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Quell' ultimo tentativo funzionò, ma solo in parte.

Mancando l'ultimo l'elemento, mancava anche l'energia necessaria per riuscire ad effettuare il teletrasporto. Non che singolarmente fossimo deboli, anzi, negli ultimi giorni, grazie ai continui allenamenti di Colin, i nostri poteri si erano come risvegliati quasi totalmente. Ora però toccava a noi, lavorarci su.

Ci teletrasportammo, ma nei sotterranei del palazzo.

- Beh, se volete rimanere per forza qui non ci sono problemi – sentimmo dire da una voce familiare, derisoria, dietro di noi.

Tutti ci girammo di scatto, trovandoci davanti lo zio di Dylan, Johnny.

Accanto a lui, un uomo alto e massiccio teneva per il braccio un Colin piuttosto mal ridotto: i capelli biondi erano attaccati alla fronte, sudati; un occhio nero faticava a restare aperto, il viso aveva qualche graffio e perdeva sangue dal naso.

Notai con la coda dell' occhio mio fratello stringere i pugni, stesso movimento che mi ritrovai a fare anche io. Gwen, invece, cercava di non far trasparire nessuna emozione ma, dal suo sguardo, si poteva benissimo percepire la sua rabbia.

- No, grazie per l'offerta – Thomas imitò il suo tono – comunque, saresti pregato di restituirci il biondo che quella specie di armadio sta tenendo come se fosse un bambolotto – fece un cenno della testa rivolto a Colin. Mi sorpresi del suo tono così pacato, nonostante la situazione. Vidi la riccia inarcare le sopracciglia, ma non dire niente. Probabilmente stavamo pensando la stessa cosa.

L'uomo, come offeso, fece un passo avanti, uno sguardo poco amichevole verso Tom.

Istintivamente mi misi davanti al mio gemello, a mo di scudo. Subito la sua mano fu sul mio braccio, cercando di spostarmi, ma non mi mossi di un centimetro.

- Sophie, vieni indietro – sussurrò, con voce ferma, al mio orecchio.

Gli rivolsi una breve occhiata, prima di sussurrare anche io.

- Sai già che non lo farò. –

Ma, a fermare l'uomo, ci pensò Johnny, allungando una mano. Poi rivolse il suo sguardo verso di noi.

- Mi dispiace interrompere questa carinissima riunione familiare ma, come dire, sapete di non avere via d'uscita, no? – quel sorrisetto che tanto odiavo, riapparse sul suo volto.

Non avemmo neppure il tempo di riuscire a capire la sua affermazione, che a tutti e tre furono portate indietro le braccia e poste delle manette sui polsi da tre donne di colore, senza avere la possibilità di replicare.

Provai immediatamente ad utilizzare i miei poteri per riuscire a liberarmi, ma sembravano non voler funzionare. Provai altre volte, ma fu tutto inutile.

- Inutile che ci provi, tesoro – Brave si avvicinò lentamente a me, ed iniziò ad accarezzarmi la guancia – le manette stanno già assorbendo tutto il tuo potere – il suo viso a poca distanza dal mio.

- Levale le mani di dosso – ringhiò mio fratello, lo sguardo infuocato, mentre cercava, senza successo, di liberarsi dalla morsa della donna, che strinse ancora di più la presa sui suoi polsi.

- Capisco cosa mio nipote trovi in te, sai? – sapeva di aver colpito un punto debole, ma decisi di sostenere il suo sguardo. Non era tempo per i rimpianti.

Dopo qualche secondo, la sua mano si allontanò dal mio viso e tornò accanto all' uomo che reggeva malamente Colin, quasi svenuto.

- Metteteli in cella. –

Descendants [Dylan O'Brien / Thomas Sangster]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora