Il corridoio si era svuotato. Nessun rumore eccheggiava più lungo di esso, ad eccezione del leggero sbattere delle porte causato dal vento. Non avevo nessuna intenzione di girarmi, e, a quanto pare, neanche Dylan ne aveva.
- Ragazzi – sentii dire da una voce dietro di noi – non abbiamo poi così tanto tempo, sapete. –
Vidi il ragazzo accanto a me assottigliare gli occhi, cercando di dare un'occhiata al biondo senza essere scoperto. Stufa di quella situazione, mi girai, trovandomi faccia a faccia con due occhi azzurri che avrebbero fatto invidia al cielo. Cercai di riprendermi il più velocemente possibile scuotendo la testa.
- Allora? – chiesi impaziente, alzando gli occhi al cielo. Intanto Dylan non accennava a girarsi.
- Immaginavo questo tuo caratterino – disse, per poi iniziare a squadrarmi da capo a piedi con un sorrisetto che mi dava sui nervi. Non ero mai stata un tipo paziente, e di certo non avrei cominciato in quel momento.
- Ci conosciamo? –
Lui schioccò la lingua sul palato.
- Non esattamente. –
Stavo per chiedere cosa intendesse, quando vidi Gwen, appena spuntata da dietro l'angolo, correre velocemente verso di noi e posizionarsi accanto al biondo. A quel punto, anche Dylan si girò per vedere cosa stesse succedendo.
Okay, cosa diavolo ci faceva qui?
- Perfetto, sei arrivata – continuò con voce robotica – ora manca un quarto. –
E a quel punto sentii una porta aprirsi e chiudersi velocemente, e potei riconoscere l'andatura di quella persona senza neanche voltarmi.
- SOPH! MIO DIO STAI BENE?! – mi chiese mio fratello abbracciandomi velocemente per poi iniziare a guardarmi peggio di un medico ad una visita. Aveva i capelli completamente spettinati, gli occhiali neri dalla montatura spessa ancora posati sul naso, brutto segno visto che odiava essere visto con quelli indosso. Poi si accorse del mio sguardo stranito e di tutti gli altri.
- Aspettate un secondo, cosa ci fate tutti qui? – fece vagare il suo sguardo su tutti, uno ad uno, soffermandosi leggermente di più su Gwen – spiegami quel messaggio, ora. –
- Sophie non è ancora in pericolo – rispose, più seria che mai.
- Hai detto bene, ancora – si aggiunse alla conversazione occhi azzurri – finalmente i quattro quarti della gerarchia sono presenti. – concluse, come un annuncio solenne.
Ma, a quanto pare, notò gli sguardi straniti che continuavamo a lanciargli io e mio fratello. Gli altri due apparentemente tranquilli, con le braccia incrociate.
- Conoscete la leggenda dei quattro elementi? –
- Non esattamen.. – provai a dire, prima di essere interrotta.
- Ve la spiegherò appena arrivati al loft. Ora vi prego di seguirmi. – sembrava avere un tic al collo. Continuava a muoverlo verso destra.
Abbassai le maniche della mia felpa rossa fino a metà mani. Presi la mano di mio fratello. Non avevo idea di cosa stesse succedendo, ma di certo non avrei mai permesso ad uno sconosciuto di far del male alle persone che amavo.
- Noi non ci muoveremo da qui. – vidi mio fratello annuire vivacemente alle mie parole.
- Non ti fidi di me, vero? – chiese, ancora con quel suo odioso sorrisetto.
- Di certo non mi fido di uno sconosciuto, soprattutto se questo sconosciuto porta con sé oggetti che emettono strani bagliori – dissi ironicamente, guardandolo negli occhi per esprimere il più possibile quanto io fossi contrariata.
- Allora lo vedi anche tu? – sussurrò Thomas al mio orecchio. Gli rivolsi un gesto di assenso.
- Va bene. Non vi fidate di me. Ma vi fidate dei vostri migliori amici, no? – i nostri sguardi scattarono ai due. Il mio a Gwen. Quello di mio fratello a Dylan, rimasto in silenzio fino a quel momento, con lo sguardo rivolto a terra.
- Di che sta parlando Dylan? – si rivolse Thomas al suo migliore amico, guardandolo confuso.
- Io.. cioè, io non.. – farfugliò come risposta il diretto interessato.
- Terra, smettila di far finta di niente. – il biondo questa volta aveva utilizzato una voce più severa, più adulta.
Terra?
Una mano si posò delicatamente sulla mia spalla. Mi girai di scatto. La mano ancora stretta a quella di mio fratello. Gwen.
- Sophie, ricordi il nostro primo incontro in riva al lago? –
- Acqua, non è il momento. – a quanto pare il ragazzo aveva il vizio di interrompere le persone.
Iniziai a scaldarmi. Odiavo non essere a conoscenza delle situazioni, soprattutto se ne ero coinvolta.
- Non penso sia il caso che tu ti agiti tanto, potresti causare diversi guai. Parlo anche con te fratellino, voi due insieme siete pericolosi. – il ragazzo non aveva intenzione di smettere di parlare. Si passò una mano tra i corti capelli biondi. E davanti a me non vidi più un ragazzo, ma un uomo. Sempre con gli stessi capelli, gli stessi occhi, ma con un' età più adulta.
Mio fratello scosse la testa, come risvegliandosi da chissà quali pensieri.
- Quindi, indirettamente, ci sta dicendo che io e mia sorella dovremmo stare il più lontano possibile l'uno dall' altra? – era sempre stato bravo a leggere tra le righe.
- Mi sorprende che ancora tu non ci sia arrivato Thomas, ma no. Il contrario. –
Non riuscivo a capire niente. Era come se fossi bloccata. Mille domande giravano nella mia testa, ma nessuna riusciva ad uscirne.
- Mettetevi in cerchio. – ordinò l'uomo.
E tutti lo facemmo. Senza "se" e senza "ma". Fu come se i nostri corpi si muovessero da soli.
Appena il cerchio fu formato, nel mezzo di esso, venne allungato il libro, stavolta aperto.
- Poggiate le mani su di esso. –
E questa volta fu una cosa istintiva. Poggiai la mano sulla pagina ingiallita dal tempo.
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Descendants [Dylan O'Brien / Thomas Sangster]
RandomE se una vecchia leggenda, non fosse soltanto tale?