5374 strinse il nodo di stoffa nera, abbassò leggermente la parte davanti di modo che coprisse perfettamente gli occhi della mutante, o qualsiasi cosa fosse. Mise i palmi delle mani a coppa sulle sue strane orecchie a punta, iniziando a tirarla dolcemente verso di sé. Non capiva cosa fosse preso a lei e al ragazzino che la seguiva ovunque, ma era qualcosa presente solo nella loro testa.
La mutante dapprima fu restia a lasciarsi guidare, poi, lentamente, iniziò a gattonare a terra seguendo 5374, sotto gli occhi attoniti del ragazzino, che, come aveva previsto 5374, dopo un po' iniziò a muoversi verso di loro, impauritissimo. «Andiamo!» Li incoraggiò con la voce strozzata dal dolore che le davano le costole rotte, continuando a tirare la mutante per la testa.
Camminando all'indietro dentro al bosco inciampò in una radice ma una mano l'afferrò saldamente per il braccio, impedendole di cadere. Il ragazzino l'aiutò a riprendere l'equilibrio, guardandola con un misto di amore e ammirazione. L'altra mutante si tolse la benda nera, che 5374 aveva strappato dalla sua stessa maglia, e si guardò indietro, non poco stupita. Quando rivolse di nuovo il suo sguardo a 5374 aveva uno strano ghigno. «Era solo un trucco» disse con un misto di stupore e delusione, poi diede una sonora pacca sulla spalla all'altra, strappandole un'esclamazione di dolore. «Scusa, dimentico sempre quanto tu sia delicata» aggiunse, ridacchiando.
5374 si massaggiò la spalla chiedendosi cosa ci fosse tanto da ridere ma evitò di lamentarsi; evitò del tutto di parlare, si limitò a seguire la ragazza esattamente come faceva l'altro ragazzino, che, osservò 5374, aveva tutto l'aspetto e l'atteggiamento di un bambino troppo cresciuto.
Gli altri due si muovevano nel bosco con una naturalezza innata, al contrario di lei che incespicava e si impigliava ovunque. Imprecò quando un ramo le si incastrò tra i capelli tirandoli, si voltò indietro per liberarsi e lo sguardo le fu catturato da qualcosa che si muoveva nella penombra della boscaglia. Socchiuse gli occhi appena in tempo per mettere a fuoco un volto umano dai lineamenti spigolosi e bianchi, vide chiaramente la creatura leccarsi il livido labbro superiore guardandola per poi sparire, lasciandole il sangue gelido nelle vene. Diede uno strattone ai capelli per liberarli dal ramo e si affrettò a seguire gli altri, che sembravano non essersi accorti di nulla. «Avete un buon udito voi, giusto?» domandò.
La mutante le lanciò un'occhiata dubbiosa, continuando a camminare a passo spedito fra gli alberi. «Perché ti sta battendo così forte il cuore?»
Lo prendo come un sì. «Non vi potrebbe mai sfuggire la presenza di qualche creatura nelle nostre vicinanze, giusto?»
La vide scrollare le spalle. «Dipende di che creatura si stia parlando, ce ne sono alcune, tipo i Notturni, che non riusciremmo nemmeno a vedere se solo volessero. Ma un Notturno non è un nostro problema, non siamo sue prede.»
5374 inarcò un sopracciglio. Che cos'era un Notturno? E quali erano le sue prede? Un dubbio atroce si insinuò nei suoi pensieri.
Non si stupì nemmeno tanto quando sentì una mano fredda tapparle la bocca e tirarla indietro. Non si stupì quando i suoi occhi si incrociarono con quelli amaranto della creatura che aveva visto pochi secondi prima nell'ombra. Si stupì un pochino quando i denti aguzzi del Notturno incontrarono l'assurda resistenza della tuta bianca sul suo collo. Sentiva come se qualcuno le stesse infilando due piccole dita nel collo con tutta la sua forza; sapeva che la stoffa non avrebbe retto oltre e provò a divincolarsi, scalciò, ma la presa di quell'essere era abbastanza salda da tenerla incollata all'albero contro il quale l'aveva sbattuta pochi secondi prima. L'unica sua speranza era che la ragazza che l'aveva salvata poco prima tornasse nuovamente in suo aiuto.
Così, ovviamente, non fu.
