Nella piccola chiesa, nessuno osava fiatare.
Non che qualcuno prestasse molta attenzione a ciò che il prete continuava a dire, troppo persi nei loro pensieri. Tra questi, i genitori di Colin e suo fratello, Tyler, seduti in prima fila, non riuscivano ancora a capacitarsi della situazione. Perdere un figlio, un fratello, era stato come perdere una parte di loro, ma, perderlo una seconda volta, senza nemmeno aver avuto il tempo di riabbracciarlo, avergli detto quando fosse importante per loro, fu la cosa peggiore.
Una lacrima solcò il mio viso. Non persi nemmeno tempo ad asciugarla, sapevo che, quella, sarebbe stata la prima di tante. La mia mano non aveva lasciato per un secondo quella di Dylan, quasi fosse l'unico appiglio rimasto a quella vita.
- Ora – il prete continuò, più lentamente, guardando tutti noi dall'altare – alcune persone molto care a Colin, hanno qualcosa da dire – fece un piccolo sorriso d'incoraggiamento.
Tyler fu il primo ad alzarsi e, dopo aver dedicato un breve abbraccio ai genitori, si posizionò davanti al microfono. Gli occhi lucidi, l'aspetto leggermente trasandato, trasmettevano tutto ciò che il ragazzo aveva passato negli ultimi giorni. Nessuno lo aveva sentito emettere un suono da quella notte.
Si allentò il nodo della cravatta nera e guardò di sfuggita il grande ritratto di Colin posto non molto lontano da lui.
- Beh – si schiarì la voce, lo sguardo perso – non sono mai stato tipo da grandi discorsi, solitamente, chiedevo a lui di farli per me, sapete, per gli anniversari, cose così – una risata amara uscì dalle sue labbra.
- Sapete, fin da piccolo, Col continuava a ripetermi una cosa: "Ty, al mio matrimonio, vorrei che tu facessi un discorso. Insomma, sarai o non sarai il mio testimone?" – cercò di imitare la sua voce, facendo ridacchiare i genitori al ricordo e, di conseguenza, facendo comparire un sorriso nei volti di tutti – e voi non potete immaginare quanto mi faceva felice sentire queste parole, insomma, è sempre stato il mio migliore amico, la spalla su cui piangere, colui a cui avrei sempre voluto somigliare. Ma poi questa spalla è venuta a mancare, e, davvero, non so dirvi quanto tempo ci sia voluto, quanto io abbia impiegato, a non incolparmi per ciò che gli era successo. Lui mi aveva sempre protetto, da più o meno chiunque, nonostante anche lui non fosse poi così forte. E la cosa peggiore, sicuramente, è stato il fatto che io non abbia mai smesso di sentirmi in colpa per la sua morte, per non averlo protetto, aiutato. E proprio quando credevo di riuscire ad andare avanti, la cosa si è ripetuta. Mio fratello continua ad essere strappato via da me, quasi non fosse destino che io riesca a riabbracciarlo, almeno un' ultima volta. –
Dei singhiozzi accanto a me, mi distrassero per qualche secondo dal discorso di Tyler. Gwen, seduta accanto a me, non riusciva a smettere di tremare. Con la mano libera, iniziai ad accarezzarle i capelli con fare materno, permettendole di poggiare la testa sulla mia spalla. Lei nascose il viso nell'incavo del mio collo continuando a singhiozzare. Le diedi un bacio tra i capelli, stessa cosa fece Tom, seduto poco distante da lei, prima di prestare nuovamente attenzione al discorso.
- Ma io non credo nel destino. Ho deciso di non crederci. Non dirò che ora si trova in un posto migliore, perché il posto migliore per lui sarebbe stato qui, con noi, con le persone che lo amavano – si asciugò le lacrime distrattamente – perché, perché qui – si indicò il petto – è il posto in cui lui è sempre stato, e sempre lo sarà. – ripiegò un foglio a cui non feci caso fino ad allora e, dopo un inchino, tornò al suo posto, sotto i leggeri applausi di tutti.
