. Sentì chiaramente tutta l'ansia, le paure e la rabbia scivolargli via di dosso. Poi, di nuovo, lo Scavii decise di rovinare tutto.
«Ehi, dopo se volete vi do una stanza, ma ora ci sarebbe un amico da sistemare» sbraitò, con quella sua odiosissima voce da rettile.
Emma si scansò subito, alzandosi in piedi e annuendo. Ary si alzò a sua volta, lanciando un'occhiataccia allo Scavii, che ricambiò con astio. Conosceva quegli occhi grigi e quel tono sprezzante, quello era lo Scavii che aveva incrociato a Distorcispazio.
«Questa stronzata ci ha fatto già perdere abbastanza tempo, uccidilo e andiamocene» ordinò l'alieno indicando Ago.
L'umana si posizionò di fronte al mutaforma mutilato e gli puntò contro l'arma.
Ago ringhiò sommessamente, con odio. Era in trappola, ferito e con le spalle al muro, eppure non perdeva la sua dignità, c'era da dargliene atto.
«Cerca di prendere bene la mira sta volta» si raccomandò lo Scavii, asciutto. «Basta un colpo in testa o al cuore.»
Il modo in cui parlava, così razionale e distaccato, disgustò Ary. Era vero, pochi attimi prima avrebbe ucciso Ago lui stesso, ma senza armi, da pari. Ebbe pietà del nemico nonostante tutto, e non fu l'unico. Aggrottò la fronte sentendo il cuore di Emma iniziare a battere frenetico, la guardò e vide le sue piccole spalle incurvarsi, sotto chissà quale peso. Aveva paura e Ago, come Ary, lo avvertì.
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L'umana dal passato
Ciencia FicciónI suoi occhi rossi la fissavano da dietro le sbarre, preoccupati. Era la prima volta che lo vedeva in quello stato, la situazione gli era sfuggita di mano e non gli piaceva affatto. «Non farti uccidere, mi servi viva.» A quel punto non sapeva se rid...