Sbattei più volte le palpebre. Non volevo credere a ciò che avevo davanti. Dopo un forte bagliore che mi costrinse a chiudere gli occhi per qualche secondo, mi ritrovai all' interno di una stanza completamente bianca. Ero per caso finita in paradiso? Guardandomi intorno notai gli altri guardarsi intorno, chi più curiosamente come Thomas, chi nervosamente come Dylan.
- Benvenuti alla base – affermò con voce solenne l'uomo, richiudendo il libro e posandoselo sotto braccio – io sono Colin, e sono un addestratore. –
- Definisci addestratore – Thomas iniziò a fissarlo con sospetto.
Io, invece, mi limitai semplicemente a guardarlo negli occhi con espressione neutra. Non sapevo cosa pensare.
- Colui che ti aiuterà a gestire i tuoi poteri, ovvio. –
Mi risvegliai dal mio stato di trance.
- Ovvio Tom, che domand... aspetta, cosa? Poteri? –
- Già. – mi rispose semplicemente, come se fosse tutto normale e stessimo decidendo che film guardare al cinema.
Andai a sedermi su una delle sedie poste intorno alla tavola rotonda. Erano cinque. Proprio come noi.
Tutti seguirono il mio esempio senza fiatare.
Dopo qualche minuto passato in un silenzio insopportabile, decisi di farla finita.
- Colin – lui si girò verso di me – hai intenzione di dirci cosa ci facciamo qui? –
- Penso che tocchi a qualcun altro, mi dispiace. –
- E sentiamo, a chi dovrebbe toccare?! – chiesi ormai spazientita, alzandomi e sbattendo le mani sulla superficie del tavolo.
- A me. – sentii due voci dire contemporaneamente.
- Dylan, Gwen? – Thomas era sempre stato quello paziente tra i due, era raro vederlo arrabbiato. O almeno non lo mostrava.
Dopo essersi scambiati un' occhiata, Gwen e Dylan si girarono verso di noi. Il ragazzo parlò per primo.
- L'ho sempre saputo. Ho sempre saputo ciò che ero fin da piccolo. Inizialmente, da bambino, la prendevo come un gioco. I miei genitori non mi hanno mai detto quanto fosse seria la situazione, fino a qualche anno fa. – si fermò e abbassò lo sguardo – noi... noi siamo semplicemente destinati ad affrontare questo pericolo, che voi accettiate o meno. –
- Che cosa siamo noi esattamente? – sussurrai, sentendo un peso crescere dentro di me.
- Elementum. –
Vidi Gwen annuire alle sue parole e Colin mantenere la sua solita espressione seria.
- Aspetta, tu prima hai nominato l'acqua e la terra. Questo significa.. –
- Elementi naturali, esatto. –
- Andiamo, come è possibile una cosa del genere? Se questo è uno scherzo sappiate che non è per niente divertente! – iniziai ad agitarmi.
- Fossi in te non mi agiterei – cercò di dirmi Colin, ma io non ci riuscivo. Non riuscivo a calmarmi.
- FATE QUALCOSA! – sentii urlare mio fratello, prima che la vista mi si appannasse e sentissi una strana energia percorrere il mio corpo. Mi sedetti di colpo, stremata. Non riuscivo ad aprire gli occhi.
- Sta succedendo. –
- Perché così? Non è successo a nessuno di noi – disse una voce maschile preoccupata.
- Il fuoco non può essere comandato, è il più puro tra gli elementi, ma anche il più distruttivo. –
Poi il buio mi invase.
Aprii gli occhi. Ero su un letto a baldacchino, coperta da un leggero lenzuolo rosso. Solo in un secondo momento mi ricordai di non essere a casa. Era tutto reale, ma non riuscivo ancora a crederci. Poco lontana dal letto c'era una grande finestra che affacciava sul mare. Si riusciva a vedere la spiaggia. Non avevo idea di dove fosse collocato il loft. Decisi di andare a cercare gli altri, non mi andava di stare sola.
Scesi le scale in legno per poi trovarmi nella stanza di questa mattina. Almeno presunsi, visto che non avevo idea di quanto avessi dormito.
- Soph..? – Vidi Gwen avvicinarsi a me velocemente, dopo aver posato un bicchiere di latte sul ripiano in pietra della cucina, e abbracciarmi stretta.
Mi prese il viso tra le mani.
- Stai bene? – chiese, scrutandomi dall' alto in basso.
- Si, perché non dovrei? – gli domandai confusa. Dopo mi ricordai ciò che era successo, ma lei ignorò la mia domanda.
- Sophie, hai dormito per tre giorni. –
- E' normale. –
Mi staccai dall' abbraccio dopo aver sentito quella voce. Lo vidi appoggiato con una spalla al muro davanti a noi, a braccia conserte.
- Il fuco è diventato ufficialmente una parte di te. – giurai di non aver mai visto Dylan O'Brien così serio.
Gwen mi guardò preoccupata, ma rivolgendomi comunque un sorriso. Notai che i suoi vestiti erano cambiati. Così anche i miei. Arrossii accorgendomi di non avere più i vestiti indossati in quella fatidica mattina, ma dei semplici pantaloni da tuta grigi ed una maglia a maniche corte rossa. Ai piedi dei calzini neri.
Dylan si avvicinò a me, sovrastandomi con la sua altezza.
- Tranquilla – rise, dandomi un buffetto scherzoso sulla guancia – non ti ho cambiata io. -
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Descendants [Dylan O'Brien / Thomas Sangster]
RandomE se una vecchia leggenda, non fosse soltanto tale?