Questa volta, ci alzammo io e Thomas. Fin dall'inizio, avevamo pensato di fare insieme il nostro discorso, sostenendoci l'un l'altra. Sarà potuto sembrare strano agli occhi degli altri, ma era come se fossimo un'unica persona e, con lui al mio fianco, sentivo di poter riuscire a superare qualunque situazione. Con una mano sua mano sulla mia schiena, ci avviamo a nostra volta davanti al microfono. Lo sistemammo in modo che si adattasse alla nostra altezza e cominciai a parlare.
- Salve a tutti – giocherellai nervosamente con le mie stesse dita. Dylan mi fece un sorriso di incoraggiamento – allora – respirai profondamente.
- Ammetto di non conoscere Colin da molto tempo, forse da molto meno rispetto alla maggior parte di voi, ma ho sempre creduto che non fosse il tempo a decidere quanto una persona conosca l'altra, quanto una persona tenga all'altra. Io, noi – indicai mio fratello – abbiamo conosciuto Colin per caso, a scuola. Potreste pensare che fu uno di quei soliti incontri casuali, in cui ti scontri per sbaglio con qualcuno e puff, tutt'un tratto siete amici, migliori amici. Ma non è stato così. Diciamo che quel biondino sapeva essere parecchio intimidatorio quando voleva... -
Altre risate riecheggiarono nella chiesa. Anche il prete cercò di nascondere un piccolo sorriso, non riuscendoci.
- Comunque. E' stato un incontro abbastanza strano, il nostro. Fatto sta che lui non divenne il nostro migliore amico. In poco tempo, lui divenne qualcosa di più. Divenne nostro fratello maggiore, il nostro mentore. Tyler, so che non riuscirò mai a capire completamente ciò che tu stai provando in questo momento, ma capisco il rapporto che avevate, che avete. Perché è lo stesso che ho con questa persona troppo cresciuta qui accanto a me. L'unica cosa che posso fare adesso è ringraziarlo, ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto per noi. Per aver protetto le persone a cui tengo. Per averci insegnato come affrontare la vita. Ora, Tyler, capisco da chi tu abbia preso la tua bontà d'animo. Colin è sempre stato fiero di te, e sempre lo sarà, non scordarlo mai. –
Mi allontanai leggermente dal microfono, lasciando spazio a Thomas, il quale mi circondò con un braccio.
- Come ha appena detto mia sorella, non conoscevamo quegli occhi azzurri da molto. Ma penso che, il poco tempo trascorso insieme, mi abbia comunque permesso di capire che tipo di persona fosse. Dopo poco tempo eravamo diventati come una piccola, strana famiglia e, penso che sia la cosa a cui lui abbia sempre tenuto di più. La famiglia. Qualunque tipo di famiglia fosse. Ogni cosa aveva il solo scopo di proteggere tutti, a costo della sua stessa vita. Non so come ringraziarlo per... si, direi per tutto. Per aver protetto anche la mia di famiglia, perché infondo, è la stessa. E in questo momento, abbiamo perso una parte importante di essa, una che non potrà mai essere sostituita. Parlo a nome di tutti, noi – strinse la presa attorno a me – Dylan e Gwen – faremo ogni cosa possibile per aiutare te, Tyler, e la tua famiglia, in ogni vostra necessità. Penso sia stata un po' la nostra eredità da parte di quella testa calda. Era impossibile non volergli bene e, come hai detto prima, lui rimarrà sempre qui, con noi. –
Scendemmo a nostra volta dall'altare, prima di venire investiti da Tyler, Gwen e Dylan che ci strinsero in un abbraccio. Il mondo intorno a noi sparì; in quel momento, c'eravamo solo noi. Noi della gerarchia ed un vecchio amico. Eravamo davvero tutti, compreso un angelo custode.
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Descendants [Dylan O'Brien / Thomas Sangster]
De TodoE se una vecchia leggenda, non fosse soltanto tale?