Due grosse mani si chiusero sulle spalle del Notturno, cogliendolo di sorpresa e alzandolo da terra. 5374 riuscì a liberarsi dalla presa del suo aggressore appena in tempo per vederlo volare via lanciato dal gigante roccioso comparso dal nulla. 5374 e l'omone pelato, muscoloso all'inverosimile, si fissarono per qualche secondo negli occhi. Lui rise e lei deglutì, terrorizzata. Aveva già incontrato uno di quei cosi, Zerx gli aveva sparato senza tanti perché. Ma lì non c'era Zerx né una di quelle micidiali armi aliene. C'erano lei e le sue costole rotte. Il gigante alzò un braccio per afferrarla, 5374 si lanciò a terra e gli passò in mezzo alle gambe, grosse come due tronchi d'albero. Gattonò nel terreno per qualche passo, poi, come si aspettava, sentì una mano chiudersi duramente attorno al suo polpaccio. Si guardò indietro vedendo il gigante che la tirava verso di sé, ma notò anche qualcos'altro: una sagoma alta, bianca e snella, alle sue spalle. A quanto pare il Notturno non si era dato per vinto. Due zanne bianche si conficcarono sulla spalla muscolosa del gigante che urlò dal dolore e lasciò il polpaccio di 5374. Le due strane creature iniziarono a combattere e nonostante fosse uno spettacolo assolutamente unico, 5374 decise di darsela a gambe.
Corse nella direzione in cui aveva visto andare i suoi due compagni di fuga e li trovò pochi passi dopo, nascosti dietro un cespuglio, intenti ad osservare la scena. La ragazza la afferrò al volo per un braccio, tirandola a terra fra lei e il bambino troppo cresciuto. «Siamo nella merda» sentenziò, cinerea in volto.
5374 scosse la testa. «Scappiamo!» Provò ad alzarsi per dare il buon esempio ma l'altra la tenne a terra per la spalla.
«Ti raggiungerà sempre.» C'era non poca amarezza nel suo tono. «Se solo non avessi questo cazzo di collare!» sbottò, decisamente frustrata.
Gli occhi di 5374 si impigliarono su quel piccolo collarino metallico al collo della ragazza, era così stretto da starsi letteralmente conficcando nella sua pelle.
«Eev, calmati...» Il ragazzino la pregò, sfiorandole una spalla con la mano.
Eev strinse i denti. «È la fine, dovete andarvene voi due.» Rivolse i suoi occhi castani prima a 5374 e poi al ragazzino. «Bli devi portarla dagli altri, non saranno molto distanti da qui, segui le tracce come ti abbiamo insegnato, stai fuori dalla strada, non fermarti mai troppo nello stesso posto e corri. Appena sarai abbastanza vicino Ary verrà sicuramente in tuo soccorso, vedrai.»
Il ragazzino scosse la testa con gli occhi lucidi. «Eev vieni con...»
«Silenzio! Io non servo, voi sì, adesso...»
Un rumore secco squarciò l'aria.
Eev, Bli e 5374 si voltarono verso i due mutanti intenti a combattersi appena in tempo per vedere il gigante roccioso gettare il cadavere del Notturno da una parte e la mandibola da esso strappata dall'altra. Con le braccia intrise di sangue nero e viscido fino al gomito fissava dritto verso il loro cespuglio, come se sapesse esattamente dove fossero nascosti.
«Andate» ordinò Eev, spingendo via il ragazzino, guardò poi 5374 con un'espressione indecifrabile. «Forza.»
Il gigante si avvicinava lento e letale, i suoi passi facevano tremare la terra e gli animi. Eev smosse 5374 verso Bli, che si era alzato piangendo.
Ma 5374 si era incantata sul collare della mutante, o meglio, sullo strano forellino esagonale che c'era su di esso. Aveva già visto quella forma. Tirò fuori dalla manica in cui l'aveva infilato nella concitazione del momento il piccolo cilindretto metallico che le aveva dato Zerx prima di lanciarla nel vuoto.
Era a base esagonale.
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L'umana dal passato
Science FictionI suoi occhi rossi la fissavano da dietro le sbarre, preoccupati. Era la prima volta che lo vedeva in quello stato, la situazione gli era sfuggita di mano e non gli piaceva affatto. «Non farti uccidere, mi servi viva.» A quel punto non sapeva se rid...