- Avanti, fallo. –
- Dato che parli tanto, perché non lo fai tu? – corrugai la fronte a quelle parole e lo spintonai un po' con la mano.
- Sai anche tu che non tocca a me – sul mio viso si formò un sorrisetto di vittoria. Mi guardò storto.
- Sei una vipera, lo sai? –
Alzai le spalle con fare disinteressato e lo spinsi ancora più avanti. Lui alzò le mani al cielo in segno di resa.
- Va bene, va bene – e dopo un lungo sospiro (durato all'incirca una decina di minuti) si decise a farlo.
Suonò il campanello di casa Sangster.
Dopo qualche secondo, davanti a noi, si presentò un Thomas piuttosto assonnato, dai capelli scompigliati e gli occhi ancora lucidi dal sonno. Ai piedi aveva le sue amatissime ciabatte a forma di minions.
- E tu è di lui che avevi così tanta paura? – cercai di trattenere una risata, sotto lo sguardo confuso di mio fratello. Come di consuetudine, Dylan mi lanciò un' occhiataccia.
- Possiamo entrare? – chiese con tono formale, come se i due non si conoscessero affatto.
L'altro si spostò di lato, facendo cenno con la testa di avanzare.
- Fino a prova contraria, non dovrei chiedere il permesso di entrare a casa mia – alzai gli occhi al cielo, e seguii il ragazzo dentro casa.
Guardai l'orologio appeso sopra la televisione in salotto. Erano appena le tre.
- Dylan – la voce di Tom ruppe il silenzio creatosi ormai da qualche secondo – perché sei qui? –
Il ragazzo in questione abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello dell'altro. Gli presi una mano, stringendogliela. Un piccolo sorriso spuntò sul suo viso. Non c'era cosa più bella del suo sorriso.
Dopo avermi stretto la mano, si decise ad affrontare la situazione e, con due grandi falcate, raggiunse Thomas, che intanto continuava a guardarlo a braccia incrociate, appoggiato a una delle sedie intorno al tavolo.
- Posso... -
- Non ci conosciamo da ieri, Dyl. Siediti. –
Mio fratello sapeva essere davvero intimidatorio quando voleva.
- Forse dovrei lasciarvi soli... - sussurrai, indecisa sul da farsi.
Dylan drizzò la schiena e Tom, dopo averlo notato, mi rivolse un cenno di assenso. Lo ringraziai con lo sguardo e mi sedetti accanto a lui.
Mi schiarii la gola, facendo poi un finto colpo di tosse. Ma, visto che il moro non sembrava intenzionato a parlare, riprovai. Un'altra volta. E un'altra ancora.
- DYLAN PARLA – praticamente urlai, facendo sobbalzare i due. Ero sempre stata conosciuta per la mia immensa pazienza, già.
Il ragazzo in questione si allungò sulla sedia, chiaramente a disagio. Mio fratello trattene una risata.
- Aspetta – intercettò il suo sguardo – hai seriamente paura? Di me? – si indicò con i pollici.
Dyl scoppiò in una sonora risata – ma chi io? Ahahahahahahah – andò avanti per qualche secondo, assumendo poi di colpo un'espressione seria – si. –
Fu a quel punto che, sia io che Thomas, non riuscimmo a trattenerci dallo scoppiare a ridere, contagiando così anche Dylan. Iniziai a tenermi la pancia per le troppe risate.
- Testone – scosse la testa il mio gemello, scompigliandosi ancora di più i capelli – è vero, non te la farò passare liscia, ma addirittura avere paura di me dopo tutto ciò che abbiamo combinato insieme, mi sembra un tantino esagerato, non credi? –
Il sorrisetto divertito sparì dal volto di del ragazzo.
- Co... non me la farai passare liscia? – inghiottì la saliva.
- Beh, diciamo che il tuo comportamento non è stato dei migliori nell' ultimo periodo. –
Dylan cominciò ad annuire con veemenza, in accordo. Io mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, agitata.
- Ma – alzò un dito, facendo scattare così i nostri sguardi verso di lui – dopo aver visto il sorriso di questa ragazza qui al mio fianco, come potrei non perdonarti? –
Lo abbracciai di slancio.
- Sai di essere il miglior fratello del mondo, vero? – lo sentii sorridere contro la mia spalla. Mi accarezzò con dolcezza i capelli.
- Modestamente – si vantò, con un tono divertito che mi fece scoppiare nuovamente a ridere.
Mi aiutò ad alzarmi da lui. Allungò all'indietro la schiena.
- Ora possiamo accendere la luce? Sembra di essere in uno di quei film horror inquietanti – fece finta di avere dei brividi.
Mentre si stava avviando verso l'interruttore, però, fu fermato per un polso da Dylan, che lo tirò verso di se, abbracciandolo.
Stettero così per qualche secondo, quando vidi mio fratello avvicinarsi all'orecchio dell'altro e sussurrargli qualcosa che non riuscii a capire.
Dopo avermi rivolto un sorriso, Thomas risalì le scale, urlandoci contro di non disturbare più il suo sonno di bellezza pomeridiano. Scuotemmo entrambi la testa divertiti.
Mi avvicinai cautamente a lui. In risposta, mi avvolse dolcemente la vita con le braccia.
- Che ti ha detto? – ero davvero curiosa di saperlo, da mio fratello non c'era da aspettarsi nulla di buono.
Mise su uno dei suoi soliti sorrisetti furbi, alzando gli occhi al cielo.
- Segreto – rispose semplicemente, prima di avvicinarsi per baciarmi, ma girai appena in tempo il viso, facendo così finire le sue labbra sulla mia guancia. Lo sentii sospirare una risata, mal trattenuta.
- Non è così facile – il mio dito cominciò a scorrere lungo il suo petto.
- Quando mai con te lo è stato? – alzò le sopracciglia, con fare scettico – comunque, se lo vuoi proprio sapere, mi ha detto testuali parole: - ingrossò la voce, cercando di imitare quella di Tom – "falla soffrire di nuovo, e non sarò così cordiale". –
Il suo sguardo, al contrario di quanto mi sarei mai aspettata, non era impaurito.
- Ammetto di essere sorpresa – allungai le braccia dietro al suo collo – pensavo di trovarti più impaurito – lo presi in giro.
Lui intercettò il mio sguardo, prendendomi il mento con due dita.
- Sapevo che me lo avrebbe detto. E non ho intenzione di infrangere questa promessa – e detto questo, mi baciò.
La porta si spalancò di scatto.
- Che cosa sta succedendo qui? – esclamò qualcuno dall' entrata, con voce sorpresa.
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Descendants [Dylan O'Brien / Thomas Sangster]
RandomE se una vecchia leggenda, non fosse soltanto tale?