Colin non distoglieva gli occhi dalla piccola foto. Iniziò ad accarezzarla lentamente col pollice, come se avesse paura di farle del male.
Vidi Tom asciugarsi con la manica della felpa una lacrima solitaria. Forse non voleva essere visto. Entrambi odiavamo piangere davanti a qualcuno.
- Col - Gwen gli poggiò una mano sulla spalla - ti va di parlarci di lei? -
Lui si voltò per guardarla. Solo allora notai i suoi occhi completamente lucidi. Era come se si stesse trattenendo dal piangere.
Questa volta, fu Dylan ad avvicinarsi a lui.
- Ehi - lo aiutò ad alzarsi - piangere non significa essere deboli, significa essere umani. -
Si guardarono negli occhi per un tempo indefinito.
Ogni giorno che passava, era come se scoprissi una nuova parte di lui.
Iniziai a chiedermi se fossi stata troppo affrettata con lui, nel giudicarlo senza nemmeno conoscerlo veramente.
Era proprio vero il detto << mai giudicare un libro dalla copertina >>, perché si, in quel momento, paragonai Dylan ad un libro. Un libro che, all' esterno, aveva una copertina rigida, solida, sicura di sé. Ma all'interno, la sua storia, rivelava aspetti completamente diversi da ciò che il lettore si aspettava. Una storia degna di essere letta. Ed io avevo intenzione di iniziare a leggere, proprio da quel momento.
Colin tirò su col naso. Si ostinava a non voler piangere davanti a noi.
Gli passai un fazzoletto, che lui afferrò velocemente.
- C'è una ragione, se vi ho portati qui - spezzò il silenzio, con voce rauca.
Il mio sguardo ricadde sulla foto.
La ragazza rappresentata trasmetteva una dolcezza infinita. Bionda, capelli fino alle spalle, occhi marroni e pelle di porcellana.- Immagino riguardi lei - sussurrai, continuando ad esaminare la foto.
- Si - rispose soltanto, l'uomo accanto a me.
Ci disponemmo intorno alla tomba, abbastanza vicini per poter ascoltare ciò che il biondo aveva da dire.
- Quelle ombre... quelle ombre me l'hanno portata via - strinse i pugni talmente forte da far divenire le nocche bianche - è colpa mia se adesso si trova qui. -
Gwen aprì la bocca per ribattere, nonostante non sapesse come fossero andate le cose, ma Colin la bloccò prima che potesse farlo.
- Lei non era come noi. Era semplicemente lei. -
Iniziò a singhiozzare, coprendosi il viso con le mani, cercando di nascondersi.
- Era la mia promessa sposa. Le avevo raccontato cos'ero già dall'inizio della nostra storia. Ma non appena glielo dissi, lei non battè ciglio, anzi, mi disse che già era a conoscenza di quanto fossi speciale. Che questo non avrebbe cambiato le cose. - si strofinò stancamente gli occhi.
Il mio sguardo andò a Dylan, e solo allora, notai che anche lui mi stava guardando.
- Io e gli altri della gerarchia combattevamo quei mostri, perché si, sono mostri, da qualche mese ormai. Si presentavano solo il giorno, a qualsiasi ora, ma non c'erano ancora stati grandi problemi. I nostri poteri sembravano superiori. Ma poi arrivò un giorno, un maledetto giorno, in cui quelle ombre si fecero vive di notte. Lei si era fermata a dormire da me, ancora avevamo deciso di non convivere. Non volevamo affrettare troppo le cose, insomma, avremmo avuto una vita davanti... - e fu in quel momento, che l'uomo che credevo indistruttibile, crollò a pezzi davanti ai miei occhi.
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Descendants [Dylan O'Brien / Thomas Sangster]
De TodoE se una vecchia leggenda, non fosse soltanto tale?